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Unicredit, mossa tedesca: CdA “più germanico” per Commerzbank

- di: Matteo Borrelli
 
Unicredit, mossa tedesca: CdA “più germanico” per Commerzbank
Unicredit e Commerzbank: CdA più tedesco e piano Polonia
Orcel (foto) studia un CdA con maggior peso tedesco per smussare le resistenze di Berlino. E già pensa alla Polonia come piano B.

UniCredit, guidata da Andrea Orcel, sta valutando una soluzione inedita: riservare circa un terzo dei seggi del consiglio di amministrazione a esponenti di area tedesca, così da rendere più digeribile a Berlino l’eventuale operazione su Commerzbank. L’ipotesi è monitorata anche a Roma, con l’attenzione rivolta a evitare uno spostamento del baricentro del gruppo troppo marcato verso la Germania.

Un disegno dal sentore geopolitico

L’idea del “board più germanico” nasce dall’esigenza di ricomporre un equilibrio: tutela degli interessi nazionali tedeschi e vocazione europea del gruppo. La scommessa è che la nuova composizione possa disinnescare le obiezioni politiche e, al contempo, conservare la capacità di indirizzo strategico della capogruppo.

Le resistenze di Berlino

La partita resta in salita. L’esecutivo tedesco ha mostrato prudenza verso ipotesi di integrazione transfrontaliera che coinvolgano un istituto di rilevanza domestica. Anche i vertici di Commerzbank hanno marcato la propria autonomia: “Ovviamente no”, ha risposto l’amministratrice delegata Bettina Orlopp alla domanda se l’acquisizione da parte di UniCredit fosse sul tavolo, aggiungendo che “decideranno gli azionisti, se ha senso e crea valore”.

Quote, soglie e vigilanza

Nel corso dell’anno UniCredit ha progressivamente aumentato l’esposizione sul capitale Commerzbank, anche tramite la conversione di strumenti derivati in azioni con diritto di voto. L’obiettivo tattico resta quello di avvicinarsi alla soglia del 29,99%, al di sotto dell’obbligo di offerta, muovendosi nel perimetro autorizzativo delle autorità europee e tedesche. Ma la variabile politica pesa almeno quanto quella regolatoria.

La posta industriale

Commerzbank ha compiuto un percorso di rilancio operativo con focus su efficienza, qualità del credito e crescita nei servizi digitali. In caso di integrazione, la combinazione porterebbe sinergie industriali e una piattaforma paneuropea più profonda in Germania e Centro-Europa. Restano però temi sensibili: governance transfrontaliera, capitale, esecuzione dell’integrazione e tutela dei marchi.

Polonia, il piano b

Se il fronte tedesco restasse chiuso, sul tavolo c’è la via polacca. La crescita del mercato, il dinamismo nei servizi bancari digitali e la possibilità di acquisizioni mirate rendono la Polonia un terreno naturale per rafforzare la presenza dell’istituto nell’Europa centro-orientale. In questo scenario entrano in gioco asset e partnership tecnologiche che consentono di accelerare la penetrazione commerciale senza attendere i tempi di un’operazione complessa in Germania.

Gli scenari in campo

Gli esiti possibili sono quattro, ciascuno con pro e contro ben delineati. Primo: accordo su un CdA più tedesco e percorso di integrazione graduale, con beneficio politico ma rischio di over-commitment sul fronte della governance. Secondo: attendere una finestra più favorevole, accettando l’incertezza dei mercati. Terzo: accelerare in Polonia con un’operazione che rafforzi subito la scala nell’area. Quarto: ridisegnare la strategia, mantenendo una partecipazione finanziaria e valorizzando il posizionamento paneuropeo senza fusione.

Il punto

La mossa di UniCredit è calcolata: offre un canale di dialogo alle istituzioni tedesche e, insieme, si dota di un paracadute operativo nell’Europa orientale. Se il compromesso sul CdA sarà sufficiente a superare le diffidenze, la partita potrà riaprirsi. In caso contrario, la traiettoria polacca garantirà continuità alla strategia di crescita.

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