Unesco: "La pandemia ha messo in ginocchio l'arte"

- di: Redazione
 
La pandemia sta avendo effetti che sono sotto gli occhi di tutti, con molte attività economiche costrette a chiudere per non riuscire a stare al passo con i costi elevati della crisi. Ma non sono solo le attività legate all'economia ad avere pagato un prezzo altissimo alla pandemia. Come rende evidente l'allarme lanciato dall'Unesco (l'agenzia delle Nazioni unite che si occupa di cultura, scienza ed istruzione) che rivela come "la situazione di molti artisti è passata dall'essere precaria a insostenibile, mettendo in pericolo la diversità del creato". Nello studio, pubblicato oggi con il titolo "Pensare a politiche per la creatività", l'Unesco spiega come la crisi abbia colpito duramente il settore della cultura e dell'arte, che peraltro non è stato sufficientemente sostenuto finanziariamente da alcuni Stati.

L'Unesco lancia l'allarme: "Il Covid ha messo in ginocchio il mondo dell'arte"

L'ampiezza e la profondità della crisi sono sottolineate nelle 332 pagine del rapporto dove si può leggere che "nei Paesi per i quali sono disponibili dati, i ricavi delle industrie culturali e creative sono diminuiti tra il 20% e il 40% nel 2020".
La crisi, quindi, si è tradotta nella chiusura di cinema , teatri, sale da concerto o gallerie, ma non solo. Perché ad essere colpiti sono stati i settori più specificamente creativi. Quindi, negli ultimi due anni, non sono stati realizzati centinaia di spettacoli, film, libri, dipinti, videogiochi o fumetti che erano in cantiere e che hanno subito un drammatico stop. Chi non chiude, cerca di sopravvivere, ma pagando un prezzo altissimo in termini di forti cali del reddito.

Nel rapporto si fa l'esempio dell'importantissimo settore dell'industria delle produzioni televisive: "Nel 2020 il reddito ottenuto dai creatori è diminuito di oltre il 10%. Da quando è stata dichiarata la pandemia, gli artisti hanno dovuto fare molto più affidamento sullo streaming che non fornisce entrate sufficienti per sostenere una carriera professionale".
La nuova tempesta travolge anche i creatori indipendenti, soprattutto in America Latina dove quasi due professionisti su tre del settore (64%) sono autonomi. Nell'Ue la percentuale di liberi professionisti nelle arti scende al 33%.

Il sottotitolo stesso dello studio, "Innalzare la cultura come bene pubblico globale", è un appello a rafforzare l'importanza delle arti per gli Stati. Ma c'è un paradosso: la cultura è sempre coperta da parole d'oro, soprattutto dalla politica, ma di vero oro non è arrivato. Secondo l'Unesco "gli investimenti pubblici in cultura sono in calo da 10 anni" e "regolamenti insufficienti o inadeguati e la mancanza di competenze nell'ambiente digitale aumentano le disuguaglianze".
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