L'Ucraina accusa: "La tecnologia europea aiuta la Russia"

- di: Redazione
 

Se le affermazioni di uno dei più stretti collaboratori del presidente ucraino Volodymyr Zelensky sono vere o si avvicinano alla verità, l'Occidente dovrebbe interrogarsi sull'efficacia delle sanzioni adottate nei confronti della Russia e se invece che, sulle ragioni del diritto internazionali, siano fatte prevalere quelle del denaro, del guadagno. Insomma, del portafoglio che, quando è pieno, riesce a silenziare ideali e principi etici.
Secondo Vladyslav Vlasiuk, consigliere del presidente Volodymyr Zelensky per la politica delle sanzioni, circa il 60% dei microchip, delle schede elettroniche e degli altri componenti essenziali di fabbricazione estera utilizzati nell’apparato militare russo, tra cui droni e missili, sono fabbricati o rivenduti da aziende cinesi.

L'Ucraina accusa: "La tecnologia europea aiuta la Russia"

Affermazione che potrebbe anche non dire nulla di nuovo, ma che diventa un atto d'accusa se si pensa che la Cina non ha la tecnologia bellica necessaria per la fabbricazione di sofisticate armi, ma che non è certo impossibile per le sue aziende aggirare le sanzioni.

Ma dove le parole di Vlasiuk diventano macigni è quando afferma che le componenti utilizzate nella fabbricazione delle armi hanno spesso un'origine per uso civile e che molte di esse escono da fabbriche europee o degli Stati Uniti.

Con tanti saluti all'efficacia delle sanzioni con cui l'Occidente, sin dall'alba dell'invasione dell'Ucraina, cerca di ostacolare la corsa agli armamenti di Mosca. 

Certo, dice Vlasiuk, la parte del leone nella fornitura di armi alla Russia spetta alla Cina, ma il fatto che lo faccia attingendo a ''tecnologie occidentali'' non può fare felici quei Paesi - Italia in testa - che sono al fianco dell'aggredita Ucraina. Ed è scontato che se il nostro governo dovesse accertare che l'Italia, seppure indirettamente (ma inconsapevolmente è tutto da dimostrare) aiuti la Russia, non crediamo possa fare passare tutto sotto un ipocrita silenzio. 

Che la Cina funga da facilitatore della Russia nel programma di rifornimento per i propri arsenali è già noto, anche se, dal punto di vista politico, Pechino, proprio negli ultimi giorni, sembra manifestare una certa irritazione per la prosecuzione di una guerra che oggi appare come prima di ogni senso. 

La Cina farebbe sostanzialmente, secondo gli osservatori occidentali, da assemblatore, fondendo la sua tecnologia a quella occidentale (di cui essa è priva), per fornire a Mosca un ''prodotto finito'', di cui l'Occidente è corresponsabile. Una tesi sostenuta anche dal vicesegretario di Stato americano Kurt Campbell, quando dice che la Cina fornisce sostegno militare ''molto consistente'' a Mosca.

La Cina, come da prassi, ha respinto le accuse. L'Ue, nella consapevolezza che anche aziende europee partecipino al ''banchetto'', sta lavorando per capire se le catene di approvvigionamento globali alimentino gli arsenali russi e come interromperle. Fatto sta che, secondo l'ufficio del presidente ucraino, almeno sei aziende europee hanno fornito componenti utilizzati negli armamenti russi: la svizzera STMicroelectronics e la Traco Electronic AG; l’olandese NXP Semiconductor; l’irlandese Taoglas; la tedesca Infineon Technologies AG; e l’italiana Finder.

Questo non vuol dire che ci sia una responsabilità diretta, ma solo che i loro prodotti, passando tra distributori o soggetti terzi, sfuggono al controllo sulla destinazione finale. Con tanti saluti alle sanzioni.

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