Tunisia: ministro Ambiente dimissionato e arrestato per traffico rifiuti dall'Italia

- di: Redazione
 
Si tratta di una di quelle storie che potrebbero diventare storiacce quella che arriva dalla Tunisia e che è già costata la poltrona ad un ministro: è l'inchiesta su un traffico di rifiuti che partivano dall'Italia per essere trattati da una impresa tunisina specializzata nel trattamento e quindi riciclaggio di materiale plastico di provenienza industriale. Una operazione come se ne fanno parecchie e vedono coinvolti Paesi grandi produttori di rifiuti e altri che del loro trattamento hanno fatto una ricchezza o altri ancora che, approfittando dei vuoti legislativi, non hanno paura nell'inquinare la loro terra.

La procura di Sousse ha emesso almeno una dozzina di ordini di arresto, il più clamoroso dei quali riguarda Mustapha Arouni, sino a domenica ministro degli Affari locali e dell'Ambiente e che il primo ministro tunisino, Hichem Mechichi, ha letteralmente buttato fuori dall'esecutivo, evidentemente a conoscenza che l'inchiesta stava andando avanti e che i suoi primi risultati erano in arrivo. Come, in effetti, è stato.

Secondo i media tunisini (soprattutto quelli on line) tra le persone arrestate ci sarebbero alti funzionari sia delle Dogane che dell'Agenzia che si occupa della gestione del ciclo dei rifiuti (Anged), che già a novembre è stata decapitata con il licenziamento in tronco del suo direttore generale.
L'inchiesta ha preso le mosse dopo un servizio di una televisione privata, El Hiwar Ettounsi, secondo il quale nel porto di Sousse nello scorso aprile erano arrivate, stoccate in una settantina di container, 120 tonnellate di rifiuti plastici dall'Italia (ed altre 200 dovevano essere sbarcate qualche tempo dopo) senza le necessarie autorizzazioni da parte delle autorità locali.

I rifiuti avrebbero dovuto essere trattati in Tunisia, ma solo grazie a documentazione falsa. Il che, apparentemente, apre una serie di interrogativi. Perché decine e decine di container non possono partire da un porto italiano senza un controllo sul loro contenuto e senza, soprattutto, che se ne conosca destinazione e finalizzazione.

Il problema, comunque, non è solo giudiziario ed amministrativo in Tunisia, ma anche ambientale per l'Italia perché, secondo quello che si è capito, essendo entrati nel Paese nordafricano senza alcuna autorizzazione (o, se c'era, era falsa o falsificata), i rifiuti devono essere riconferiti a quello da dove sono partiti. Quindi l'Italia, dove, prima o poi, arriveranno i container con i rifiuti industriali plastici che si pensava dovessero essere trattati in Tunisia.
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