Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha nuovamente acceso la miccia dello scontro con la Federal Reserve. In una dichiarazione rilasciata nella serata di ieri, ha definito Jerome Powell, attuale presidente della banca centrale, “un perdente”, accusandolo di non avere il coraggio di tagliare i tassi d’interesse in un momento in cui, secondo la Casa Bianca, l’economia americana necessita di una spinta monetaria. Le parole di Trump hanno avuto un effetto immediato sui mercati: Dow Jones e Nasdaq hanno chiuso entrambi in calo del 2,5%, riflettendo il nervosismo diffuso tra gli investitori.
Trump rilancia lo scontro con la Fed e affonda Wall Street
Trump ha sempre avuto un rapporto teso con Powell, fin dalla sua prima presidenza. Ma ora, tornato alla guida degli Stati Uniti, il conflitto istituzionale si è riacceso con ancora più vigore. Il presidente rivendica un ruolo attivo nella definizione delle politiche economiche, accusando la Fed di immobilismo e di non saper rispondere alle necessità del Paese. Powell, fedele al principio di indipendenza della banca centrale, ha finora evitato ogni replica diretta, ma le frizioni si fanno ogni giorno più esplicite e preoccupanti per il sistema economico.
Un’economia tra crescita e incertezza
L’inflazione negli Stati Uniti è tornata a salire lievemente, mentre alcuni indicatori occupazionali mostrano segnali di rallentamento. In questo quadro, la Federal Reserve mantiene una linea attendista, cercando di valutare con cautela ogni mossa futura. Trump, invece, chiede tagli immediati ai tassi, sostenendo che stimolerebbero la crescita e rafforzerebbero il potere d’acquisto delle famiglie americane. Questa divergenza si sta trasformando in un braccio di ferro che, secondo molti analisti, rischia di minare la credibilità dell’intero impianto di governo economico.
La reazione dei mercati e lo spettro dell’instabilità
L’attacco di Trump ha avuto un impatto immediato sulle piazze finanziarie. Il Dow Jones ha perso il 2,5%, trascinando in ribasso il settore bancario, mentre il Nasdaq ha risentito del calo dei titoli tecnologici. Le parole del presidente hanno generato un’ondata di sfiducia che ha travolto anche i mercati asiatici e le borse europee, aprendo la giornata sotto la pressione di un rischio politico percepito in aumento. Le tensioni istituzionali interne agli Stati Uniti, infatti, influenzano direttamente l’umore degli investitori internazionali.
L’equilibrio fragile tra politica e finanza
Il confine tra indipendenza della politica monetaria e ingerenza politica appare oggi più sottile che mai. Il nuovo affondo di Trump non si limita a una divergenza tecnica, ma sembra configurare una volontà precisa di mettere sotto pressione la Federal Reserve, nella prospettiva di una maggiore centralizzazione del potere decisionale. Powell, da parte sua, continua a difendere il proprio mandato, ma la tensione potrebbe crescere ulteriormente in vista delle prossime riunioni del board. Intanto, i mercati restano sospesi tra attese e paure, consapevoli che ogni parola del presidente può mutare gli equilibri globali.