L'America ha scelto nuovamente Trump
- di: Redazione
Donald Trump torna alla Casa Bianca, nonostante tutto (e per tutto intendiamo dire il carico di processi, sospetti, alleanze tossiche e amicizie imbarazzanti che si porta dietro), con una grandinata di voti che solo in pochi gli accreditavano. Ma ci sta in un Paese che vive di poche fiammate di passione, ragionando, oltre che col cervello, anche con portafoglio e quindi guarda al futuro, proprio e dei figli, con pragmatismo.
Quello che probabilmente ha spinto milioni di indecisi a scegliere un personaggio ambiguo, intollerante, rissoso e certamente volgare, ma che gli ha dato un margine di sicurezza maggiore rispetto a Kamala Harris.
Agli occhi di chi non è americano - un ragionamento che vale ancora di più per gli italiani - la rielezione di Trump appare un passo all'incontrario rispetto a tutto quello che è stato conquistato negli ultimi quattro anni, quelli dell'Amministrazione Biden, che passerà alla storia come il presidente più sottovalutato.
L'America ha scelto nuovamente Trump
E invece il tanto vituperato Joe - contro cui Trump ha scagliato ogni tipo di insulto - ha rilanciato l'economia, dopo il buio della pandemia, difendendo le sue scelte in materia di ambiente e clima, che da gennaio saranno in balia delle decisioni del tycoon.
Ma male farebbe chi pensa al futuro degli Stati Uniti come ad una nuova era di oscurantismo.
Perché il Trump degli ultimi anni - quello portato in tribunale, fotosegnalato, processato, condannato, perquisito e chissà cosa altro potremmo aggiungere - non sarà quello che, tornato nello Studio Ovale, dovrà prendere decisioni che avranno riflessi per il mondo intero. Perché un conto è usare argomenti per infiammare il Paese ''secondario'', quello che non vive nei grattacieli, ma nella sterminata periferia dell'America, quella rurale, dei colletti blu, un altro è confrontarsi con i problemi della vita reale; quella, tanto per essere chiari, che non si accontenta di vivere di promesse e null'altro.
Quindi il Trump della Casa Bianca dovrà ponderare con attenzione ogni mossa, ogni decisione e magari essere cosciente che le tante promesse disseminate nel suo percorso elettorale potrebbero essere difficili, se non impossibili, da onorare. Perché dire che ''firmerà'' la più grande deportazione di massa di immigrati clandestini se affascina quelli che pensano di avere perso il lavoro per colpa di chi arriva in modo illegale, getta nel panico quella parte dell'economia per dire non ufficiale che si fermerebbe senza attingere all'immenso serbatoio irregolare dei latinos che arrivano attraversando il Rio Bravo. Il Donald Trump che guiderà gli Stati Uniti fino al 2028 dovrà fare esercizio di pragmatismo, mettere da parte qualche ingombrante compagno di viaggio e andare per la sua strada.
E Kamala Harris?
La vicepresidente ha pagato colpe non sue, ha scontato il fatto che nessuno avrebbe speso (sino alla decisione di Biden di chiamarsi fuori) un centesimo su di lei e la sua indeterminatezza su temi - sicurezza, economia e immigrazione su tutti - le ha certamente nuociuto. Il voto lascia un partito Democratico in macerie, perché ancora i personaggi di peso appartengono alla vecchia guardia e non si intravede, per il futuro immediato, una nuova classe politica in grado di ribaltare il quadro odierno. Se poi si aggiunge che i repubblicani hanno anche conquistato il senato, le prospettive per i democratici parlano di quattro anni di duro purgatorio.