Il gruppo guida la corsa alla difesa: boom Usa, svolta underwater, siti flessibili senza sacrificare il civile.
Fincantieri cavalca l’onda della difesa: opportunità da 20 miliardi di euro. Un panorama globale in accelerazione apre spiragli mai visti, con l’Italia protagonista.
La svolta è chiara e decisa: la spesa per la difesa, innalzata al 5% del Pil dai Paesi Nato, ha innescato quella che Pierroberto Folgiero – ad e dg di Fincantieri – chiama un’“ondata eccezionale” di opportunità nel commercio navale globale.
Secondo l’amministratore, il gruppo triestino “è nella condizione ideale per cogliere questa occasione”, proponendo fregate, cacciatorpediniere, portaerei: un business navale che passerà dal 20% dei ricavi nel 2023 a un target del 30% entro il 2027.
Nuove rotte per i cantieri del Sud
Castellammare di Stabia e Palermo – oggi poli ibridi civili-militari – potrebbero diventare centrali nella produzione bellica, mentre le commesse civili verrebbero spostate verso siti esteri (Romania per l’acciaio, Vietnam per navi specializzate).
Folgera rassicura: “siamo pronti ad aumentare la capacità produttiva in ambito militare senza riconvertire le attività civili, ma riallocandole all’interno della nostra rete industriale, flessibile e integrata”.
Immersione profonda: segmento “underwater” verso 820 milioni
Il vero cuore tecnologico? Lo sviluppo subacqueo: sottomarini, droni, sonar. Il segmento “underwater” crescerà dal 4% del fatturato 2024 all’8% nel 2027, con ricavi stimati in 820 milioni e margini EBITDA vicini al 19%.
Fincantieri ha già costituito un Underwater Technology Hub e siglato un MoU con Graal Tech per veicoli autonomi, con test center dedicati. Inoltre, ha acquisito la divisione WASS da Leonardo – con siluri e sistemi acustici – per circa 287–415 milioni, aggiungendo Remazel e rafforzando così le competenze subacquee.
Il messaggio è netto: «La Mediterraneo e Baltico sono fronti di accresciuta minaccia, serve responsabilità europea», ribadisce Folgiero.
Sguardo oltreoceano: Usa sempre più in focus
Negli Stati Uniti Fincantieri conta tre stabilimenti nei Grandi Laghi (Marinette, Bay, Ace Marine), dove già realizza navi per la US Navy con un contratto da 5,5 miliardi di dollari siglato nel 2020.
Il piano di Washington punta a 100 nuove unità navali in 30 anni, ma soffre di capacità insufficienti. Fincantieri Marine Group è pronto a intercettare questa domanda.
Il risultato sui mercati: reazione immediata
Le azioni Fincantieri a Piazza Affari sono schizzate fino al +4%, avvicinandosi ai massimi storici. Il valore di mercato è quintuplicato da maggio 2022 a circa 5,2 miliardi di euro.
Il backlog ordini ha toccato quota record di 57,6 miliardi, con utile Q1 2025 a +35% (2,37 miliardi).
La trasformazione della strategia
È evidente che Fincantieri stia trasformando la propria strategia, passando da costruttore navale misto a leader della difesa marittima e subacquea. Il mix tra produzione militare e know how high tech rende il gruppo un polo strategico nel ridefinire sovranità industriale europea e sicurezza atlantica.
Il nodo da monitorare? La sostenibilità geopolitica: operazioni complesse come acquisizioni high tech, riassetti produttivi e alleanze globali (Usa, Europa) dovranno essere governate con attenzione politica e industriale. L’altalena tra inflazione difensiva e conservazione delle catene produttive deve essere equilibrata.