Un’altra giornata di tensioni nel campo minato del commercio internazionale. Donald Trump, tornato sulla scena politica statunitense con rinnovato vigore, ha deciso di rallentare – almeno per ora – la stretta sui dazi destinati a colpire settori strategici come auto, farmaci e chip. Tuttavia, la tregua potrebbe essere solo apparente. L’ex presidente ha infatti ribadito l’intenzione di introdurre tariffe reciproche nei confronti dei 15 Paesi con cui gli Stati Uniti registrano i maggiori squilibri commerciali. Tra questi, due giganti: l’Unione Europea e la Russia.
Trump rallenta sui dazi, ma resta la minaccia: l’Europa risponde con Mattarella in prima linea
Un annuncio che non ha lasciato indifferente il panorama internazionale, e che ha trovato una risposta ferma da parte del Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella. “I dazi creano ostacoli ai mercati e penalizzano i prodotti di qualità: questo per noi è inaccettabile”, ha dichiarato ieri il Capo dello Stato, durante un intervento pubblico che ha assunto un peso ben oltre la consueta diplomazia presidenziale.
Mattarella ha poi lanciato un messaggio chiaro a Trump e agli altri fautori del protezionismo economico: “L’Unione Europea ha la forza per interloquire con calma e autorevolezza, e per contrastare una scelta così immotivata”. Parole che segnano una presa di posizione non solo politica ma anche simbolica, in un momento in cui l’Europa cerca un nuovo equilibrio tra difesa del proprio modello economico e relazioni internazionali sempre più incerte.
Una tregua tattica o una manovra elettorale?
Secondo alcuni analisti, il dietrofront parziale di Trump sarebbe legato a valutazioni elettorali. Il candidato repubblicano non può permettersi di perdere l’appoggio delle grandi aziende americane del settore tecnologico e farmaceutico, molte delle quali hanno interessi fortissimi nelle esportazioni verso l’Europa. Inoltre, con l’avvicinarsi delle presidenziali, il tycoon potrebbe scegliere di usare il tema dei dazi come leva negoziale, piuttosto che come strumento effettivo.
Ma la minaccia resta. E l’idea di costruire una nuova “lista nera” di Paesi colpevoli di avere bilance commerciali troppo favorevoli nei confronti degli USA rischia di aprire un fronte diplomatico di proporzioni globali. L’Europa, da parte sua, sta già valutando contromisure: tra queste, il ricorso al WTO, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, e un rafforzamento delle alleanze commerciali con Asia e Sud America.
Italia e UE in difesa dell’equilibrio globale
L’intervento di Mattarella ha riportato l’attenzione sul ruolo che l’Italia può giocare nel difendere l’economia europea. Il nostro Paese è tra quelli che più dipendono dalle esportazioni, soprattutto nei settori dell’automotive e della farmaceutica, entrambi potenzialmente colpiti dalle nuove tariffe USA. Un aumento dei dazi significherebbe un rallentamento nelle catene di approvvigionamento, una perdita di competitività e possibili ricadute occupazionali.
“Non possiamo tornare indietro di trent’anni – ha commentato una fonte diplomatica a Bruxelles –. Il commercio globale ha bisogno di regole e fiducia reciproca, non di barriere e ritorsioni”.
Verso una nuova stagione di confronti
Nelle prossime settimane, occhi puntati su Bruxelles e Washington. L’Europa dovrà decidere come rispondere alla strategia americana: se con una controffensiva commerciale, con la diplomazia multilaterale o, come auspicato da Mattarella, con “calma e autorevolezza”. Ma il segnale è chiaro: l’era della sudditanza silenziosa è finita. Anche nei confronti dell’alleato storico d’oltreoceano.
L’Europa è pronta a farsi valere. E l’Italia, con la sua voce più alta e rispettata nelle istituzioni, non resterà in silenzio.