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Trump rilancia la sfida dei dazi: “Siamo stati derubati, ora basta”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Trump rilancia la sfida dei dazi: “Siamo stati derubati, ora basta”

Donald Trump ha rilanciato una delle sue armi politiche più incisive: la guerra dei dazi. Dopo aver avvertito la Russia sulla necessità di concludere un accordo di pace con l’Ucraina entro 50 giorni, il presidente americano ha rivolto la sua attenzione anche al commercio globale, puntando il dito contro amici e nemici che, a suo dire, hanno approfittato degli Stati Uniti per anni. “Siamo stati derubati per troppo tempo. È finita. Che si rilassino tutti, ma le regole sono cambiate”, ha dichiarato il tycoon, parlando dal fronte interno della Casa Bianca.

Trump rilancia la sfida dei dazi: “Siamo stati derubati, ora basta”

Il messaggio è diretto e tagliente, rivolto tanto a Pechino quanto a Bruxelles, ma anche al Canada e al Messico. Non è la prima volta che Trump utilizza lo strumento dei dazi come leva negoziale e simbolica per ribadire la centralità degli Stati Uniti nelle dinamiche globali, ma in questo caso le sue parole sembrano avere un peso ancora maggiore, accompagnate dalla concreta minaccia di sanzioni estese e prolungate.

L'Europa valuta la risposta

Di fronte all'atteggiamento aggressivo degli Stati Uniti, l'Unione Europea si muove con cautela ma non resta in silenzio. Il vicepresidente della Commissione europea Maros Sefcovic ha dichiarato che “il dialogo resta aperto, ma l’incertezza non può durare a lungo”, riferendosi al clima instabile che Trump ha generato sui mercati internazionali e tra i governi alleati. Bruxelles ha già predisposto un secondo pacchetto di contromisure del valore di 70 miliardi di euro, ma la sua applicazione è stata sospesa fino ad agosto, nella speranza che si possa evitare un’escalation. Il pacchetto include dazi speculari su prodotti strategici statunitensi e restrizioni in ambiti ad alta tecnologia, segnalando l’intenzione dell’Ue di non cedere terreno ma anche di tenere aperti canali di dialogo. La situazione è delicata: rispondere con durezza rischia di compromettere i già fragili equilibri commerciali e politici transatlantici, ma mostrarsi troppo morbidi potrebbe tradursi in una perdita di credibilità.

Il ruolo dell’Italia e il messaggio di Meloni


Nel contesto europeo, l’Italia si è mostrata pronta a fare la propria parte. “L’Italia non intende sottrarsi alle sue responsabilità e parteciperà in modo costruttivo al confronto”, ha affermato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, lasciando intendere che Roma si muoverà in linea con Bruxelles ma senza rinunciare a margini di trattativa diretta con Washington. Dietro le parole della premier si legge la volontà di mantenere buoni rapporti con gli Stati Uniti, fondamentali in chiave energetica e strategica, ma anche di non lasciare indietro il sistema produttivo nazionale, particolarmente vulnerabile a eventuali restrizioni sull’export. Il governo italiano valuta dunque una doppia traiettoria: contribuire al coordinamento europeo senza spezzare il filo del dialogo bilaterale con l’amministrazione Trump, che Meloni ha incontrato più volte anche prima del suo ritorno alla Casa Bianca.

Una sfida globale alle regole del commercio

Le nuove mosse di Trump riaprono un fronte che sembrava parzialmente sopito negli ultimi anni: quello della rinegoziazione delle regole del commercio globale. Le dichiarazioni del presidente americano evocano un ritorno a una logica protezionista, fondata sulla reciprocità e su un controllo più stretto delle catene del valore. Questo approccio, tuttavia, entra in rotta di collisione con i principi del libero scambio che hanno guidato l’Occidente per decenni. L’Organizzazione mondiale del commercio osserva con crescente preoccupazione l'evolversi della situazione, anche perché un’eventuale ondata di dazi incrociati potrebbe colpire settori già esposti alla crisi della logistica e alla frammentazione geopolitica. L’interdipendenza tra economie, evidenziata dalla pandemia e aggravata dalla guerra in Ucraina, rischia di trasformarsi in un’arma a doppio taglio.

La strategia trumpiana e gli scenari futuri

Trump sembra voler capitalizzare il consenso interno attraverso un mix di fermezza, nazionalismo economico e rottura degli schemi multilaterali. Il messaggio politico è chiaro: la sua America non accetterà più compromessi che ledano gli interessi del popolo statunitense. Questa retorica, già sperimentata durante il suo primo mandato, oggi viene riproposta con maggiore veemenza e su scala ancora più ampia. La posta in gioco è elevata: da una parte il rischio di isolamento, dall’altra la possibilità di ridisegnare i rapporti commerciali mondiali su basi nuove, più favorevoli a Washington. Molto dipenderà dalla reazione degli alleati e dalla tenuta dei mercati, ma anche dalla capacità dell’amministrazione americana di gestire il doppio binario delle minacce e della diplomazia. Per ora, l’Europa osserva e prepara le contromisure, cercando di difendere la propria autonomia strategica senza scatenare un confronto frontale. Il tempo, però, stringe.

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