L'assalto a Capitol Hill umilia l'America

- di: Diego Minuti
 
Gli Stati Uniti hanno scritto una nuova pagina della loro Storia, non la più oscura come qualcuno grida in queste ore, perché ve ne sono state di tragiche che, loro sì, hanno cambiato il destino dell'America. Ma, dopo quanto accaduto ieri a Washington, l'America, suo malgrado, è ora costretta a stracciare il velo di intangibilità che aveva saputo costruire nei secoli intorno alla Costituzione come elemento fondante della sua democrazia.

I manifestanti che sono sciamati all'interno del Congresso, impossessandosene e facendone oggetto dei loro gesti oltraggiosi, non sono stati solo il simbolo della parte più retriva, ideologicamente parlando, del Paese, quanto la conferma che la massa non è la somma delle singole intelligenze, e quindi può essere manipolata.
Lasciamo ad altri, e tra qualche tempo, quando la passione si sarà attenuata, il giudizio sul Trump presidente (che, soprattutto in economia, ha saputo imprimere nuovo impulso alla macchina del Paese), ma sul Trump uomo è difficile non prendere posizione.

Un uomo, dall'ego smisurato, ma dotato dell'istinto animale di chi s'è sempre destreggiato al meglio, spesso costeggiando l'illegalità, e che ieri ha dato il peggio di sé incitando il suo popolo alla rivolta ed intervenendo blandamente per fermarlo quando ormai il peggio era stato fatto.
Le scene cui abbiamo assistito sono state sconvolgenti e dovranno necessariamente avere delle conseguenze, perché non si è trattato di una protesta, di avere dato voce a delle recriminazioni, ma uno sfregio alla democrazia nel momento in cui i manifestanti, irrompendo a Capitol Hill, hanno fermato il Congresso in uno dei suoi momenti istituzionalmente più importanti come la certificazione della vittoria del prossimo presidente.

Vedere i parlamentati costretti a proteggersi sotto i loro scranni e gli agenti della sicurezza puntare le pistole contro porte da cui, di lì a poco, avrebbero fatto irruzione i manifestanti, hanno costituito una netta sconfitta della democrazia americana che, d'improvviso, ha scoperto la sua fragilità e, contestualmente, l'inadeguatezza di chi è chiamato a difenderla.
Fosse accaduto in qualsiasi altro Paese che non la democratica America, stamani la testa del capo della polizia del distretto di Columbia (che comprende i palazzi della politica di Washington) sarebbe metaforicamente su una picca, avendo, per inefficienza o sottovalutazione, consentito che tutto accadesse. E i morti (almeno quattro) e le decine di feriti non possono essere presi a giustificazione ("se si fosse usata la forza sarebbe accaduto di peggio") perché così non si capisce quale sia il limite che ha la polizia davanti ad un fatto gravissimo, connotato da una carica elevatissima di eversione che mai s'era vista sul territorio dell'Unione.

L'America è stata umiliata da un uomo che essa, quattro anni fa, aveva chiamato a guidarla e che, ancora ieri pomeriggio, mentre i suoi squadristi devastavano Capitol Hill, li giustificava dicendo che stavano reagendo ad un abuso di cui, nelle oltre sessanta iniziative giudiziarie mirate a ribaltare l'esito delle elezioni, non ha portato nemmeno una prova. Il perché è chiaro, per chi conosce l'abc del sistema giudiziario americano che ha poche cose che non accetta, ed in cima ad essa c'è la menzogna, lo spergiuro. Pur dicendo di avere le prove delle frodi, Trump e i suoi legali non hanno portato davanti ad un giudice un solo testimone che, se si fosse accertato che sosteneva il falso, sarebbe incorso in pesanti condanne.



Trump ieri ha continuato ad incitare ad andare al Campidoglio per difendere una vittoria che, almeno sino ad oggi, è reale solo nella sua mente. Alla fine, costretto anche dalle parole di Joe Biden, a fermare quella follia, lo ha fatto con parole che erano di plauso alle proteste, ma che, anche quando già Capitol Hill era macchiato di sangue, chiedevano di "tornare a casa in pace". Forse, ripetendo in continuazione concetti come elezioni rubate e "ho vinto io", Trump, in pieno training autogeno, c'è convinto di dire la verità.
Quello che è accaduto ieri è stato solo e semplicemente un tentativo di colpo di Stato; goffo, improvvisato, ma sempre un tentativo di ribaltare con la forza l'esito di una libera consultazione elettorale.
Una cosa di cui forse Donald Trump non dovrà rispondere in un'aula di giustizia, ma che di sicuro così sarà giudicata dalla Storia.
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