Usa: Trump incriminato per l'assalto a Capitol Hill

- di: Redazione
 
L'ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, deciso a rimanere al potere nonostante la sconfitta alle elezioni del 2020, avrebbe intrapreso un "piano criminale" per ribaltare il risultato del voto, rendendosi autore di ripetute falsità su presunti brogli, nonostante sapesse che le sue affermazioni erano false. Per questo è stato incriminato per quello che è ormai il terzo atto d'accusa contro di lui che, ancora oggi, quando si è candidato alle presidenziali del 2024, continua a insistere sul fatto che il voto del 2020 è stato truccato.

Usa: Trump incriminato per l'assalto a Capitol Hill

Tra le contestazioni mosse dai pubblici ministeri federali - che hanno parlato di sei persone, in atto ancora anonime, tra cui ci sono avvocati e un funzionario statale, che avrebbero preso parte al complotto - ci sono l'arruolamento di una lista di cosiddetti "falsi elettori" che prendevano di mira diversi Stati; l'utilizzo del Dipartimento di Giustizia per condurre "false indagini sui crimini elettorali"; il tentativo di convincere l'allora vicepresidente Pence per "modificare i risultati elettorali"; la moltiplicazione di false affermazioni, che hanno contribuito alla rivolta del 6 gennaio 2021.
Azioni fatte rientrare, secondo lo schema dell'accusa, nel tentativo di sovvertire la democrazia e rimanere al potere.

L'accusa, basata sull'indagine del consigliere speciale Jack Smith, contesta a Trump specificamente quattro reati: cospirazione per frodare gli Stati Uniti, cospirazione per ostacolare un procedimento ufficiale, ostruzione e tentativo di ostacolare un procedimento ufficiale e cospirazione contro i diritti.
L'accusa sostiene che Trump sapeva che le affermazioni che aveva avanzato sulle elezioni, in particolare in Arizona e Georgia, erano false, eppure le ha ripetute per mesi.
Nella contestazione dei pm vengono evidenziate anche le pressioni di Trump sul suo stesso vicepresidente, Mike Pence, al quale avrebbe chiesto, durante una telefonata del giorno di Natale, di rifiutare l'esito del voto.
Quando ciò non ha avuto successo, dice l'accusa, Trump ha spinto la folla di sostenitori a fare pressioni su Pence perché entrasse in azione il 6 gennaio.
"Nonostante avesse perso, l'imputato era determinato a rimanere al potere", si legge nell'accusa. "Quindi, per più di due mesi dopo il giorno delle elezioni del 3 novembre 2020, l'imputato ha diffuso menzogne secondo cui si era verificata una frode determinante per l'esito delle elezioni e che aveva effettivamente vinto".

"Queste affermazioni erano false e l'imputato sapeva che erano false. Ma l'imputato le ha comunque ripetute e ampiamente diffuse - per far apparire legittime le sue affermazioni consapevolmente false, creare un'intensa atmosfera nazionale di sfiducia e rabbia ed erodere la fede pubblica in l'amministrazione delle elezioni", si legge nell'accusa.
Trump ha reagito alla notizia definendola una ''interferenza elettorale", legata al fatto che sta andando bene nei sondaggi.
Smith ha definito l'attacco del 6 gennaio al Campidoglio degli Stati Uniti "un assalto senza precedenti alla sede della democrazia americana", che aveva lo scopo di "ostruire una funzione fondamentale del governo degli Stati Uniti e il processo della nazione di raccogliere, contare e certificare i risultati delle elezioni presidenziali".
Lo staff della di Trump, in risposta all'accusa, ha detto che "'illegalità di queste persecuzioni del presidente Trump e dei suoi sostenitori ricorda la Germania nazista negli anni '30, l'ex Unione Sovietica e altri regimi autoritari e dittatoriali. Il Presidente Trump ha sempre seguito la legge e la Costituzione, con i consigli di molti avvocati altamente qualificati".
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