Il trasporto pubblico a Roma alla disperata ricerca di risorse

- di: Redazione
 
Roma, città bellissima e che per questo necessita di enormi attenzioni e risorse quotidiane, ogni santa mattina in cui sorge il sole si trova ad affrontare qualche problema che, a seconda di come gira la ruota della fortuna, può essere di facile soluzione, ma anche un rompicapo, dipendendone l'esito da più soggetti.
È il caso dell'Atac, il trasporto pubblico della Capitale, che, anche quest'anno, come troppo spesso purtroppo accaduto in passato, deve confrontarsi con un bilancio che ha bisogno non di una semplice mano, ma che remino tutti dalla stessa parte quelli che possono dare un concreto aiuto o contribuire a trovare una soluzione.
Il piatto (economico) dell'Atac - che faticosamente cerca di uscire dalla nomea di quotidiana fucina di disservizi, ritardi e bus che si incendiano - piange copiosamente poiché, per garantire la prosecuzione dei servizio, mancano 66 milioni di euro, 22 per ciascun anno del prossimo triennio.

Il trasporto pubblico a Roma alla disperata ricerca di risorse

Ora, nella buona tradizione italiana, quando ci si trova in condizioni del genere, le strade sono sempre le stesse: lamentarsi; piangere o solo frignare; fare appello agli altri protagonisti dal punto di vista amministrativo (Regione e Stato); prendersela con il più debole, che non ha strumenti per difendersi: l'utente.
Davanti alle evidente necessità di cassa, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ormai con la spalle al muro, ha dovuto giocoforza, pensare all'ultima spiaggia: aumentare il costo del biglietto Bit (quello a tempo determinato, 100 minuti, utilizzabile per più corse) portandone il prezzo da un euro e mezzo a due.

Cosa saranno mai cinquanta centesimi davanti all'eternità, hanno forse pensato nelle soleggiate stanze del palazzo senatorio?
Eppure pesano per chi usa giornalmente il trasporto pubblico e che, per sua sfortuna, non rientra nelle categorie che godono di esenzioni o che non sanno di potervi accedere.
Tornando al punto nodale della questione, è tutto un problema di soldi, ma anche di trovare un difficile accordo tra chi materialmente dovrebbe concorrere al bilancio dell'Atac o determinarne le scelte: Comune, ma anche Regione e persino il Governo, ciascuno dei quali ha le sue idee e intende perseguirle.


Ma, negli ultimi anni, la ripartizione del peso finanziario per garantire alla Capitale (non ad uno sperduto paesino) un servizio pubblico degno di tale nome ha perso l'originale architettura. Quindi quello che era il terzo dei fondi che spettavano al Comune è lievitato al 60 per cento del totale, mentre il contributo dello Stato (un terzo, dal Fondo Nazionale dei Trasporti, rimasto lo stesso da tempo) non è che d'aiuto relativo.
Insomma, per farla breve, nonostante l'enorme massa di problemi che ha già, il Comune capitolino ha raddoppiato i fondi messi a disposizione di Atac, in attesa che altri mettano mano al portafoglio o in qualche modo si rendano concretamente partecipi di una soluzione.

La Regione ha detto che lo farà, ma i conti sembrano destinati a restare in rosso e soprattutto con lo spauracchio del poco tempo che rimane per capire se dalla Pisana arriveranno proposte valide, seppure impegnative: nuovi finanziamenti o via libera all'aumento del costo del biglietto.
Il bello (o il brutto, scegliete voi) è che le proposte ci sono, ma appaiono forse determinate dalla necessità di fare in fretta.
E non dimentichiamo che, mentre si parla, si ci confronta, si litiga o, ottimisticamente, si aspetta, il Giubileo è dietro l'angolo, con milioni di potenziali ulteriori utenti che rischiano di restare ostaggio della siccità della cassa di Atac e dei conseguenti problemi per garantire il servizio.

Di idee ne sono state avanzate, alcune delle quali, per così dire, degne dell'italico ingegno, come quello di alzare il prezzo del biglietto solo per chi non è romano e, quindi, soprattutto per i turisti. Cosa che, crediamo, farebbe insorgere gli operatori del comparto turistico (si tratterebbe di una forma mascherata di nuova tassa di soggiorno) e le associazioni di consumatori. Posto che, in ogni caso, fare rispettare questa ennesima categorizzazione dell'utente necessiterebbe di centinaia di controllori sui mezzi.

E si intravede l'ultima spiaggia, l'ultima ridotta dei fautori del rigore dei conti per cercare di recuperare i 22 milioni che il Comune deve trovare: aumentare la platea di chi paga il biglietto cancellando tutte le agevolazioni per studenti e anziani, che, ad occhio e croce, per almeno molti mesi all'anno, con il loro numero sono i principali utenti del servizio.
Chiaro l'assessore capitolino alla Mobilità, Eugenio Patanè: ''In assenza di decisioni certe da parte della Regione Lazio, l'unico modo per reperire questi 22 milioni è con la totale eliminazione delle agevolazioni di cui usufruiscono 166mila romani, cioè i disoccupati, gli over 65, le famiglie con reddito sotto i 15mila euro e quasi 70mila studenti under 19. Si tratta di una dolorosa necessità fino a quando non ci saranno atti amministrativi e non semplici dichiarazioni da parte della Regione o del Governo, che dovrebbe aumentare la quota del Fondo Trasporti per Roma".

Quindi, con la linea rossa del primo gennaio del 2025, quando l'Atac dovrà avere, pena il rischio di paralisi, il contratto di servizio, tutti, in Campidoglio, ma anche in città, stanno col fiato sospeso.
Nel silenzio o l'inazione di altri che, invece, al di là del sospetto che le diverse estrazioni politico-ideologiche possano avere un peso nella faccenda, dovrebbero fare di tutto per allontanare il pericolo.
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