Transizione energetica: investimenti per 230 miliardi, un milione di posti di lavoro salvaguardati e nuovi obiettivi al 2030
- di: Barbara Bizzarri
Il sistema delle imprese di Confindustria Energia si prepara a mobilitare investimenti per 230 miliardi di euro entro il 2030, quasi interamente di natura privata, con l’obiettivo di centrare i traguardi fissati dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima. Questo sforzo consentirà di salvaguardare quasi un milione di posti di lavoro e di crearne altri 500.000.
Transizione energetica: investimenti per 230 miliardi
Guido Brusco, presidente dell’associazione che rappresenta l’intera filiera dei produttori e distributori di energia, lo ha sottolineato durante la conferenza annuale dal titolo “La sostenibilità della transizione energetica: la capacità di un sistema di fare sinergia”. Brusco ha evidenziato come la transizione debba essere non solo giusta e inclusiva, ma anche compatibile con la competitività delle imprese, che resta strettamente legata ai costi dell’energia, ancora troppo alti in Italia. Per raggiungere questi obiettivi, Brusco ha indicato la necessità di adottare un approccio fondato sulla neutralità tecnologica, sfruttando tutte le risorse disponibili, dai gas alle rinnovabili, passando per idrogeno, biocarburanti, cattura della CO2 e persino il nucleare. Centrale sarà anche una maggiore efficienza nell’uso di risorse come l’acqua e delle materie prime critiche, oltre allo sviluppo di infrastrutture che consolidino il ruolo dell’Italia come hub energetico, grazie anche ai progetti di cooperazione avviati con l’Africa.
Un piano così ambizioso, ha spiegato Brusco, necessita di un sistema di governance che garantisca certezza normativa e regolatoria, affinché gli investimenti possano essere portati avanti senza ostacoli. Alla conferenza hanno partecipato anche rappresentanti chiave della filiera italiana dell’energia, un settore che genera 230 miliardi di euro di fatturato annuo e include sia produttori di rinnovabili che di combustibili fossili, oltre agli operatori dei carburanti e distributori. Stefano Besseghini, presidente di Arera, ha sottolineato l’urgenza di un approccio europeo per affrontare le sfide energetiche e migliorare la competitività del continente. Nicola Procaccini, presidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo, ha invece proposto il decoupling, il disaccoppiamento del prezzo dell’energia da quello del gas, come possibile soluzione per ridurre i costi. Ha inoltre ricordato come nella tassonomia europea siano stati riconosciuti sia nucleare che gas, strumenti fondamentali per creare una ridondanza energetica capace di stabilizzare i prezzi. Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, ha indicato nell’aumento della produzione nazionale di gas una delle priorità per il Paese, mentre Alberto Luigi Gusmeroli, presidente della Commissione Attività produttive della Camera, ha invocato un approccio pragmatico, capace di promuovere il lavoro di squadra e buone pratiche che tengano conto anche del potenziale risparmio energetico.
Emanuela Trentin, amministratrice delegata di Siram Veolia, ha presentato dati significativi sulle opportunità offerte dall’efficientamento energetico per industria e Pubblica Amministrazione, che potrebbe ridurre del 2,9% i consumi nazionali e del 7,6% le emissioni, generando al contempo risparmi per 6,3 miliardi di euro. Stefano Vernier, amministratore delegato di Snam, ha sottolineato l’importanza di una transizione articolata su più fronti, dal biometano alla cattura della CO2, fino alla rigenerazione della biodiversità e alla creazione di infrastrutture per nuovi mercati. A chiudere i lavori, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha affrontato il tema del disaccoppiamento del prezzo del gas dall’energia, evidenziando che questo passo non può essere compiuto unilateralmente dall’Italia, ma deve essere parte di una strategia europea. Ha ribadito la necessità di proseguire nell’espansione delle rinnovabili, grazie a strumenti come Energy Release e Gas Release, e ha auspicato lo sviluppo dell’idroelettrico, annunciando un possibile sblocco del meccanismo di concessioni, una questione cruciale legata anche agli obiettivi del PNRR. Alcune regioni, come la Lombardia, hanno già avviato procedure alternative alle gare previste come milestone per l’accesso ai fondi europei.
L’evento ha messo in evidenza come la transizione energetica richieda visione strategica, investimenti consistenti e una collaborazione efficace tra pubblico e privato. Solo attraverso un mix di innovazione tecnologica, maggiore efficienza e infrastrutture adeguate, l’Italia potrà affrontare le sfide del cambiamento climatico mantenendo competitività e sicurezza energetica.