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Trump frena sui dazi, dal baratro lo salva il Tesoro

- di: Matteo Borrelli
 
Trump frena sui dazi, dal baratro lo salva il Tesoro
Il Segretario al Tesoro Bessent convince il presidente dopo l’ondata di vendite sui mercati dei titoli di Stato americani. Se accadesse un crollo di questi titoli, l’intero mondo ne sarebbe letteralmente scambiato, l’economia finirebbe in fiamme e i risparmi in fumo.

La frizione tra ideologia e realtà si è infranta ancora una volta sul muro dei mercati. Donald Trump ha deciso una sospensione di 90 giorni sull’attuazione dei dazi generalizzati — con l’eccezione della Cina — dopo un intervento diretto del segretario al Tesoro, Scott Bessent, che lo ha convinto a riconsiderare l’escalation commerciale per scongiurare una crisi sistemica.
Secondo la CNN, Bessent ha messo sul tavolo numeri e conseguenze: l’ondata di vendite sui titoli del Tesoro ha fatto schizzare i rendimenti oltre il 4,5%, alimentando un panico diffuso tra investitori globali e aggravando i costi di finanziamento per famiglie e imprese. I Treasury americani sono considerati il bene rifugio per eccellenza: se crollano, crolla l’intera architettura del credito globale.

Cosa succede se crollano i Treasury
Il Tesoro statunitense è lo standard di riferimento della fiducia globale: banche centrali, fondi pensione, Stati sovrani li comprano perché rappresentano la solidità americana. Ma se il prezzo dei bond scende rapidamente (ovvero se gli investitori vendono), i rendimenti salgono — e con essi i costi dei mutui, dei prestiti aziendali, dei debiti pubblici legati ai tassi Usa. Non è solo una questione tecnica: un’ondata di sfiducia verso i titoli americani può innescare una crisi di liquidità globale, colpire l’euro, spingere capitali verso valute alternative (come lo yuan) e disintegrare l’immagine dell’America come pilastro del sistema finanziario mondiale, mandare in fiamme trilioni di risparmi.

La battaglia dentro la Casa Bianca
La sospensione è arrivata al termine di una giornata tesa. Trump, inizialmente deciso a rilanciare la linea dura per “costringere l’Europa a negoziare” (così una fonte interna a Fox Business), è stato messo sotto pressione non solo da Bessent, ma anche da voci di Wall Street. Jamie Dimon (JPMorgan) ha parlato di “decisioni autolesioniste”, mentre Larry Fink (BlackRock) ha avvertito che “l’instabilità nei Treasury è una bomba a orologeria”. Elon Musk ha definito la strategia suicida”, alimentando la fronda interna agli stessi repubblicani.

Reazione dei mercati: sollievo ma non pace
La sospensione ha offerto ai mercati un sollievo immediato. Il Dow Jones ha recuperato 2.962 punti (+7,9%), l’S&P 500 ha registrato la miglior giornata dal 1940 (+9,5%) e il Nasdaq è rimbalzato del 12,2%. Ma l’esclusione della Cina — per cui i dazi salgono al 125% — mantiene la tensione elevata. Pechino ha già reagito, alzando le tariffe all’84% su vari beni americani, e lasciando intendere che potrebbe vendere parte dei suoi 860 miliardi di dollari in titoli di Stato Usa.

Una tregua fragile in un quadro pericoloso
“La sospensione è una vittoria della ragione, ma solo temporanea”, ha dichiarato il premio Nobel Paul Krugman al New York Times:“I fondamentali restano deboli: l’America non può permettersi di giocare con la fiducia globale come fosse un talk show”.
Trump, dal canto suo, ha rivendicato la pausa come “una mossa strategica per massimizzare la leva negoziale”, ma è chiaro che la pressione di Bessent — e la paura del baratro — hanno pesato più di qualsiasi strategia.

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