Così un cantiere nautico è diventato un vero e proprio luxury brand riconosciuto.
Il Presidente Giovanni Costantino: “Il segreto? La marcia innovativa”.
Presidente Costantino, ‘The Italian Sea Group’ è uno dei più grandi e rinomati Gruppi conglomerati della nautica internazionale per la costruzione ed il refit di megayacht e navi fino a 200 m. Opera sul mercato con quattro brand: Admiral, brand rinomato per i prestigiosi ed eleganti yacht, Tecnomar, brand conosciuto per la sportività, il design all’avanguardia e le alte performance dei suoi yacht, Nca Refit caratterizzante il servizio di riparazioni e refit di yacht e megayacht superiori ai 60 m, e Celi brand storico nella progettazione e realizzazione di interni di lusso. Lei, con alle spalle un brillante carriera imprenditoriale e manageriale, inizia questa avventura nella cantieristica navale nel 2008 con l’acquisizione di Tecnomar, marchio storico della nautica italiana. Rapidamente si è aggiunto tutto il resto. Qual è la miscela di quello che è stato indubbiamente un grande successo? Perché nelle vostre produzioni traspare, si percepisce, si tocca, un solido humus culturale che diventa impresa, costruzione? Insomma, qual è il suo segreto?
Dalla disanima che io stesso ho elaborato sul nostro percorso, credo che il segreto sia abbastanza semplice. La marcia innovativa che noi abbiamo avuto, e che io ho imposto al mio Gruppo, deriva tutta da un’esperienza precedente molto profonda e trasversale vissuta all’interno del sistema azienda di altri settori o, ancor meglio, di settori industriali diversi dalla Nautica. Ho notato che la Nautica è un mondo nato troppo in fretta tanto che si è trascurata tutta una serie di elementi essenziali di gestione, controllo ed organizzazione. Così si è diffuso, all’interno dello stesso sistema nautico, un atteggiamento di rifiuto di ogni cambiamento. Io, a questo modo di pensare, mi sono sempre opposto.
Questa determinazione, che non è mai sfociata in presunzione, ma piuttosto consapevolezza di un’esperienza precedente di diverso tipo, mi ha donato la forza di imporre un cambiamento che ci ha permesso di raggiungere i risultati di oggi.
Noi interpretiamo il rapporto con il cliente, la ricerca e lo sviluppo, il sistema produzione, l’organizzazione della produzione, i flussi produttivi (dal progetto alla consegna della nave) in maniera assolutamente diversa rispetto a tutti gli altri nella storia del settore nautico e tutto ciò testimonia che questa azienda (formata da un team di 350 dipendenti) non può più essere considerata semplicemente un cantiere navale, bensì una luxury brand. Il nostro Gruppo, nella sua cultura e nel suo dna, è una luxury brand a tutti gli effetti e negli ultimi anni abbiamo intrapreso un’evoluzione ed una spinta molto forte nella logica del luxury: a tal proposito stiamo portando avanti una serie di extension brand che da qui al prossimo anno ufficializzeremo.
Già dal nome del Gruppo è evidente la sensibilità verso l’italianità. Dal 2013 ad oggi sono stati investiti ben 45 milioni di euro in infrastrutture ed impianti. Creatività, stile, design, arte, cultura sono aspetti che caratterizzano il suo brand ‘Italy’ nel mondo e basta entrare nella sede del Gruppo, a Marina di Carrara, per rendersene conto, con una collezione permanente d’arte contemporanea che si fonde perfettamente con il design elegante ed innovativo degli ambienti, un accogliente lounge bar a disposizione di ospiti e dipendenti e un ristorante dall’atmosfera intima e raffinata gestito addirittura da uno chef stellato. Cos’è per lei l’Italian Lifestyle? Tutto ciò sembra essere collegato alla mission che, come ha dichiarato in un’intervista, si era dato: l’innovazione strutturale della logica di fare nautica.
Qualche settimana fa abbiamo deliberato ulteriori investimenti pari a 45 milioni di euro, senza alcun supporto bancario. Questi investimenti porteranno ad un incremento di forza lavoro di altre 100 risorse tra questo e il prossimo anno. Credo che la nostra sia l’unica realtà italiana nella quale io e la mia famiglia deteniamo il 100% delle azioni. Un dato che fa la differenza in quanto la proprietà è totalmente italiana: crediamo fortemente e sempre di più nell’italianità e questa mentalità si respira e si vede in ogni angolo della nostra azienda. Ci piace essere circondati dai colori dell’Italia e vogliamo che tutti i nostri clienti conoscano e riconoscano la nostra passione e la nostra totale italianità.
Sono ormai 11 anni che mi trovo nel settore nautico e, paradossalmente, non ho mai avuto un cliente italiano.
Nessun ordine è mai arrivato da armatori italiani. Perché?
Credo che i motivi siano due. Il primo a causa delle dimensioni che trattiamo: per un imprenditore o cliente tipo italiano sono probabilmente un po’ troppo grandi e non raggiungibili.
Il secondo a causa di varie motivazioni collaterali che probabilmente non permettono al momento, agli italiani che possono permettersi un 80 metri, di rivolgersi alla nostra azienda.
I clienti italiani li abbiamo costantemente nell’attività del refit: una buona maggioranza di italiani che hanno uno yacht di notevoli dimensioni fanno riferimento alla nostra azienda.
Lei aveva l’obiettivo di traghettare una normale attività produttiva, ovvero un cantiere nautico, verso un vero e proprio luxury brand. Missione compiuta, tanto che avete avuto il riconoscimento come cantiere navale-luxury brand migliore al mondo da parte dei 12 broker internazionali di riferimento. Un cantiere che lavora a piena attività e che avete la necessità di ingrandire (i 100mila metri quadrati di spazio produttivo vi stanno stretti). Qual è il bilancio di yacht e navi realizzati dal 2008, ossia da quando avete acquistato il brand Admiral, e quante lavorazioni in refit? Nel 2019 su quali produzioni siete impegnati? Come sta andando il livello degli ordini?
È vero, i 100mila metri non ci bastano più ed abbiamo bisogno di strutture di altro tipo e in questo ampliamento, sia di superficie che di qualità dei siti produttivi, sono indirizzati gli investimenti che abbiamo deliberato. Non tutto l’investimento però andrà verso le strutture produttive, infatti circa una decina di milioni di euro saranno destinati al consolidamento nel posizionamento del lusso con attività di marketing ed una serie di idee che stiamo mettendo a punto e che vedranno lo scalpitante inizio delle attività dal 2020.
Da quando sono entrato nella nautica ad oggi, abbiamo consegnato circa 27 yacht e adesso l’andamento degli ordini è in linea con il budget stabilito; non vogliamo più lavorare al di sotto dei 50 metri, il nostro obiettivo è quello di trattare sempre dimensioni più grandi e al momento abbiamo 9 navi in costruzione.
Durante la Grande recessione il mondo della nautica, in particolare italiana, dopo i picchi toccati nel periodo 2000-2008 ha subito una fortissima crisi, finalmente superata. Lei è entrato in questo settore proprio all’inizio della Grande recessione. Come se l’è cavata in questi anni difficili? Quale futuro prevede a medio termine per il business del settore nautico?
Personalmente sono convinto che l’ingresso in questo settore, nel momento in cui la crisi era al suo apice, sia stata l’operazione più intelligente che io potessi mai fare, in quanto, pur trattandosi di un momento duro e difficile, allo stesso tempo si trattava di un periodo ideale per comprare ed investire. Come qualunque imprenditore, mi aspettavo evidentemente da lì a poco tempo una ripresa, come sempre nella ciclicità dei percorsi. La crisi mi ha offerto la possibilità ed il tempo di strutturarmi, capire il settore ed innovarlo e quando il mercato si è ripreso mi sono trovato pronto e collaudato per operare in questo ambito. Il futuro che prevedo è sempre estremamente delicato, non bisogna mai abbassare la guardia. Al momento noto che il mercato è frizzante, ma i cicli sono sempre gli stessi: ora viviamo un ciclo positivo che da qui a breve porterà ad un rallentamento, e per gestire al meglio questa frenata bisogna condurre brillantemente i periodi positivi.
Collegandoci alla domanda precedente, in termini di tipologia delle richieste sono emerse o stanno emergendo, rispetto al passato anche recente, novità nelle domande degli armatori? In altre parole, quali sono le caratteristiche dell’evoluzione del mercato? In quest’ambito, quali sono le nuove frontiere dell’innovazione industriale nel settore innovazione di cui il vostro Gruppo è riconosciuto come ‘top level’?
Abbiamo ricevuto molteplici primati già 10 anni fa, quando io ero ancora agli albori della nautica. All’epoca avevamo consegnato lo yacht tre ponti planante più veloce al momento, poi lo yacht più silenzioso al mondo e siamo stati i primi a costruire un ibrido nella maggiore dimensione. Cerchiamo sempre di lavorare contemporaneamente nell’innovazione tecnologica e nell’innovazione stilistica ed in questo momento stiamo investendo molto sulle tante novità previste che ci stanno dando brio ed energia. Ho 30 collaboratori tra architetti ed ingegneri impegnati soltanto su questo settore, area che seguo personalmente e quotidianamente io stesso.
Il suo, emerge chiaramente, è un progetto di business che esprime un valore importante anche nel sociale. Avete investito 4 milioni di euro per un’ulteriore area del cantiere denominata “Village”, destinata al benessere e all’intrattenimento dei dipendenti e degli equipaggi. E il gruppo punta moltissimo alla formazione di giovani laureati che a fine percorso formativo, con una percentuale oltre l’80%, sono integrati a tempo indeterminato nell’organizzazione aziendale. Anche questo, dal suo punto di vista, è Italian Lifestyle?
Assolutamente sì. La qualità del luogo di lavoro per me è sempre stato un obiettivo necessario da raggiungere: tutti i nostri uffici sono curati nel minimo dettaglio, dalla tipologia delle sedie ai tessuti usati per confezionate le tende. Amo seguire personalmente anche la qualità del cibo con prodotti di eccellenza italiana che io e i miei collaboratori mangiamo quotidianamente in azienda, inoltre molti di loro non solo pranzano e ma cenano anche all’interno del Village.
Abbiamo investito molto anche nel tempo libero e nel relax offrendo ai nostri dipendenti, oltre all’area cinema, anche una sala biliardo, una zona lettura ed un ristorante nel quale, per l’appunto, si può mangiare qualsiasi pietanza. All’interno del nostro Village, abbiamo introdotto una SPA e da settembre ci sarà anche una vasca idromassaggio 4x4 ed un centro estetico per le donne che sono in azienda e che molto spesso non hanno tempo sufficiente da dedicare a loro stesse.
Riguardo ai giovani, io e tutto il management dell’azienda abbiamo un entusiasmo e dei progetti incredibili. Da quattro anni a questa parte soprattutto, ho scoperto come una delle cose che funziona di più in Italia sia la scuola: i giovani che escono sono, nella stragrande maggioranza, molto preparati, con un ottimo inglese che ormai viene insegnato trasversalmente in tutte le discipline scolastiche. Abbiamo scoperto dei giovani con grande voglia di fare, con buone competenze e grande grinta ed entusiasmo. Ci sono ragazzi che, a soltanto un anno e mezzo dall’ingresso come stagisti, sono passati al tempo indeterminato iniziando a guadagnare stipendi di tutto rispetto con tanto di macchina aziendale. Siamo costantemente attenti alla crescita dei giovani, un percorso che alimenta il nostro entusiasmo.
Questa è un’azienda meritocratica e chi vale viene sempre premiato.
La vision del Gruppo ricorda il “già, ma non ancora”. Chiuda gli occhi e faccia un balzo in avanti di 10 anni. Qual è il sogno che vorrebbe vedere realizzato?
Oserei dire che il sogno in vista del prossimo decennio non è così irrealizzabile: non voglio e non desidero più essere riconosciuto come un cantiere navale. L’Italian Sea Group è una luxury brand che fa, cura e gestisce yacht a modo proprio con logica di lusso e per lusso intendiamo non solo la struttura, gli interni ecc, ma anche la modalità con la quale lavoriamo, dall’approccio con il cliente fino alla consegna del prodotto. Ovviamente questa logica di lusso, nei prossimi mesi ed anni, deve essere confermata e consolidata con un’estensione del brand: non ho più assolutamente intenzione di acquisire nulla nella nautica al di fuori di situazioni operative, come abbiamo fatto per esempio con l’attività di tappezzeria che rappresenta una vera e propria azienda nell’azienda. Proseguiremo quindi in acquisizioni di tipo tecnico e nell’estensione del brand verso marchi extra settore collocati ai vertici del lusso internazionale.