Tensioni geopolitiche, niente impennata del petrolio: ecco perché

- di: Redazione
 

Non c’è stato l’impennata del prezzo del petrolio che alcuni prevedevano (e speravano, a cominciare dalla Russia il cui bilancio pubblico si fonda quasi esclusivamente sui proventi dalla vendita di materie prima, a partire proprio dal greggio) dopo l’aggravarsi della situazione geopolitica a causa del lancio di missili di lunga gittata di fabbricazione Usa, dopo il disco verde della Casa Bianca, verso obiettivi militari in terra russa, e la conseguente e veemente reazione di Putin, che con un decreto ha ampliato le condizioni della Russia per l’uso di armi atomiche.

Tensioni geopolitiche, niente impennata del petrolio: ecco perché

La spiegazione della mancata impennata – finora - del prezzo del petrolio è che le le preoccupazioni si sono attenuate dopo che l’AIEA, L’Agenzia internazionale per l'energia atomica, ha annunciato che l’Iran ha accettato di sospendere l’arricchimento dell’uranio di grado quasi militare, riducendo potenzialmente le tensioni in Medio Oriente.

Inoltre, i resoconti dei media hanno suggerito che Hezbollah ha accettato una proposta degli Stati Uniti per un cessate il fuoco con Israele. Altrove, Equinor ha ripreso la produzione parziale nel campo di Johan Sverdrup, il più grande giacimento petrolifero dell’Europa occidentale. Nel frattempo, i dati Api (American petroleum institute) hanno mostrato un forte aumento di 4,8 milioni di barili nelle scorte di petrolio greggio degli Stati Uniti la scorsa settimana, superando di gran lunga l’aumento previsto di 0,8 milioni di barili.

Al momento sul mercato il greggio è in crescita dello 0,09% (il Brent dello 0,11%). Incremento più grande, ma comunque sempre contenuto, per il gas (-0.96%) mentre l’oro classico bene-rifugio nei momenti di tensione, cala dello o,2%.

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