Cronache dai Palazzi - La tenuta del governo scossa dall'antagonismo -con vista Ue - tra Tajani e Salvini
- di: Redazione
C'era una volta una coalizione che, uscita vittoriosa dalle elezioni, recava in sé tutte le premesse per un governo all'insegna dell'armonia e delle linee condivise. E c'era, ancora, una volta una coalizione che era ben consapevole che solo attingendo a piene mani ad una normale pratica di coesione avrebbe potuto governare per molti anni, vista l'evidente inconsistenza di quella che, ormai solo per abitudine, chiamiamo opposizione, nelle varie forme che questo proteiforme conglomerato ha assunto.
Bei tempi quando, giustamente mostrandosi entusiasti per il trionfo, i vincitori sembravamo potere informare al loro credo il futuro del Paese.
Ecco, mettete questi ricordi da parte, perché ormai, dentro la maggioranza, tutto si respira fuorché aria di armonia. Anzi, a volere essere sinceri, sembra muoversi in un clima di guerriglia, dove, mentre Giorgia Meloni dà l'impressione di prendersi del tempo prima di fare valere il suo peso dentro l'alleanza di governo, Forza Italia e Lega - e per esse Antonio Tajani e Matteo Salvini - non perdono occasione per rivendicare la rispettiva importanza, e quindi il ruolo, in seno alla compagine di governo.
Cronache dai Palazzi - La tenuta del governo scossa dall'antagonismo -con vista Ue - tra Tajani e Salvini
E questo sta facendo del vialone della Vittoria una stradina, costellata di buche traditrici. Il tutto nella prospettiva di guadagnare consensi in vista delle prossimi europee, dove la posta in palio è altissima.
Perché si può parlare di provvedimenti (fatti o mancati) e leggi, ma si legge ''Ue'', con il carico di potere che significa se ci si siederà al tavolo dei vincenti di Bruxelles dopo il voto del 2024.
Ma questo significa alleanze e, soprattutto, scelte di alleati sul quale Forza Italia e Lega sono già spaccate, con la prima che rivendica il suo ruolo in seno al PPE e la seconda che, invece, ha già fatto una precisa scelta di campo, indicando nel Rassemblement Natonal di Marine Le Pen e in Alternative für Deutschland i suoi interlocutori. Qualcosa che è ben più di una scelta di campo strategica, ma proprio ideologica, limitando quindi le scelte, anzi cercando di imporle.
Matteo Salvini non pensa nemmeno a fare sconti su questa sua posizione, anzi fa la voce grossa con Tajani, che da parte sua dice: mai con l'estrema destra, soprattutto quella di Alternative für Deutschland.
E ne spiega anche i motivi con argomenti che appaiono difficili da confutare: ''Non farò mai un accordo con AfD, perché quando dicono che un bambino disabile deve essere emarginato e messo in una classe da solo perché non può stare in mezzo ai bambini normali, è una vergogna, mi fa schifo. Quando dico che questi hanno una cultura nazista è una polemica di tutti i giorni, è una cosa indegna. Per questo dico che non faremo mai accordi con questi signori".
II ragionamento è lineare: allearsi con chi propugna concetti aberranti, che la Storia ha condannato, purtroppo al prezzo di milioni di morti, non è nel dna di un partito come Forza Italia, convintamente liberale e Popolare, in senso politico.
A queste affermazioni Salvini, per quel che se ne sa, non ha risposto nel merito, facendone una questione ideologica (noi siamo di destra e quindi dobbiamo cercare alleanze in questo contesto), ma anche di metodo, non riconoscendo a nessuno una primazia nella scelta degli interlocutori. Questa storia andrà avanti ancora per chissà quanto tempo, rendendo irto di difficoltà il cammino del governo che, tra pochi giorni, con la fine delle vacanze dovrà risolvere molti problemi.
La cui soluzione - al di là del peso specifico e personale di Giorgia Meloni - non può essere condizionata da schermaglie quotidiane.