Un caffè, forse un sorriso accennato, e poi la stretta di mano che suggella un incontro di visioni e interessi. John Elkann, presidente di Stellantis, e Attilio Fontana, governatore della Lombardia, si sono trovati ieri a Milano per discutere del futuro dell’automotive e del ruolo dell’Italia nel grande scacchiere industriale europeo. Ma, come spesso accade, ciò che traspare pubblicamente è solo una porzione del quadro, e le pieghe del discorso rivelano intrecci tra economia e politica che guardano ben oltre le fabbriche e i bilanci.
Stellantis, Elkann e Fontana: il dialogo che ridisegna l'automotive
La sfida, resa esplicita dalle dichiarazioni dei due protagonisti, è tanto chiara quanto ambiziosa: accelerare la transizione verso una mobilità sostenibile, garantendo al contempo il mantenimento dei posti di lavoro e l’attrattività industriale del nostro paese. “Lombardia e Stellantis – ha detto Elkann – condividono la volontà di essere leader nell’innovazione, mettendo le persone al centro”. Un’affermazione che, nel lessico imprenditoriale, suona come un manifesto programmatico, ma che solleva anche interrogativi sulla reale capacità del sistema italiano di sostenere questa trasformazione.
Fontana, dal canto suo, ha colto l’occasione per rilanciare il ruolo della Regione Lombardia come motore trainante del paese: “Siamo pronti a mettere in campo tutte le risorse necessarie per favorire lo sviluppo di un distretto dell’auto che sia competitivo e green”. Parole che suonano come un invito – o forse una sfida – a Roma, che sulla partita dell’automotive è stata finora spettatrice più che protagonista.
Dietro le dichiarazioni, però, si intravedono i nodi irrisolti di un settore in fermento. Stellantis, gigante nato dalla fusione di FCA e PSA, è impegnato in un complicato equilibrio tra le esigenze del mercato globale e le specificità locali. L’Europa, con le sue normative stringenti, rappresenta una sfida continua, ma anche un’opportunità per chi saprà coglierla. Ed è qui che si inserisce il dialogo con la politica, che non può più limitarsi a essere spettatrice passiva di un cambiamento epocale.
In tutto questo, emerge un dato significativo: il dialogo tra Elkann e Fontana è anche un segnale della necessità di maggiore sinergia tra pubblico e privato. Se il futuro dell’auto sarà davvero elettrico, autonomo e sostenibile, allora servirà un sistema paese capace di muoversi compatto, con investimenti mirati e strategie condivise.
Resta da vedere se queste promesse si tradurranno in azioni concrete o se, come spesso accade in Italia, finiranno per perdersi tra burocrazia e rinvii. Per ora, l’immagine che resta è quella di due uomini seduti allo stesso tavolo, uniti da una visione comune ma separati da interessi e priorità che non sempre convergono. Il tempo dirà se questa stretta di mano rappresenta un punto di svolta o solo un altro capitolo di quella grande narrazione incompiuta che è l’industria italiana.