Spada (Assolombarda): "Guerra e caro energia mettono a rischio la produzione di un'impresa sul territorio su quattro"

- di: Daniele Minuti
 
Il Centro Studi Assolombarda ha pubblicato i risultati di uno studio effettuato su 463 imprese (principalmente manifatturiere) nei territori di Milano, Lodi, Pavia, Monza e Brianza, tutte caratterizzate da rapporti commerciali diretti con Russia, Ucraina e Bielorussia, per quantificare gli effetti diretti del conflitto e del caro energia.

Alessandro Spada, Presidente di Assolombarda, analizza gli effetti sulle imprese del conflitto in Ucraina e il caro energia

Il report mostra che per 9 aziende su 10, il conflitto è considerato un problema rilevante per via del conseguente aumento del prezzo dell'energia (8 su 10 temono il rincaro delle altre commodity). Il 72,6% delle imprese si concentra sul problema dell'approvvigionamento delle materie prime mentre per metà di esse, a pesare è il costo e il reperimento dei semilavorati.

La criticità maggiore a livello di materia prima è relativo all'acciaio per il 47,5% delle imprese a livello di costo e per il 35,4% delle imprese, a livello di approvvigionamento. Seguono rame, Nickel, Zinco e minerale di ferro.
Il rincaro e i problemi di approvvigionamento vanno a toccare l'attività di 60 imprese nei territori analizzati, che hanno ridotto la produzione (dal 20% al 40%).

Rilevante è il fenomeno di ricerca di mercati alternativi per l'approvvigionamento, col 48,1% delle imprese che sta ricercando nuovi mercato per le forniture (Cina prima scelta, con Italia, Germania, Usa e Turchia a seguire). Il 40% delle imprese che esportava verso Russia, Ucraina e Bielorussia e il 16% di quelle che vendevano in altre aree stanno ricercando altri mercati. Un clima di incertezza che ha abbassato notevolmente l'indice di fiducia in Lombardia e nel Nord Ovest Italia, passato a marzo da 116,5 a 103,3 per i consumatori e da 111,9 a 110,2 per le imprese.

Alessandro Spada, Presidente di Assolombarda (nella foto), ha detto: "La produzione di un’impresa su 4 è a rischio nel breve termine. I dati elaborati dal nostro Centro Studi confermano, infatti, il peggioramento degli effetti dovuti al conflitto e al caro energia sulle materie prime. Evidenze che rendono necessarie misure importanti e urgenti che possano sostenere le nostre aziende che si trovano in difficoltà a produrre. Ad esempio, ogni intervento volto ad abbassare il prezzo finale del gas per il consumatore aziendale può rappresentare un beneficio: andrebbe in questa direzione l’introduzione del price cap percentuale, così come la creazione di una centrale europea di acquisto del gas. Dallo studio emerge però un elemento positivo, che coinvolge la riorganizzazione della geografia delle catene globali del valore. In molti casi, infatti, si sta verificando un riavvicinamento all’Europa e all’Italia: questo può sicuramente rappresentare un’opportunità per le parti più competitive del nostro sistema industriale".
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