Università tedesche abbandonano X: una rivolta contro l’estremismo

- di: Bruno Coletta
 
Le istituzioni accademiche tedesche si sono mobilitate in massa contro il social network X (nella foto la sede di Sam Francisco), ex Twitter, dopo l’intervista di Elon Musk ad Alice Weidel, leader del partito di estrema destra AfD, che ha scatenato un'ondata di indignazione. Oltre 60 università e centri di ricerca, inclusi nomi prestigiosi come l’Università di Francoforte sul Meno e le due principali università di Berlino, hanno annunciato il loro ritiro dalla piattaforma, accusata di favorire contenuti estremisti.

L’episodio che ha fatto esplodere la crisi
Durante l’intervista, Weidel ha provocato shock affermando che Adolf Hitler fosse “un comunista”. Lo storico Andreas Wirsching ha immediatamente smentito con forza la dichiarazione, definendola “un falso storico pericoloso che viene spesso ripreso dalle frange più estreme della destra”. Ha aggiunto: “Per responsabilità di Hitler furono perseguitati, incarcerati e uccisi decine di migliaia di comunisti, oltre a socialisti e sindacalisti”.
Le università, in un comunicato congiunto, hanno spiegato che la decisione di lasciare X è motivata dal fatto che “la pluralità, la libertà e la scienza non trovano più spazio sulla piattaforma”. Tra le prime a prendere posizione c’è stata l’Università Viadrina di Francoforte sull’Oder. Il rettore, Eduard Mühle, ha dichiarato: “La comunicazione scientifica deve basarsi su prove e trasparenza, principi sistematicamente violati da X. Non possiamo tollerare che i nostri canali ufficiali rimangano attivi su una piattaforma che alimenta la disinformazione”.

Il ruolo controverso di Musk e la crescita dell’AfD
La controversa intervista è arrivata in un momento di grande fermento politico in Germania, con il partito di estrema destra AfD che raggiunge oltre il 20% nei sondaggi. Elon Musk ha definito AfD “l’ultima speranza per la Germania”, provocando ulteriori polemiche. Alice Weidel, dal canto suo, descrive il partito come “conservatore e libertario”.
In risposta, un gruppo di 200 avvocati ha presentato un appello al Bundestag per vietare il partito, definendolo “nemico della costituzione” e accusandolo di “diffondere disinformazione e incitare all’odio contro gruppi marginalizzati”. L’appello si basa su una legge tedesca che consente di bandire partiti politici considerati una minaccia per l’ordine democratico. Tuttavia, il percorso legale è complesso e richiede una decisione da parte del Tribunale costituzionale di Karlsruhe.

Una strategia a rischio
Se da un lato l’idea di vietare l’AfD trova consenso tra i partiti democratici, dall’altro c’è chi teme che una simile mossa possa rafforzare l’estrema destra. Il precedente più noto risale al 1956, quando il Tribunale vietò il Partito Comunista di Germania. Recentemente, una richiesta di messa al bando del partito neonazista NPD fu respinta, poiché ritenuto privo di un impatto significativo sulla democrazia.
Il cancelliere Olaf Scholz ha dichiarato che, nonostante le critiche a X, continuerà a utilizzare la piattaforma per ora, pur ribadendo l’importanza di regolamentare i social media. La ministra dell’Interno, Nancy Faeser, ha convocato un incontro con i manager delle principali piattaforme il 22 gennaio per discutere la conformità delle loro attività al diritto tedesco. Non è chiaro se Musk parteciperà.

Verso una nuova era digitale
Il ritiro delle università da X segna un punto di svolta nella comunicazione istituzionale. Secondo gli esperti, la decisione potrebbe ispirare altre organizzazioni a rivalutare la loro presenza sui social media. Intanto, il dibattito sul futuro democratico della Germania si intreccia sempre più con il controllo delle piattaforme digitali e il ruolo che giocano nella diffusione di informazioni.

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