I sindacati (non tutti) attaccano le strategia del Banco BPM

- di: Redazione
 
Nella foto, l'AD Giuseppe Castagna

Le avvisaglie che c'erano state qualche giorno fa, sullo stato pessimo dei rapporti tra i vertici del Banco BPM e le rappresentanze sindacali, hanno trovato conferma, con il livello dello scontro tra le parti che si è alzato e di molto. Peraltro evidenziando una diversità di analisi e, quindi, di strategia in seno ai sindacati, ora divisi.
A conferma di questa situazione, che si avvicina pericolosamente ad un punto di non ritorno (ovvero a forme di protesta molto dure da parte dei lavoratori), c'è un comunicato dei sindacati del BPM, non di tutti, ma di First Cisl, Uilca Uil e Fisac Cgil che hanno respinto al mittente una nota della banca, segnando peraltro una divisione con Fabi e Unisin, sostanzialmente accusati di non avere compreso la da loro contestata ambiguità delle tesi del Banco.

I sindacati (non tutti) attaccano le strategia del Banco BPM

Il primo punto sul quale i settori dei bancari di Cisl, Uil e Cgil sono compatti è la mancanza di correttezza attribuita a BPM, accusata di avere stravolto l'agenda del confronto, anticipando, d'imperio, al 27 giugno un incontro che doveva affrontare il delicatissimo argomento del fondo di solidarietà, quando le date originarie erano quelle del 10 e 11 luglio.
Discussione che c'è stata, ma non con tutti i sindacati, dal momento che Firs Cisl, Uilca Uil e Fisac Cgil si sono sfilate, perché, hanno spiegato, "ogni comunicazione richiede un’interlocuzione equa. Il sindacato non è un recettore passivo di comunicazioni aziendali, come Fabi e Unisin sembrano dimostrare. Noi rappresentiamo i lavoratori, tutelandone pienamente le esigenze sia per chi esce sia per chi resta".

Quindi, i tre sindacati hanno scelto di "non piegarsi alle imposizioni aziendali che ci vorrebbero far 'ingoiare' nonostante gli enormi risultati economici. Il nostro ruolo è rappresentare i lavoratori, che affrontano ogni giorno carichi di lavoro insostenibili. La situazione è diventata intollerabile, con pressioni commerciali che ci costringono a vendere prodotti non necessari ai clienti, penalizzando tutti: lavoratori e clienti stessi".
La spaccatura del tavolo sindacale, per il ramo bancario di Cgil, Cisl e Uil, "è stata una conseguenza del comportamento incoerente e inaccettabile di Fabi e Unisin di fronte alla tracotanza aziendale. Prima firmavano comunicati unitari con noi, anche sul cruciale tema del ricambio generazionale, poi hanno accettato l’impostazione aziendale e sono rimasti a fare gli UDITORI. Dicono che erano sempre rimasti per mantenere l’unitarietà, ma noi rispondiamo che sono solo: parole, parole, parole".
La diretta conseguenza della rottura è che, da oggi, ci sono due tavoli per comporre la vertenza in senso al Banco BPM "su tutti i temi perché noi non abbiamo rotto le trattative con l’azienda e siamo sempre pronti a continuare a trattare per raggiungere accordi che però siano di convenienza anche per i lavoratori".

Tra gli argomenti sui quali la distanza tra banca e sindacati è nettissima una riguarda le strategie occupazionali di BPM, segnatamente il rapporto tra uscite ed entrate compensative. Il piano prevede un rapporto di 1 a 2, ovvero un'assunzione ogni due uscite incentivate, ritenendo che il futuro assetto non riuscirebbe a reggere carichi di lavoro e obiettivi oggettivamente aumentati.
Su questo, con una nota, Banco Bpm precisa che "andrà avanti con quanto dichiarato nel piano industriale, con o senza accordi sindacali. Ciò garantirà comunque l’obiettivo dichiarato dall’azienda di 800 uscite nette. Si segnala peraltro che, per la prima volta nella storia di questo tipo di trattative, non verrebbe utilizzato il fondo di solidarietà di settore e ciò non consentirebbe di raggiungere un’ulteriore tranche di assunzioni".

Una puntualizzazione che certo non rasserena il clima, aprendo alla possibilità che lo scontro salga ulteriormente di intensità, almeno con Cgil, Cisl e Uil dei dipendenti della banca.
Intanto, nella normale dialettica interna, ora il Banco dialoga solo con Fabi e Unisin. O, per meglio dire, solo con Fabi e Unisin trova argomenti da discutere, davanti alla totale chiusura da parte degli altri sindacati, che contestano le mosse del Banco nel merito e nella forma.
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