SIMEST snodo sempre più cruciale per internazionalizzare le imprese

- di: Redazione
 
Le tre direttrici operative, un’attività in fortissima crescita, le misure di aiuto e sostegno all’imprenditoria italiana durante la pandemia, il ruolo importante nell’ambito del PNRR, i nuovi strumenti legati alla guerra in Ucraina, i punti di forza e quelli di debolezza del Made in Italy sui mercati internazionali. Questo e molto altro nell’intervista a Francesco Tilli, Responsabile delle Relazioni Esterne di Simest, raccolta durante l’evento “PMI Award 2022’ di Italia Informa, dal titolo “Le Strade dell’Eccellenza”.

Intervista al Responsabile Relazione Esterne, Francesco Tilli

SIMEST è la società del Gruppo Cassa depositi e prestiti (CDP) che dal 1991 sostiene la crescita delle imprese italiane attraverso l’internazionalizzazione della loro attività. Gli azionisti di SIMEST sono CDP per circa il 76% e un nutrito gruppo di banche e associazioni imprenditoriali. Si parla spesso, se non sempre, di eccellenza delle PMI italiane, ma quali sono le loro caratteristiche e, in tale quadro, i punti di forza ma anche di debolezza del Made in Italy?
Le aziende piccole e medie costituiscono da sempre l’ossatura del sistema industriale italiano, rappresentando oltre il 90% del totale delle imprese, e sono parte fondamentale del nostro osservatorio puntuale dell’internazionalizzazione e dell’export dell’Italia. Il punto di forza che va assolutamente riconosciuto alle PMI è quello di avere una filiera decisionale molto corta, il che permette all’imprenditore e alla sua struttura primaria di recepire nel più breve tempo possibile le modifiche del mercato, assecondandole dal punto di vista produttivo. Questo però è anche il loro maggiore punto di debolezza: in un mercato che si globalizza sempre di più, dove c’è bisogno di specializzarsi sui mercati internazionali (e parliamo anche di grandi mercati come Stati Uniti e Cina), la necessità primaria che oggi vivono le PMI non è soltanto di innovare la propria tradizione, ma avere manager esterni che portino all’interno dell’azienda quelle competenze specifiche che l’imprenditore che ha creato, che fa vivere e che promuove ma che non possono essere trovate all’interno dell’azienda.

Quali sono, nel contesto di cui ha parlato, gli strumenti di SIMEST a supporto dell’imprenditoria italiana? Può fornirci, in termini essenziali, una panoramica e anche qualche numero di riferimento?
SIMEST si muove su 3 linee direttrici. Innanzitutto, il supporto all’internazionalizzazione attraverso i fondi agevolati che gestiamo in convenzione con il Ministero degli Affari Esteri per le prime attività di approccio ai mercati esteri. Si tratta di strumenti principalmente indirizzati alle PMI – per statuto e volere normativo almeno il 70% delle risorse deve essere erogato a beneficio del sistema delle PMI – per affrontare tutte quelle fasi di prima e seconda internazionalizzazione: fiere internazionali, studi di fattibilità, assistenza tecnica, implementazione di piattaforme di e-commerce, acquisizione di manager digitali ed export manager che - come detto - sono figure oramai ineludibili, espansione della rete commerciale a presidio dei mercati di sbocco.
SIMEST è poi attiva come investitore di minoranza, un’attività che amo chiamare ‘nursery’ perché, non essendo un investitore privato ma un investitore a matrice pubblica, il nostro obiettivo principale non è tanto quello del profitto quando la crescita dell’azienda insieme ovviamente al recupero dei costi che sosteniamo.
La terza direttrice, poiché l’Italia è un Paese a forte vocazione manifattura, è quella del supporto all’export. Un supporto prevalentemente rivolto agli esportatori italiani di macchinari e impianti per permettere loro di competere al meglio sui mercati internazionali.
Negli ultimi anni c’è stata una rivoluzione importante: siamo passati, in concomitanza con l’emergere della pandemia, dal controllo e coordinamento del Ministero dello Sviluppo Economico a quello degli Affari Esteri. Questo ha portato ad una revisione e a un ampliamento dei nostri strumenti, che sono stati accolti con entusiasmo dalle imprese: nel biennio 2020/2021 abbiamo erogato quasi 10 miliardi di euro a circa 15000 imprese. Nel 2021 siamo stati tra le prime istituzioni in Italia ad intervenire concretamente con le risorse del PNRR: 1,2 miliardi di euro che sono stati completamente assorbiti dalle richieste delle aziende. Oggi siamo in prima linea con strumenti specifici per supportare le imprese colpite dalla crisi in Ucraina: il primo di questi prodotti è operativo dal 12 luglio ed è rivolto alle imprese esportatrici nei Paesi coinvolti dal conflitto, mentre il secondo, indirizzato agli esportatori con approvvigionamenti che dipendevano da quell’area, sarà attivato a partire dalla seconda metà di settembre.

SIMEST insiste molto sull’importanza delle sinergie non solo con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ma anche con tutta un’altra serie di realtà: da questo punto di vista, su quali tavoli state lavorando?
SIMEST è una società nata con una maggioranza qualificata pubblica, oggi rappresentata da Cassa Depositi e Prestiti, mentre il rimanente 24% è in mano alle principali banche del sistema nazionale, nostro volano di atterraggio sulle aziende per via della loro capillarità. Siamo legati a tutti quelli che sono i ‘corpi intermedi’, a iniziare da Confindustria e dalle altre associazioni datoriali, in quando fungiamo da punto di snodo e di incontro fra le esigenze e le aspettative del sistema industriale e la risposta in termini di strumenti da parte del pubblico. Questa nostra natura ci permette di assecondare le necessità di sviluppo delle imprese e adoperarci per tramutarle in norme, strumenti finanziari e azioni concrete.
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