Lo studio mostra una disinformazione drammatica sul diritto allo studio tra gli studenti italiani. Ma basta poco per fare la differenza e cambiare il futuro di migliaia di giovani.
Lo studio: una fotografia impietosa
In Italia quasi tutti hanno sentito parlare della borsa di studio. Ma pochissimi sanno davvero come funziona. È questo il punto di partenza dell’analisi firmata da Federica Laudisa e Samuele Poy, che hanno analizzato le conoscenze di oltre 6.500 studenti piemontesi all’ultimo anno delle superiori.
*La borsa è un diritto costituzionale, ma resta spesso lettera morta*, spiegano gli autori.
Solo il 6% conosce i requisiti
Il dato più sconcertante riguarda il livello di conoscenza reale: il 95% degli studenti sa che esiste una borsa di studio, ma solo il 6% sa chi ne ha diritto, il 3% conosce le modalità per presentare domanda, e meno del 9% sa a quale ente rivolgersi.
Un buco nero che si spiega anche con la mancanza di campagne informative nelle scuole superiori. Al Sud funziona ancora il passaparola, ma al Centro-Nord regna l’ignoranza istituzionale.
L’esperimento: basta mezz’ora per cambiare una vita
Per verificare l’efficacia dell’informazione, è stato condotto uno studio randomizzato controllato: metà delle classi ha ricevuto una breve presentazione sul diritto allo studio.
Il risultato? Le iscrizioni all’università sono aumentate di 2,8 punti percentuali tra gli studenti informati, rispetto al gruppo di controllo.
Effetti più forti sulle studentesse e sui più fragili
*L’effetto sale a +4,0 punti per le ragazze e +8,3 punti per chi era incerto a causa delle difficoltà economiche*, osservano i ricercatori. Informare funziona soprattutto con chi è più vulnerabile.
Nessun effetto significativo, invece, tra i diplomati degli istituti professionali o tecnici: *Qui serve un’azione mirata e anticipata, magari già nei primi anni delle superiori*, suggeriscono gli autori.
Richieste di borsa in aumento del 7,4%
Tra gli studenti informati, le richieste di borsa di studio sono aumentate dal 22% al 29%. Il dato più impressionante riguarda i figli di genitori non diplomati, con un incremento del 15,9%.
*Un segnale chiaro che l’intervento ha raggiunto chi ne aveva davvero bisogno*.
Una questione di giustizia, prima che di efficienza
La Costituzione garantisce l’accesso all’istruzione. Ma oggi la disinformazione rappresenta un ostacolo tanto quanto la povertà economica.
*Informare è un imperativo presente*, affermano gli autori.
Un investimento a costo quasi zero
Le soluzioni? Incontri, opuscoli, registri elettronici, con il coinvolgimento diretto del Ministero dell’Istruzione. Iniziative a basso costo che potrebbero generare un impatto enorme.
Ma serviranno anche più fondi
Naturalmente, l’aumento delle richieste di borsa richiede anche più risorse pubbliche, sia statali che regionali. Ma si tratterebbe, secondo gli autori, di un investimento ad alto rendimento per l’equità sociale e la crescita del Paese.
Italia fanalino di coda in Europa
Oggi l’Italia è tra gli ultimi paesi europei per quota di laureati tra i 25 e i 34 anni. Una delle cause è proprio questa: troppi giovani non sanno come accedere alla borsa di studio e finiscono per rinunciare all’università.
Un lavoro utile, da replicare
Lo studio di Laudisa e Poy è un esempio virtuoso di ricerca applicata con impatto reale. Dimostra che anche un semplice atto informativo può cambiare radicalmente il futuro di migliaia di giovani, restituendo pieno senso al diritto allo studio.