Recensioni online e nuova legge: quanto serve davvero regolamentare?

- di: Marta Giannoni
 
Nel panorama normativo italiano, il Governo e il Parlamento sembrano incapaci di frenare l’impulso a moltiplicare regole e disposizioni. Lo dimostra il recente disegno di legge annuale per le pmi, approvato dopo oltre un decennio di inadempienza. L’Istituto Bruno Leoni (IBL) - Idee per il Libero Mercato critica apertamente l’approccio adottato, evidenziando come un’occasione per semplificare e stimolare l’innovazione sia stata sprecata per introdurre ulteriori complicazioni. Tra queste, spicca la proposta di una nuova regolamentazione per le recensioni online.

Una disciplina surreale
Secondo l’IBL, il comunicato stampa del Governo illustra un progetto che lascia perplessi. La normativa prevede obblighi precisi per verificare l’attendibilità delle recensioni online, con l’obiettivo di assicurarsi che siano scritte solo da consumatori reali che abbiano effettivamente usufruito del servizio o acquistato il prodotto recensito. Inoltre, la proposta stabilisce che:
Il consumatore possa lasciare una recensione entro 15 giorni dall’uso del servizio.
L’impresa possa richiederne la rimozione se il giudizio è falso, ingannevole o non più attuale dopo due anni.

Come nota l’IBL, questo implica una pretesa di oggettività sui gusti personali: un concetto difficile da sostenere. L’istituto sottolinea l’assurdità di immaginare un magistrato chiamato a stabilire se una pasta fosse davvero scotta o al dente due settimane prima, oppure un ufficiale giudiziario incaricato di verificare la presenza del recensore in un ristorante specifico in una data precisa.

Punti critici della normativa
L’IBL evidenzia tre principali criticità nella proposta:
1. Illusione di controllo sulle piattaforme: La legge presuppone che le piattaforme online possano essere modellate a piacimento dal legislatore italiano, ignorando la complessità globale di questi strumenti e la loro autonomia operativa.
2. Parzialità sulle recensioni negative: La normativa si concentra esclusivamente sulle recensioni ingiustamente negative, trascurando l’esistenza di quelle falsamente positive. Come ricorda l’IBL, l’affidabilità di un sistema di recensioni deriva dalla quantità e dalla varietà delle opinioni, che riducono l’influenza di giudizi isolati.
3. Redundancy normativa: L’IBL sottolinea che le piattaforme già offrono strumenti per gestire le recensioni, come la certificazione degli esercenti e la possibilità di replicare ai commenti. Invece di rafforzare quanto già esiste, il disegno di legge crea un inutile doppione.

Una legge bandiera
Siamo di fronte all’ennesimo provvedimento bandiera”, afferma l’IBL, sottolineando come la norma sembri destinata più a generare contenziosi che a risolvere problemi reali. Il rischio è che simili iniziative tradiscano un’errata concezione della regolamentazione, come se si potessero trasformare preferenze soggettive in parametri oggettivi e normati.

Una domanda ricorrente
Conclude l’IBL: “Il legislatore italiano sembra incapace di rispondere a un quesito cruciale: perché, su dieci interventi, nove si traducono in nuove norme? Dov’è la tanto promessa semplificazione?”. Finché il sistema continuerà ad aggiungere regole senza eliminare le obsolete, l’Italia resterà ingabbiata in una rete normativa sempre più intricata, soffocando innovazione e crescita.

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