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Il salario pubblico sotto tiro: pignoramenti al via dal 2026

- di: Bruno Coletta
 
Il salario pubblico sotto tiro: pignoramenti al via dal 2026
Pignoramenti stipendi pubblici dal 2026: soglia 5.000 € e trattenute 1/7
I dipendenti statali con debiti > 5.000 € e salari > 2.500 € lordi rischiano trattenute mensili: ecco cifre, impatto e come mettersi in regola.

Un vento nuovo soffia sulla pubblica amministrazione

Dal 2026 entra in scena una regola fiscale che punta dritta ai dipendenti pubblici in ritardo con il Fisco: chi ha debiti superiori a 5.000 € e percepisce stipendi lordi oltre i 2.500 € al mese vedrà scattare il pignoramento automatico, secondo la Legge di Bilancio 2025 (L. 207/2024, commi 84 e 86). La norma consente alle amministrazioni pubbliche e agli enti partecipati di verificare i debiti prima di erogare gli emolumenti, dando tempo ai sistemi informatici di adeguarsi.

Quanto si può trattenere?

Retribuzioni mensili standard: pignoramento pari a un settimo dello stipendio (circa 14–15 %) fino al saldo del debito.

Emolumenti una tantum, come la tredicesima: trattenuta del 10 %.

Esempi numerici

  • Dipendente con stipendio medio di 3.500 € netti: trattenuta mensile stimata di circa 500 €.
  • Chi ha un salario base di 1.500 €, ma supera i 2.500 € annui solo tramite la tredicesima, subirà una trattenuta di circa 150 € (1/10 della tredicesima).

Le prime stime parlano di un gettito fiscale di 36 milioni di euro nel primo anno (2026) e fino a 90 milioni annui a regime.

Procedura, impatto e opportunità

L’avvio è previsto nel 2026: il rinvio serve a permettere all’Agenzia delle Entrate – Riscossione (AdER) e alle varie amministrazioni di adattare i sistemi di controllo.

Chi rischia di più? Oltre 250.000 dipendenti pubblici risultano già morosi con cartelle superiori a 5.000 €, e circa 30.000 di questi guadagnano uno stipendio compatibile con la soglia di pignorabilità (media 3.500 €).

Strategie difensive per i dipendenti

  • Cogli il periodo di “pseudo tregua”: il rinvio al 2026 è un’opportunità preziosa per regolarizzare le proprie posizioni prima che scatti il blocco.
  • Ricontrolla le cartelle: errori di calcolo o notifiche mal inviate possono essere impugnati; non tutte le cartelle sono “a prova di bomba”.
  • Valuta una rateizzazione o sanatoria, se disponibile, per evitare pignoramenti.
  • Scegli con cura la forma di impiego: eventuali somme una tantum, come indennità o tredicesima, vengono trattate diversamente e possono modificare l’impatto mensile.

Cornice giuridica e tutela legale

Il pignoramento dello stipendio rientra tra i procedimenti esecutivi presso terzi, disciplinati dagli articoli 543 e seguenti del Codice di Procedura Civile. Limiti costituzionali: la Corte costituzionale ha stabilito che non è necessario garantire una quota minima “impignorabile” per gli stipendi — diversamente dalle pensioni — purché non sia superato il limite legale del quinto.

Una chiamata chiara e netta ai dipendenti pubblici

Questa è una chiamata chiara e netta ai dipendenti pubblici: organizzatevi, correte ai ripari, perché dal 2026, chi non è in regola rischia trattenute immediate in busta paga. E mentre il sistema si prepara, fate anche voi lo stesso — magari rescindendo qualche debito prima che sia troppo tardi.

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