Un numero che impressiona e che racconta, più di ogni statistica, la portata strutturale del problema: ogni anno arrivano in Cassazione oltre 80mila ricorsi. È quanto emerge dalla relazione della prima presidente della Corte Suprema di Cassazione, Margherita Cassano, presentata oggi durante l’assemblea generale della Corte. Una cifra che non ha eguali nel contesto europeo, dove le Corti di ultima istanza gestiscono un flusso di gran lunga più contenuto.
Ricorsi record in Cassazione: l’Italia e il nodo della giustizia lenta
L’eccesso di ricorsi in Italia, dovuto a un sistema che ancora fatica a filtrare a sufficienza tra i vari gradi di giudizio, rappresenta una criticità ormai cronica che grava sulla tenuta dell’intero impianto giudiziario.
Risultati oltre gli obiettivi del PNRR
Nonostante i numeri, la Corte di Cassazione sta reggendo con efficienza l’urto della mole di procedimenti. Lo ha spiegato la presidente Cassano illustrando i progressi ottenuti, specialmente grazie all’impegno dei magistrati e all’organizzazione interna. In ambito penale, i procedimenti vengono definiti mediamente in 78 giorni dalla loro iscrizione, un tempo che, pur non trascurabile, è considerato competitivo se rapportato alla complessità dei fascicoli trattati. In ambito civile, si è assistito a una riduzione significativa delle pendenze: oltre 30.000 casi risolti in poco più di due anni. Inoltre, è stato raggiunto – e persino superato – l’obiettivo fissato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: a fronte dei 977 giorni di “disposition time” previsti entro il 30 giugno 2026, la Cassazione ha già registrato un tempo medio di 901 giorni.
L’efficienza che sfida la burocrazia
La relazione ha voluto mettere in luce non solo i problemi del sistema, ma anche le risposte che il vertice della giustizia italiana è riuscito a dare. L’efficienza raggiunta non è solo frutto di misure straordinarie, ma anche del lavoro costante di riorganizzazione, digitalizzazione e formazione continua del personale. In un contesto in cui ogni giorno arrivano centinaia di fascicoli, la capacità di tenere il passo con tempi certi e risultati misurabili è una sfida quotidiana. Il modello Cassazione – come ha lasciato intendere Cassano – potrebbe diventare un punto di riferimento per le altre articolazioni del sistema giudiziario nazionale, a patto che venga messo nelle condizioni di operare con continuità e risorse adeguate.
Uno squilibrio tra domanda e accesso alla giustizia
La crescita esponenziale dei ricorsi alla Cassazione mette in evidenza un problema più profondo: il rapporto tra la domanda di giustizia e l’effettiva accessibilità e qualità delle risposte nei primi due gradi di giudizio. Molti ricorsi non sono presentati per reali motivi di legittimità ma come estrema possibilità per ottenere una revisione del merito. Questo uso improprio della Suprema Corte finisce per intasare l’ultimo anello della catena, impedendo a volte una celere trattazione delle questioni davvero complesse e innovative. A fronte di questa situazione, è emersa con chiarezza la necessità di una riforma che possa limitare i ricorsi pretestuosi e rafforzare gli strumenti deflattivi già esistenti, come il filtro di ammissibilità e l’incentivo alla conciliazione nei gradi precedenti.
Il ruolo della Corte nella riforma del sistema giudiziario
La Cassazione si trova oggi in una posizione cruciale all’interno del dibattito sulla riforma della giustizia. Non solo come destinataria delle criticità del sistema, ma anche come laboratorio di soluzioni e innovazioni. La presidente Cassano ha ribadito la disponibilità dell’organo ad assumere un ruolo attivo nella modernizzazione dell’intero comparto giudiziario, portando l’esperienza concreta dei suoi magistrati all’interno del dialogo con il legislatore e con il Ministero della Giustizia. Il monito finale della relazione è chiaro: nonostante gli sforzi encomiabili, il numero dei ricorsi resta una sfida che rischia di compromettere il diritto alla ragionevole durata del processo, sancito dalla Costituzione e ribadito dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Il tempo della giustizia, in Italia, resta ancora una delle frontiere più delicate della credibilità dello Stato.