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Ricchi sempre più ricchi, lavoratori sempre più poveri: il paradosso del capitalismo moderno

- di: Marta Giannoni
 
Ricchi sempre più ricchi, lavoratori sempre più poveri: il paradosso del capitalismo moderno
In cinque anni i compensi dei CEO sono cresciuti del 50%, mentre i salari reali dei lavoratori hanno fatto un timido +0,8%. Oxfam denuncia: “Serve un nuovo patto sociale, equo e sostenibile”.
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L’abisso tra chi guida e chi lavora
Nel giorno della Festa del Lavoro, Oxfam ha pubblicato uno studio impietoso che mette a nudo le contraddizioni più profonde del nostro sistema economico. Mentre i vertici delle imprese globali si arricchiscono a ritmi vertiginosi, la stragrande maggioranza dei lavoratori arranca, schiacciata da stipendi stagnanti e un’inflazione che erode silenziosamente ogni busta paga.
Dal 2019 al 2024, il compenso mediano degli amministratori delegati delle grandi aziende è cresciuto del 50% in termini reali, toccando i 4,3 milioni di dollari annui. Si tratta di un incremento pari a 56 volte la crescita del salario medio globale nello stesso periodo, che si è fermata ad appena lo 0,9%.Anno dopo anno assistiamo allo stesso spettacolo grottesco: top manager sempre più ricchi e lavoratori lasciati indietro”, ha denunciato Mikhail Maslennikov, policy advisor di Oxfam Italia, nel comunicato del primo maggio.
I numeri sono ancora più eloquenti quando si guarda ai singoli Paesi: nel 2024, un CEO irlandese guadagnava in media 6,7 milioni di dollari, seguito da quelli tedeschi con 4,7 milioni. In India, la cifra si ferma a 2 milioni, mentre in Sudafrica scende a 1,6 milioni. In Italia le cifre sono meno elevate, ma il rapporto tra top e bottom rimane squilibrato e in peggioramento.
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Italia: stipendi che non bastano più
Nel nostro Paese l’analisi Oxfam è ancora più drammatica. Se invece dell'inflazione media si considera l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità – il cosiddetto “carrello della spesa” – emerge che i salari lordi hanno perso circa il 15% del potere d’acquisto nel solo quadriennio 2019-2023. I piccoli segnali positivi del 2024, con una timida ripresa delle retribuzioni, non sono altro che “placebo”, secondo l’organizzazione.
“La dinamica dei prezzi dei beni essenziali penalizza soprattutto i lavoratori con redditi più bassi, che dedicano la maggior parte del proprio stipendio a spese incomprimibili”, sottolinea Maslennikov. Il problema, secondo Oxfam, non è solo economico, ma politico. “Fino ad oggi manca una visione industriale chiara, capace di puntare su innovazione, transizione ecologica e formazione. Il governo ha rinunciato a strumenti fondamentali come il salario minimo legale e un rafforzamento serio della contrattazione collettiva”.
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Donne ai vertici? Ancora troppo poche

Nonostante alcuni segnali di miglioramento, anche il divario di genere resta un nodo irrisolto. L’analisi di Oxfam su oltre 11mila aziende in 82 Paesi indica che tra il 2022 e il 2023 il gender pay gap è sceso dal 27% al 22%. Ma il cambiamento è ancora troppo lento. Tra le oltre 45 mila imprese con fatturato annuo superiore ai 10 milioni di dollari che rendono pubblico il genere del proprio CEO, solo il 6,7% è guidato da una donna. In alcuni settori come finanza e tecnologia, le quote femminili ai vertici sono ancora più basse.
Eppure, numerosi studi dimostrano che la presenza femminile nei ruoli apicali ha effetti positivi non solo sull’equità interna, ma anche sulla performance complessiva delle aziende. “Non si tratta solo di giustizia – ha affermato l’economista Mariana Mazzucato a Bloomberg – ma di buon senso economico. Le imprese più inclusive sono anche quelle più resilienti”.
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La nuova aristocrazia del XXI secolo
Secondo Oxfam, il fenomeno dei super-ricchi che si arricchiscono a scapito della collettività ha ormai raggiunto proporzioni sistemiche. I dati più recenti mostrano che nel 2024 i miliardari del pianeta hanno aumentato la loro ricchezza complessiva di 2 trilioni di dollari, tre volte in più rispetto all’anno precedente. Il patrimonio dei 5 uomini più ricchi del mondo è raddoppiato dal 2020, mentre 5 miliardi di persone non hanno visto alcun miglioramento.
Un trend che non è più solo insostenibile, ma esplosivo. La concentrazione di potere economico e finanziario nelle mani di pochi – afferma Oxfam – è il segnale di un capitalismo degenerato, che sacrifica la coesione sociale sull’altare del profitto.
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Proposte concrete per un riequilibrio
Per invertire la rotta, l’organizzazione propone una serie di misure radicali, ma realistiche: introdurre una tassa permanente sui grandi patrimoni, fissare un salario minimo universale, rafforzare la contrattazione collettiva, imporre una maggiore trasparenza sulle retribuzioni interne e introdurre un tetto ai rapporti retributivi dentro le imprese.
“I CEO non dovrebbero guadagnare più di 20 volte il salario mediano dei propri dipendenti”, ha dichiarato Gabriela Bucher, direttrice esecutiva di Oxfam International. “Altrimenti continueremo a costruire società fondate sull’ingiustizia e sulla fragilità”.
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La scelta tra disuguaglianza e futuro
Quella che stiamo vivendo non è una semplice crisi di redistribuzione, ma una sfida di civiltà. In un mondo sconvolto dalle guerre, dalla crisi climatica e da disordini sociali sempre più frequenti, le disuguaglianze economiche rappresentano una bomba a orologeria. Ignorarle equivale ad alimentarle. La politica ha ancora tempo – ma non molto – per invertire la rotta. Il capitalismo può ancora essere salvato, ma solo se tornerà a essere uno strumento al servizio della collettività, e non dei pochi che stanno in cima.

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