Regno Unito, l'FMI ammonisce: "Stop a nuovi tagli delle tasse"

- di: Redazione
 
È un secco ammonimento quello che il Fondo Monetario Internazionale ha lanciato al Governo del Regno Unito, sconsigliandolo di attuare ulteriori tagli fiscali. Il Fondo, secondo quanto si legge nella sua ultima valutazione dell’economia mondiale, ritiene che i tagli alla spesa previsti dal Tesoro britannico a partire da quest'anno non siano realistici.

Regno Unito, l'FMI ammonisce: "Stop a nuovi tagli delle tasse"

Una affermazione che certo non collima con quella del cancelliere Jeremy Hunt, secondo il quale i tagli fiscali potrebbero essere di grande aiuto per rilanciare la crescita.
Gli ultimi commenti del FMI sono arrivati quando ha rivisto al ribasso le sue previsioni per la crescita del Regno Unito l’anno prossimo dal 2% all’1,6%, in parte come conseguenza statistica della crescita rivista al rialzo durante gli anni della pandemia. Questa performance migliore lascia meno spazio alla crescita per recuperare il ritardo negli anni successivi.

Si prevede che la crescita del Regno Unito lo scorso anno e quest’anno rimarrà lenta, rispettivamente al di sotto dello 0,5% e dello 0,6%, la seconda più lenta tra le principali economie del G7, dietro alla Germania.
Il Fondo monetario internazionale ipotizza inoltre meno tagli dei tassi da parte della Banca d'Inghilterra rispetto ai mercati finanziari, calcolando che i tassi rimarranno al 5,25% nella prima metà di quest'anno. Si prevede poi che la Banca tagli del mezzo punto percentuale nella seconda metà dell'anno.

Fonti del Tesoro, che i media britannici celano dietro l'anonimato, fanno trapelare un certo sconcerto per la posizione dell'FMI, che peraltro arriva in un momento delicato in vista del Bilancio e delle elezioni generali. Le stesse fonti hanno affermato che il miglioramento delle prospettive di crescita del Regno Unito è dovuto ai tagli fiscali mirati agli investimenti aziendali decisi dal Cancelliere.
Se il governo si attiene ai suoi piani di spesa, allora tassi di interesse più bassi e un’economia più forte potrebbero aumentare il margine di manovra del cancelliere rispetto ai suoi obiettivi di prestito autoimposti fino a 20 miliardi di sterline all’anno.
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