La nostra biblioteca - Chase - Le figlie di Foxcote Manor - L'incerto equilibrio di una famiglia squassato dagli eventi

- di: Diego Minuti
 
Una storia, tre voci narranti, pagine dalla lettura scorrevole, ma che sa diventare intensa per capire e comprendere le vicende di una famiglia, gli Harrington, e dei piccoli e grandi segreti che essa nasconde.
Sappiamo bene che cercare di raccontare un romanzo, in poche righe, è cosa difficile e irrispettosa de lavoro dell'autore - che in questi caso è Eve Chase -, ma leggere ''Le figlie di Foxcote Manor'' (Sperling & Kupfer - pag.333 - 17 euro) è un impegno che si sopporta godendo (quasi) di ogni singola pagina, perché questo romanzo (uscito nel Regno Unito nel 2020, con il titolo ''The Glass House'', che, se fosse stato tradotto in italiano dall'originale, avrebbe generato un po' di confusione, tra libri e film con la stessa ''dicitura'') ha il grande pregio di essere intenso sin dall'inizio affidandosi alle descrizioni di tre donne e della visione della realtà che si manifesta ai loro occhi, con diverse tonalità.
''Le figlie di Foxcte Manor'' è il classico romanzo che, con sfumature di noir, ma anche con potenti implicazioni di analisi psicologica, aiuta a percorrere un sentiero in cui, scorrendolo, ci sia accorge di come spesso la ricerca della verità è un paravento per nascondere le proprie debolezze.

La nostra biblioteca - Chase - Le figlie di Foxcote Manor - L'incerto equilibrio di una famiglia squassato dagli eventi

Una storia che viene arricchita, aggiornata, modificata a seconda di chi la racconta, a seconda, quindi, del punto di vista personale che tiene conto della sensibilità e delle esperienze di ciascuna delle narratrici. Che sono le tre protagoniste, che si dividono equamente la scena, parlando chi dal gradino più basso del microcosmo della famiglia Harrington, chi da parte di essa, chi invece come elemento intriso di mistero e per questo capace di garantire la tensione del racconto. Che parte da un'ambientazione di totale isolamento fisico dall'esterno, che per gli Harrington significa porre, come confine delle loro vicende, la foresta che circonda il maniero, proteggendolo, ma anche ergendosi a confine quasi invalicabile per chi sta al suo interno.

Un gioco di equilibri, da esperimento sociale, in cui la solitudine è spesso un rifugio, che viene spezzato da un evento inatteso (il ritrovamento di una bambina di cui non si sa nulla e che quindi diventa oggetto di un confronto per deciderne il futuro) che via via altera il perfetto meccanismo familiare, conclamato e solido, ma solo in apparenza. Perché decidere cosa fare della bambina è solo il primo gradino di un confronto che porta tutta la famiglia a rinchiudersi ancora in sé stessa forse pensando che il destino ha voluto dare ai suoi componenti una nuova occasione per dare un senso alla loro esistenza, fatta di silenzi e straniamento dalla realtà che vive oltre la cortina di alberi che circonda il maniero.

Non mancano, in ''Le figlie di Foxcote Manor'', i riferimenti ad altri capisaldi della letteratura del mistero, ma l'autrice, che non dimentica certo la sua formazione da giornalista, ha saputo bene come evitare confronti, inserendo, nel meccanismo del racconto, ulteriori elementi (come la scoperta dell' ''immancabile'' cadavere proprio nella foresta che avrebbe dovuto proteggere gli Harrington) che spingono il lettore ad appassionarsi, imponendogli la sfida, ardua, di scegliere a quale delle tre narratrici accordare la sua fiducia, per capire il cuore del mistero, prima che esso venga svelato.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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