Rapporto Cnel: la sfida demografica per salvare welfare e crescita

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 

"L’Italia sta entrando in una nuova fase della sua storia che corrisponde a un inedito impoverimento del potenziale della forza lavoro", un processo che si combina "con l'aumento della popolazione anziana nelle età tradizionalmente inattive". È quanto emerge dal rapporto del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel) intitolato Demografia e forza lavoro, curato dal demografo Alessandro Rosina (nella foto). Il documento fotografa con dovizia di particolari, dati e proiezioni un futuro complesso per il Paese, in cui la crisi demografica potrebbe compromettere gli equilibri economici e sociali su cui si regge il sistema italiano.

Rapporto Cnel: la sfida demografica per salvare welfare e crescita

Secondo l’analisi del Cnel, le dinamiche negative della natalità hanno portato l'Italia, già nella prima metà degli anni '90, a diventare "la prima nazione al mondo con il numero di residenti under 15 sceso sotto quello degli over 65". Una tendenza che, invece di arrestarsi, ha continuato ad accentuarsi nel corso degli anni. Oggi, "quest'ultima fascia d'età ha superato anche gli under 25 ed entro i prossimi quindici anni andrà a superare anche gli under 35". Il rapporto sottolinea un dato preoccupante per il futuro del Paese: l'indice di dipendenza degli anziani – che misura il numero di over 64 ogni 100 adulti in età lavorativa – è destinato a crescere dall'attuale 40% a circa il 66% entro il 2070.

Questa crescita, se non affrontata con misure strutturali adeguate, rischia di diventare insostenibile per il sistema economico e sociale, con un peso sempre maggiore sulle casse dello Stato. Come si legge nel rapporto, "più tale rapporto aumenta e più, nella bilancia demografica, il peso si sposta dal piatto dell'età in cui si fa crescere l'economia a quello dell'età in cui si assorbono risorse pubbliche per assistenza sanitaria e pensioni".

In parole semplici, l'Italia rischia di diventare un Paese in cui le risorse destinate alla crescita e all'innovazione verranno progressivamente dirottate per far fronte ai costi di un welfare sempre più gravoso. E questo potrebbe avere ripercussioni dirette non solo sulla sostenibilità della spesa pubblica, ma anche sulla competitività internazionale del Paese, che perderebbe terreno rispetto agli altri Stati membri dell'Unione Europea.

Un confronto impietoso con l'Europa

Uno degli aspetti più preoccupanti evidenziati dal rapporto Demografia e forza lavoro è il confronto con le altre economie europee, che, a differenza dell'Italia, hanno saputo affrontare con maggiore efficacia la sfida demografica. La Germania, ad esempio, ha arginato l'emorragia demografica "grazie ad una inversione di tendenza delle nascite e a consistenti flussi migratori", due elementi che hanno permesso al Paese di mantenere un equilibrio tra la popolazione attiva e quella inattiva.

Anche la Francia offre un esempio virtuoso: con un tasso di fecondità stabile, da oltre quarant'anni vicino ai due figli per donna, ha evitato il tracollo demografico che invece ha colpito l'Italia. "Se da una parte, a metà del XXI secolo, i 30enni francesi rimarranno su valori consistenti, dall'altra in Italia ci sarà una riduzione di circa un milione di unità", si legge nel rapporto. Un dato che mette a nudo l'incapacità italiana di affrontare un problema che si trascina da decenni.

Il declino demografico italiano, infatti, è il risultato di scelte politiche miopi, che non hanno saputo incentivare la natalità né attrarre nuovi flussi di lavoratori dall'estero. Le politiche di welfare familiare, inoltre, sono rimaste frammentate e insufficienti a sostenere le famiglie, in netto contrasto con quanto avviene in altri Paesi europei.

Le conseguenze sul mercato del lavoro

Oltre agli effetti sulla spesa pubblica, il rapporto del Cnel evidenzia come la crisi demografica avrà ripercussioni devastanti anche sul mercato del lavoro. La riduzione della forza lavoro giovanile non solo rallenterà la crescita economica, ma rischia di innescare un pericoloso circolo vizioso: meno giovani significa meno innovazione, meno produttività e, di conseguenza, meno opportunità di sviluppo per le imprese.

"L’Italia si troverà nel prossimo futuro in condizione di svantaggio competitivo con gli altri partner europei", avverte Rosina, sottolineando che senza interventi tempestivi il Paese rischia di perdere la sua capacità di attrarre investimenti e di generare crescita sostenibile.

L'occupazione giovanile, già oggi in sofferenza, potrebbe ulteriormente contrarsi, mentre l’invecchiamento della popolazione attiva potrebbe portare a una maggiore rigidità del mercato del lavoro, con un impatto negativo sulla capacità di adattarsi alle nuove sfide tecnologiche e produttive.

Cosa fare per invertire la rotta?

Il rapporto del Cnel non si limita a fotografare la situazione, ma propone alcune linee guida per affrontare la crisi demografica. Tra le soluzioni suggerite ci sono:

Politiche di sostegno alla natalità, con incentivi economici concreti per le famiglie e servizi di conciliazione lavoro-famiglia più efficienti.

Attrazione di nuovi flussi migratori qualificati, attraverso una gestione più strategica dell'immigrazione che possa contribuire al rinnovo della forza lavoro.

Investimenti nella formazione e nell’occupazione giovanile, per offrire ai giovani opportunità di crescita professionale in Italia e ridurre la fuga di cervelli all’estero.

Riforma del sistema pensionistico, con misure che incentivino una permanenza più lunga nel mondo del lavoro senza penalizzare le nuove generazioni.

L’obiettivo, secondo il Cnel, deve essere quello di costruire un modello di sviluppo sostenibile, capace di affrontare la transizione demografica con strumenti adeguati e una visione di lungo periodo.

Un'opportunità ancora possibile

Nonostante lo scenario preoccupante delineato dal rapporto Demografia e forza lavoro, il Cnel invita a non rassegnarsi al declino. L’Italia ha ancora l’opportunità di invertire la rotta, a patto che si agisca subito e con determinazione.

La sfida è complessa, ma necessaria: rilanciare la natalità, attrarre nuovi talenti e costruire un sistema di welfare sostenibile sono passi fondamentali per garantire un futuro solido alle nuove generazioni e alla crescita del Paese. Ma il tempo stringe, e ogni ritardo potrebbe costare caro.

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