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Rama trionfa alle urne: quarto mandato e record storico

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Rama trionfa alle urne: quarto mandato e record storico

Edi Rama ce l’ha fatta ancora. I primi dati ufficiali confermano il trionfo del premier socialista alle elezioni parlamentari svoltesi ieri in Albania. Con circa il 30% delle schede scrutinate, il Partito Socialista ha conquistato 83 seggi su 140,9 in più rispetto alla legislatura uscente. Un risultato che segna il miglior dato mai ottenuto da una singola forza politica nella storia repubblicana del Paese. Il premier uscente, che guida l’Albania ininterrottamente dal 2013, si avvia così verso il suo quarto mandato consecutivo, rafforzando ulteriormente il suo controllo sull’aula e sullo scenario politico interno.

Rama trionfa alle urne: quarto mandato e record storico

Se da un lato Rama vola, dall’altro l’opposizione conservatrice guidata da Sali Berisha incassa una sconfitta pesante. I dati preliminari attribuiscono al Partito Democratico e ai suoi alleati solo 51 seggi, ben 12 in meno rispetto alle ultime elezioni. Berisha, già due volte premier e in passato anche presidente della Repubblica, non è riuscito a rilanciare una coalizione segnata da divisioni interne, sospetti di corruzione e scarsa incisività sui temi sociali. Una débâcle che apre inevitabilmente il dibattito interno alla destra albanese, ora costretta a ridefinire leadership e strategia.

Un’elezione cruciale per l’Europa
Oltre il dato politico interno, il voto di ieri ha un peso anche sul piano internazionale. Rama ha impostato la campagna su un messaggio chiaro: portare l’Albania nell’Unione Europea entro il 2030. Un obiettivo ambizioso, che ha convinto la maggioranza degli elettori ma che richiederà ora riforme profonde in ambiti chiave come la giustizia, la lotta alla corruzione e la libertà di stampa. Bruxelles osserva con attenzione: nei prossimi mesi si attende una nuova valutazione dei progressi di Tirana, che ha già ottenuto lo status di candidato e aperto i primi capitoli negoziali con la Commissione.

Un Paese che cambia, un elettorato diverso

Le elezioni 2025 sono state anche le prime in cui hanno votato, per corrispondenza, circa 200.000 cittadini albanesi residenti all’estero. Una novità importante, che ha contribuito ad aumentare la partecipazione e ha rafforzato la legittimità del risultato. Proprio i voti della diaspora, in particolare da Italia, Grecia e Germania, si sono rivelati determinanti in alcune circoscrizioni chiave. Rama ha ringraziato pubblicamente “gli albanesi del mondo”, definendoli “parte integrante del nostro futuro europeo”. La loro inclusione nel processo democratico segna un passaggio storico.

Nessun incidente, ma restano tensioni latenti
La giornata elettorale si è svolta senza episodi gravi di violenza o irregolarità sistemiche. Tuttavia, l’opposizione ha già annunciato ricorsi in alcune aree, denunciando presunti casi di brogli e compravendita di voti. Gli osservatori internazionali dell’OSCE, pur rilevando un miglioramento rispetto al passato, hanno sottolineato l’importanza di garantire una totale trasparenza nei processi di conteggio e trasmissione dei risultati. Il clima politico resta polarizzato, ma la netta affermazione dei socialisti sembra per ora aver messo all’angolo le spinte destabilizzanti.

Il modello Rama: populismo e pragmatismo
Edi Rama ha costruito negli anni un’immagine forte, carismatica, a tratti controversa. Ex artista, ex sindaco di Tirana, ha saputo imporsi con uno stile comunicativo diretto, efficace, spesso spregiudicato. I suoi detrattori lo accusano di concentrare troppo potere, di aver normalizzato un controllo eccessivo sui media, e di gestire il potere con logiche clientelari. I suoi sostenitori, al contrario, lo vedono come l’unico leader capace di garantire stabilità, crescita e un orizzonte europeo in un Paese che ha conosciuto in passato colpi di Stato, anarchia, fuga di massa.

Prossima tappa: Bruxelles
Rama ha già annunciato che nei prossimi giorni sarà a Bruxelles per rilanciare l’agenda europea dell’Albania. Tra i dossier più urgenti c’è quello dei flussi migratori, delle politiche energetiche comuni e del ruolo dell’Albania nei Balcani Occidentali, regione chiave per la sicurezza del continente. Forte di un consenso interno consolidato, il premier cercherà ora di tradurre la forza elettorale in forza negoziale. Per riuscirci, dovrà dimostrare che il suo nuovo mandato sarà non solo di governo, ma anche di cambiamento.

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