Dazi, stablecoin e fragilità finanziarie: il monito della Banca dei regolamenti internazionali arriva contagioso e urgente.
(Foto: Il Presidente del Consiglio di amministrazione della BIS, François Villeroy de Galhau, Governatore della Banca di Francia).
In un ritmo incalzante, il Rapporto economico annuale della Banca dei regolamenti internazionali (BIS) ospita una diagnosi severa: il protezionismo in aumento, l’esplosione del debito pubblico e le criptovalute interconnesse rischiano di far scattare una crisi nelle fondamenta della finanza globale.
Il protezionismo rallenta già l’economia
Il documento avverte che l’incertezza sui dazi – innescata dalle politiche di Trump – sta già rallentando gli investimenti e spingendo le famiglie al risparmio, prima ancora che le misure siano operative. I dati Istat per l’Italia, sebbene prematuri, segnalano una tendenza alla frenata.
“Volatilità dovuta a politiche di mercato sempre più interconnesse”, afferma Hyun Song Shin, consulente economico della BIS.
Debito record e istituzioni esposte
L’indebitamento pubblico ha superato i livelli del dopoguerra: i bassi tassi e la spesa post-pandemica lo hanno reso temporaneamente sostenibile, ma oggi espongono governi e mercati a gravi rischi.
Allarme anche sul fronte della spesa per interessi, che si avvicina – e in alcuni casi supera – quella per istruzione e pensioni. Un campanello che impone rigore fiscale e margini di bilancio più solidi.
Ombraggio dagli hedge fund e dai non bank financial institutions
Emergono nuovi attori nel panorama finanziario globale: le istituzioni non bancarie, hedge fund compresi, si muovono con leve elevate su mercati come quello dei titoli di Stato, aumentando l’instabilità sistemica.
Già nel marzo 2020 e nell’aprile 2025 si sono visti episodi di alta volatilità nei Treasury, innescati da haircut ridotti e operazioni speculative a leva.
Crypto & stablecoin sotto osservazione
La BIS accende i fari sulle stablecoin, in particolare quelle con forti riserve in Treasury Usa: Tether e Circle detengono un peso significativo e l’eventuale crollo del settore potrebbe travolgere i mercati obbligazionari.
Secondo il rapporto, le stablecoin non rispettano i principi monetari fondamentali (singleness, elasticità, integrità) e rappresentano un rischio per la sovranità monetaria e la stabilità finanziaria.
Il mercato complessivo vale circa 260 miliardi di dollari, con USDT e USDC che rappresentano quasi il 99%. Nuove norme, come il GENIUS Act in discussione al Senato Usa, mirano a introdurre garanzie asset-backed e limiti alla crescita incontrollata.
La nuova frontiera: tokenizzazione
In risposta, la BIS propone una tokenizzazione guidata dalle banche centrali: piattaforme digitali «unified ledger» in grado di integrare riserve centrali, depositi bancari e titoli pubblici su un’unica infrastruttura.
Obiettivo dichiarato: aumentare efficienza, trasparenza e resilienza senza cedere il controllo del denaro alle stablecoin.
Le dichiarazioni della BIS
- “Serve agire con decisione su più fronti per garantire stabilità dei prezzi e crescita sostenibile, preservando stabilità finanziaria” – Agustín Carstens.
- “Le stablecoin ricordano i banchieri privati del XIX secolo: opache e vulnerabili a fire sales” – Hyun Song Shin.
- “La qualità delle riserve e le procedure di due diligence variano, sollevando interrogativi su trasparenza e affidabilità” – Andrea Maechler.
Un incrocio critico
Siamo a un incrocio critico: dazi, debito e cripto non sono nodi separati, ma una rete sistemica di minacce che può colpire politica monetaria, fiducia e crescita globale.
La proposta della BIS è netta: controllo fiscale, regolazione dei mercati non bancari, supervisione sulle stablecoin e una spinta strutturale alla tokenizzazione pubblica.