Un convegno organizzato dall'Associazione esposizioni e fiere italiane al ministero delle Imprese e del Made in Italy ha visto la presentazione di un rapporto congiunto fra Prometeia e Aefi, in occasione della nona Giornata Mondiale delle Fiere.
Fiere: studio congiunto di Prometeia e Aefi
L'analisi evidenzia la crescita generata negli ultimi 10 anni dalle imprese che si sono affacciate alle fiere internazionali nei macrosettori è stata quasi doppia rispetto al trend generale dei comparti di riferimento. Un surplus di beneficio rintracciato guardando ai risultati di un panel di 3800 imprese che valgono il 25% del giro d’affari complessivo, ma che si sono rivelate assolute protagoniste dell’incremento dei 3 settori, con un’incidenza sulla crescita dei fatturati del 62% (+39 miliardi di euro su un totale di +62 miliardi), con punte dell’82% per l’agroalimentare. Il “premio di partecipazione” delle imprese indagate legato all’esperienza fieristica nell’immediato pre-Covid (2012-2019) vale – stando alle stime econometriche di Prometeia - il 6,9% della crescita settoriale, pari a 4,3 miliardi di euro.
Al convegno hanno partecipato Maurizio Danese, presidente Aefi; Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy; Matteo Zoppas, presidente Ice Agenzia; Giuseppe Schirone, Principal Prometeia; Pietro Piccinetti, coordinatore Commissione internazionalizzazione Aefi; Lorenzo Berneri, responsabile Comunicazione e Relazioni esterne Simest; Simona Rapastella, dg FederUnacoma e vicepresidente Aefi; Federico Bricolo, presidente di Veronafiere; Marco Carniello, Chief business officer Ieg- Italian Exhibition Group e Renato Pujatti, presidente Pordenone Fiere e vicepresidente Aefi.
Maurizio Danese, presidente dell’associazione nazionale di riferimento per quartieri e organizzatori di fiere (nella foto), ha commentato: “Per i 3 macrosettori, cui corrisponde una parte significativa delle nostre manifestazioni internazionali, il rapporto stima un’evoluzione positiva del fatturato al 2026 di oltre 50 miliardi di euro (+5,7%) grazie soprattutto alle esportazioni che cresceranno in valore dell’11% a fronte di un mercato interno poco più che stabile. Per questo serve accelerare sul veicolo per l’internazionalizzazione delle nostre principali rassegne; la nostra call al settore e al governo riguarda possibili aggregazioni tra eventi leader del made in Italy per essere maggiormente presenti all’estero. Una piattaforma a regia unica per le fiere tricolori oltreconfine su cui è fondamentale - e si confida imminente - l’adesione del Governo dei dicasteri coinvolti, a partire dal Mimit, e di agenzie come Ice e Simest”.
L’effetto fiera – conclude il report – potrà rivelarsi ancora più incisivo in maniera direttamente proporzionale all’adesione di Pmi (15 mln di euro il fatturato medio) alle manifestazioni internazionali, in Italia e all’estero. L’ingresso di 4150 nuove piccole e medie realtà alle fiere tricolori porterebbe infatti un beneficio di un altro +0,6% sull’aumento complessivo di fatturato dei tre settori (+56 miliardi di euro), con un incremento ascrivibile alla sola partecipazione fieristica che si attesterebbe a +5,7 miliardi di euro, anziché 3,1. A beneficiarne di più sarebbero, ancora una volta, i volumi d’affari dei comparti tecnologici (meccanica, elettronica, elettrotecnica, aerospazio e altro), che chiuderebbero il 2026 a +39 miliardi di euro, e quelli agroalimentari, a +20 miliardi.