Processo Eni: una sentenza che riguarda tutti

- di: Diego Minuti
 
Per la giustizia italiana, non c'è stato alcun comportamento penalmente rilevante nella gestione che l'Eni - e per essa i suoi vertici - ha fatto della trattativa portata avanti, parecchi anni fa, per ottenere la concessione relativa ad un importantissimo giacimento di petrolio, al largo delle coste della Nigeria.
Quindi, nessuna colpa perché, per i giudici di primo grado di Milano, il fatto non sussiste, ovvero non c'è stato da parte dei dirigenti dell'epoca di Eni (tra cui l'ex ad Paolo Scaroni e quello attuale, Claudio Descalzi) alcun comportamento corruttivo di cui rispondere davanti alla giustizia.

La sentenza dei giudici di Milano è una notizia due volte buona.
La prima riguarda l'aspetto personale che attiene ai singoli imputati, che hanno visto riconosciuta la correttezza del loro agire; la seconda, più in generale, è che non sempre c'è qualcosa di illecito dietro una mediazione di tipo mercantile con Paesi in cui, a giudizio di altre nazioni, non sia garantita anche solo la minima soglia di legalità. Uscendo fuori dai giri di parole, non è che siano illegali tutte le transazioni commerciali che vengono avviate o perfezionate con Paesi sospettati di essere governati da delinquenti o criminali o solo disonesti. Certo, di casi di corruzione ce ne sono e, purtroppo, ce ne saranno ancora, ma non è che siano una prerogativa di Paesi di recente o solo presunta democrazia, perché questo cancro si può annidare ovunque in una società.

E questo ragionare ci riporta alla prima considerazione, relativa a come vengono condotte alcune trattative. L'Italia, purtroppo, non è che possa dare grandi lezioni in materia di lotta alla corruzione, che è uno dei reati più spregevoli perché si alimenta dalla ruberia nei confronti del bene comune, perché lucrare attraverso di essa significa colpire l'interesse del resto della comunità nazionale. Non c'è una graduatoria di gravità, perché chi corrompe o si fa corrompere è parte dello stesso problema, trattandosi di persone che agiscono per interesse (illecito) proprio a discapito di quello di un Paese intero. Per questo hanno le stesse colpe quelli che si fanno corrompere o corrompono per poche banconote e quelli che lo fanno con transazioni illecite con cifre a tre, sei o addirittura nove zeri, come nel caso contestato all'Eni, dove l'ammontare della presunta tangente è solo conseguenza dell'enorme valore della concessione in gioco.

Ma il processo al gigante energetico italiano ha dimostrato che ad un grande "affare" non necessariamente deve corrispondere un grande "malaffare". Sarebbe un automatismo perverso che ci costringerebbe a guardare con diffidenza tutti coloro che fanno affari con Paesi stranieri e non può mai essere così per definizione, per il semplice motivo che non è così.
Intendiamoci, non sosteniamo la tesi che tutti siano perfetti, ma vorremmo che la presunzione di innocenza - che dovrebbe essere alla base del nostro processo penale, anche se di recente alcune sentenze vengono fatte sui media e non nelle aule di giustizia - valesse per quello che è, ovvero la garanzia che il giudizio sia equilibrato, magari raddrizzando alcune distorsioni conseguenza di taluni eccessi di protagonismo di qualche toga.

Giustamente oggi c'è chi, commentando la sentenza di Milano, ha ricordato come per la medesima vicenda due dei mediatori siano stati condannati e questo certo non è un catalizzatore di chiarezza, immettendo, nella valutazione generale, elementi di ulteriore riflessione. Ma forse da processi come quelli di Milano si possono trarre considerazioni utili per il futuro.
La prima - ma non certo l'unica - che emerge è che la Giustizia ha i suoi tempi, comprensibili, ma che dovrà pure arrivare il tempo in cui un imputato possa ottenere una sentenza non dopo molti anni come accade oggi. La condizione di "imputato" non è, come naturale, agevole, ma il fatto che per colpe non sue qualcuno o qualcuna debba restarvici per anni ed anni non è cosa che si possa più accettare, anche se il processo si risolve in una assoluzione.
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