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Sgombero del Leoncavallo: fine di un’era, ma la doppia morale regna

- di: Jole Rosati
 
Sgombero del Leoncavallo: fine di un’era, ma la doppia morale regna
Sgombero del Leoncavallo a Milano: fine di un’era e doppia morale
Un blitz improvviso silura un’istituzione culturale a Milano, mentre a Roma Casapound resta impunito: la legalità a chiamata, la politica a senso unico.

(Foto: presidio popolare contro lo sgombero del Leoncavallo).

Tra storia e colpi di scena: lo sgombero del Leoncavallo

Il colpo d’alba. Alle prime luci del mattino un ufficiale giudiziario con scorta poliziesca ha dato il via allo sgombero del centro sociale Leoncavallo in via Watteau, Milano – un’anticipazione rispetto all’originaria agenda fissata per il 9 settembre. Con cinquanta anni di storia alle spalle, l’occupazione del centro – iniziata nel 1975 – si spegne così con effetto immediato.

Il sindaco Sala: “Mancata trasparenza”

Il primo cittadino di Milano ha lamentato di non essere stato informato dell’esecuzione: una “mossa brusca” in mezzo a una trattativa in corso per trasferire il Leoncavallo in via San Dionigi.

Legalità selettiva? il dibattito politico infiamma

Piantedosi e Meloni: “Tolleranza zero”

Il Ministro dell’Interno ha esultato: “Finalmente si ristabilisce la legalità. Tolleranza zero verso le occupazioni abusive.”

Sulla stessa linea, Giorgia Meloni ha tuonato: “Non possono esserci zone franche… le occupazioni abusive danneggiano sicurezza e comunità.”

Il doppio standard denunciato dalle opposizioni

Le opposizioni, invece, gridano all’ipocrisia: un centro sociale attivo da trent’anni viene liquidato come illegalità, mentre l’immobile occupato da Casapound nel cuore di Roma resta intatto. Anche l’ANPI rimarca che “Piantedosi non ha mai mosso un dito.” Il Pd milanese parla di ministri della legalità “a targhe alterne”.

Casapound resta in piedi da vent’anni

L’immobile occupato abusivamente da Casapound in via Napoleone III, Roma, resiste indisturbato dal 2003; nel 2023 una sentenza lo ha dichiarato occupazione abusiva, ma nessun sgombero è stato eseguito. Le opposizioni incalzano: alle dichiarazioni di legalità devono seguire i fatti, anche per Casapound.

Reazioni e prospettive: tra memoria, speculazione e futuro

Le “Mamme del Leoncavallo”: dolore e resistenza

Marina Boer dell’associazione Mamme del Leoncavallo parla di “modo brutto e doloroso di concludere questa fase”, un segnale di “nessuna volontà di dialogo” e un errore per una Milano che non può perdere la sua voce alternativa.

Il manifesto: blitz estivo come mossa politica

L’interpretazione è netta: lo sgombero sarebbe una scelta strategica della destra per indebolire la giunta Sala e, drammaturgicamente, aprire una campagna elettorale su Milano, mentre il centro sociale veniva cancellato nonostante fosse in corso una trattativa.

La prospettiva culturale di sinistra anticapitalista

Sinistra Anticapitalista parla di “violenza militare” e “violenza verbale della destra”, spoglia il gesto di qualsiasi facciata legalitaria e denuncia il vuoto politico del centrosinistra, incapace di offrire risposte alla domanda di mutualismo e cultura libera.

Una ferita nella memoria di Milano

Lo sgombero del Leoncavallo il 21 agosto 2025 ha interrotto una tradizione culturale che ha attraversato cinque decenni. L’azione del governo è stata percepita come un colpo al cuore della sinistra milanese – uno sgombero a sorpresa, con scarsa trasparenza e forte valenza simbolica. Quello che emerge è un ritratto di legittimità a geometria variabile, dove la certezza del diritto sembra valere solo per alcuni.

La domanda che resta: se la legge è uguale per tutti, come sostiene il centrodestra, perché non ricade anche su Casapound a Roma? E cos’è che Milano perde davvero quando cade un luogo come il Leoncavallo – solo muri, o una narrazione viva e alternativa? 

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