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Usa: 50 % di dazi e sanzioni al Brasile, furiosa reazione di Lula

- di: Jole Rosati
 
Usa: 50 % di dazi e sanzioni al Brasile, furiosa reazione di Lula
In un giorno definito “sacro”, Lula (foto) risponde colpo su colpo all’America: dazi durissimi, giudice giustiziato dalle sanzioni; diplomazia al tappeto e futuro incerto.

Lula difende il Brasile: “Il giorno sacro della sovranità”

Il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha definito una “giornata sacra” per la sovranità nazionale: gli Stati Uniti hanno infatti imposto dazi del 50 % sulla stragrande maggioranza delle esportazioni brasiliane — una mossa legata alle accuse che coinvolgono il processo contro l’ex presidente Jair Bolsonaro. Lula ha promesso di “difendere la sovranità del popolo brasiliano”.

A Washington, il Ministro degli Esteri Mauro Vieira, dopo un incontro con il Segretario di Stato USA Marco Rubio, ha bollato le misure come “un’ingerenza inaccettabile nella sovranità nazionale”.

Il blitz Usa: 50 % di dazi e sanzioni al giudice Moraes

Gli Stati Uniti, tramite un ordine esecutivo del 30 luglio 2025, hanno introdotto un dazio aggiuntivo del 40 %, che si aggiunge al 10 % già esistente, portando il totale al 50 % su quasi tutti i beni brasiliani, escluse alcune categorie come aeromobili civili (Embraer), succhi di arancia, energia, fertilizzanti e pasta di legno — esenzioni scelte strategicamente per limitare l’impatto complessivo ma mantenere alta la pressione politica.

Contestualmente, il Tesoro USA ha sanzionato il giudice Alexandre de Moraes della Corte Suprema brasiliana, accusandolo di abusi contro i diritti umani, repressione della libertà di espressione e detenzioni arbitrarie legate al processo contro Bolsonaro, applicando la legge Global Magnitsky. A de Moraes sono stati congelati eventuali beni negli Stati Uniti e revocati i visti — misura che ha scatenato forti proteste in Brasile e nel mondo legale internazionale.

Reazioni e impatti in Brasile

Secondo la Confederazione nazionale dell’industria (CNI), i dazi potrebbero causare oltre 100.000 perdite di posti di lavoro e una contrazione del PIL brasiliano dello 0,2 %.

Lula ha reagito duramente, definendo la mossa americana una “ricatta politica inaccettabile” e ribadendo che “le accuse su Bolsonaro non possono entrare in trattativa”.

In contemporanea, in Brasile sono esplose proteste simboliche sui social con il fenomeno dei “vampetaço”: meme, contenuti generati da intelligenza artificiale e slogan nazionalisti per denunciare il “tarifaço” degli Stati Uniti e difendere l’identità e la fierezza del paese nel contesto dei BRICS.

Lo scontro strategico: motivazioni USA e implicazioni future

Il governo Trump ha giustificato i dazi come risposta a una “emergenza economica” causata dai provvedimenti giudiziari brasiliani contro Bolsonaro, definendo il caso una “caccia alle streghe” che danneggia gli interessi statunitensi.

Secondo analisti, queste azioni rappresentano un uso politico delle leve commerciali e giudiziarie per proteggere un ex alleato come Bolsonaro, sollevando preoccupazioni internazionali su un possibile abuso del potere esecutivo americano.

Un approfondimento sul clima geopolitico

L’analisi di osservatori internazionali parla di una svolta nell’identità brasiliana: classe politica e opinione pubblica sembrano determinati a superare il cosiddetto “complesso vira‑lata” e a proiettare una nuova fiducia nazionale — non più succubi di ingerenze straniere, ma protagonisti del dialogo globale, specialmente nel campo del commercio e della democrazia.

Un punto di svolta

L’episodio del 30 luglio 2025 segna un punto di svolta: gli Stati Uniti alzano il tiro su dazi e sanzioni, il Brasile risponde con fermezza e mobilitazione simbolica. Il futuro della relazione bilaterale sembra incerto: da un lato, forti pressioni economiche e diplomatiche; dall’altro, un Brasile che punta a riaffermare autonomia e dignità sul palcoscenico internazionale.

In conclusione, si sta ridefinendo un delicato equilibrio tra scelte economiche aggressive e rivendicazioni di sovranità. La posta in gioco? Non soltanto le esportazioni di caffè o la carne bovina, ma l’immagine globale del Brasile e la credibilità del diritto internazionale davanti alle grandi potenze in campo.

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