Gli Stati Uniti, che respingono gli immigrati, spalancano le braccia agli afghani
- di: Brian Green
Negli Stati Uniti, pure divisi sulle cause e le modalità del disastroso - a detta di quasi tutti - abbandono dell'Afghanistan, una cosa sembra avere messo il Paese d'accordo: il debito di riconoscenza dell'America nei confronti degli afghani che, per un ventennio, sono stati fedeli alleati nella lotta contro i taliban.
Un moto che sembra non avere barriere ideologiche. Tanto che anche le comunità (soprattutto religiose) connotate da un acceso conservatorismo sono mobilitate in questo senso.
Se la gente trova occasione di divisioni nella strategia per combattere il coronavirus (a cominciare dall'uso delle mascherine), su chi debba essere il prossimo presidente degli Stati Uniti o su cosa fare con i migranti che spingono per entrare in America premendo alle frontiere del sud, sull'urgenza di accogliere migliaia di afghani sembrano essere tutti d'accordo.
Un esempio che spiega molto è quello della grande chiesa protestante che si trova alla periferia di Phoenix, in Arizona, che si sta impegnando, al massimo delle possibilità dei suoi fedeli, per dare quanta maggiore ospitalità a chi, in Afghanistan, è stato accanto all'America ed ai suoi soldati e per questo ha rischiato di morire. Come dice il pastore di questa chiesta evangelica, "anche gli isolazionisti più a destra all'interno della nostra comunità riconoscono il livello di responsabilità che l'America ha verso le persone che si sono sacrificate per l'interesse della nazione".
Non si sta trattando di semplici parole o disponibilità di facciata: è scattata una raccolta di fondi che ha consentito di mettere da parte migliaia di dollari che serviranno a rendere meno traumatico il ''trapianto sociale'' in una nuova realtà, come quella americana, per le decine di famiglie afghane che dovrebbero iniziare ad arrivare a Phoenix nelle prossime settimane.
Non è solo la grande città dell'Arizona a mostrare questo volto dell'America: in tutti gli Stati Uniti, cittadini di ogni estrazione sociale o convinzione politica si stanno facendo avanti per accogliere gli afghani che hanno aiutato lo sforzo bellico degli Stati Uniti in una delle più grandi mobilitazioni di massa di volontari dalla fine della guerra del Vietnam.
Nelle zone rurali del Minnesota, una azienda agricola ha fornito alloggi temporanei per i nuovi arrivati, allestendo un'area per la lavorazione della carne halal nella sua fattoria.
In California, un gruppo di veterani ha inviato un comitato di benvenuto all'aeroporto di Sacramento per salutare ogni famiglia in arrivo.
In Arkansas, dove i volontari hanno garantito il loro impegno per comprare generi alimentari per i nuovi arrivati, accogliere in aeroporto e ospitare le famiglie nelle loro case, la parola d'ordine sembra essere: hanno bisogno di un alloggio e di sostegno, e io posso offrirli.
Si ha l'impressione che l'impegno frustrato per fare accogliere dalle chiese locali gli immigrati che arrivano da sud si sia trasformato in un successo totale per quanto riguarda le famiglie afghane.
Come ha scritto un analista, in una nazione polarizzata su questioni che vanno dall'aborto alla pandemia di coronavirus, i rifugiati afgani si sono ritagliati un posto speciale nel cuore di molti americani. Soprattutto quegli afghani che hanno lavorato per le forze statunitensi e le Ong o che hanno aiutato lo sforzo degli Stati Uniti per liberare l'Afghanistan dai talebani.
Sembra un altro Paese rispetto a quello che, negli ultimi quattro anni, guidato Donald Trump, che ha limitato l'immigrazione e ha emanato un divieto di viaggio da diversi Paesi a maggioranza musulmana, era diviso se accogliere o evitare le persone in cerca di un rifugio sicuro.
I sondaggi mostrano che i repubblicani sono più esitanti rispetto ai democratici sull'accoglienza agli afghani e alcuni politici conservatori hanno avvertito che la fretta di reinsediare così tanti rischia di permettere agli estremisti di passare attraverso i controlli. E c'è chi ha detto che i rifugiati diluirebbero la cultura americana e danneggerebbero il partito repubblicano, giungendo ad affermare che la redistribuzione delle famiglie di afghani seguirebbe un preciso disegno per aumentarne la presenza nei distretti che, grazie al loro voto, vedrebbero il rafforzamento dei democratici.
Ma il fronte di coloro che voglio aiutare gli afghani per essere stati partner militari degli Stati Uniti si allarga e di esso fanno parte veterani e uomini politici, che ricordano come l'aiuto che hanno garantito è costato loro una costante minaccia da parte dei taliban. Forse a determinare questa attenzione sono state le immagini: dei bambini che vengono sollevati dai genitori oltre le recinzioni di filo spinato e consegnati ai soldati americani; di persone aggrappate agli aerei in partenza e dell'attacco terroristico all'aeroporto di Kabul. Scene che sembrano non potere essere dimenticate dalla coscienza collettiva di un intero Paese.