Petrolio, ministro saudita: "L'aumento dei prezzi non legato a tagli alle forniture"

- di: Redazione
 
Non c'è nessuna correlazione tra l'aumento dei prezzi dei carburanti alla pompa (che si stanno registrando ovunque, come in Italia dove la benzina ha sfondato il tetto dei due euro a litro anche negli impianti cittadini) e i tagli alle forniture di greggio, decisi da Riyad e Mosca.

Petrolio, ministro saudita: "L'aumento dei prezzi non legato a tagli alle forniture"

Se ne è detto convinto il ministro dell'Energia dell'Arabia Saudita, il principe Abdulaziz bin Salman che, in occasione del World Petroleum Concress, in corso a Calgary, in Canada, ha detto: ''Possiamo ridurre di più, o aumentare, questo è stato un argomento su cui vogliamo assicurarci che il messaggio sia chiaro, che non si tratti, ancora una volta, di questo aumento dei prezzi. Si tratta di prendere la decisione al momento giusto''.
Alcuni membri dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio e dei suoi alleati, l'OPEC+, hanno deciso di tagliare l'estrazione di 1,66 milioni di barili al giorno fino alla fine del 2024. A volere questi tagli sono stati soprattutto Arabia Saudita e Russia che hanno annunciato che applicheranno, rispettivamente, riduzioni volontarie di un milione di barili al giorno di produzione e 300.000 barili al giorno di esportazioni fino alla fine dell’anno.

L’Arabia Saudita è il più grande esportatore mondiale di petrolio via mare e fa affidamento sui proventi degli idrocarburi per sostenere i faraonici progetti volti a diversificare la propria economia.
Negli ultimi mesi i prezzi del petrolio hanno guadagnato terreno tra gli annunci di tagli dell’offerta negli ultimi mesi, mentre il mercato si prepara a un potenziale deficit di volume nell’ultima parte del 2023. I prezzi dell’energia hanno ripetutamente sostenuto l’aumento dell’inflazione nei mesi successivi alla guerra in Ucraina e alla graduale perdita da parte dell’Europa dell’accesso alle forniture petrolifere russe via mare, colpite dalle sanzioni.
Anche Amin Nasser, amministratore delegato del colosso petrolifero saudita Aramco, controllato dallo Stato, ha rilevato che ''molte carenze nell’attuale approccio di transizione che non possono più essere ignorate''.
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