Pesca: Londra e Parigi ai ferri corti sulle licenze ai pescatori francesi

- di: Jean Aroche
 
Soffiano venti di guerra sulla Manica, per la controversia che si è aperta tra Francia e Gran Bretagna a causa delle licenze di pesca che il Regno Unito concede con ''parsimonia'' ai pescatori francesi, con Parigi che ormai parla apertamente di ritorsioni.

Tensione fra Gran Bretagna e Francia per la concessione di licenze di pesca

Al punto che il segretario di Stato francese per gli Affari europei, Clément Beaune, parlando al Senato, ha detto che tra una settimana ''annunceremo risposte, ritorsioni, ritorsioni se del caso, nazionali o europee, se non avremo segnali concreti nel Regno Unito sulla questione delle licenze". La Francia minaccia in particolare di ridurre le consegne di elettricità a Jersey e di adottare misure nel settore dei servizi finanziari o della ricerca.
"Siamo stati molto pazienti, troppo pazienti - ha detto ancora Beaune - Gli inglesi non vogliono concedere un certo numero di licenze, non perché mancano di informazioni, ma perché hanno fatto questa scelta politica".
L'accordo post-Brexit, raggiunto in extremis alla fine dello scorso anno tra Londra e Bruxelles, prevede che i pescatori europei possano continuare a lavorare in alcuni tratti delle acque britanniche a condizione che ottengano una licenza, concessa se possono dimostrare di avervi pescato prima .

Ma i francesi e gli inglesi discutono sulla natura e sulla portata dei documenti giustificativi da fornire. Nelle zone di pesca ancora contese (6-12 miglia dalle coste britanniche e dalle Isole del Canale), Londra e Jersey hanno così concesso poco più di 200 licenze definitive, mentre Parigi ne chiede ancora 244.
"Non è un problema francese. È un problema europeo", ha insistito Clément Beaune, che ricorda che anche Belgio e Irlanda sono preoccupati. "Stiamo mobilitando i nostri partner europei", ha aggiunto.
Undici paesi, tra cui la Francia, che ha chiesto un fronte europeo contro Londra dopo le decisioni britanniche sulle licenze di pesca, lunedì hanno firmato una dichiarazione congiunta criticando le risposte del Regno Unito a questo problema. I Paesi firmatari di questa dichiarazione sono Germania, Belgio, Cipro, Spagna, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Portogallo e Svezia.
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