Patuelli (Abi): "Risparmiatori italiani investono all’estero a causa delle troppe tasse sul risparmio"

- di: Antonio Patuelli
 

*Intervento del Presidente dell’Abi (Associazione bancaria italiana) alla Giornata mondiale del risparmio

Il risparmio è innanzitutto una paziente e saggia virtù civile e sociale, fortemente connessa al rispetto delle regole e premessa di utilità private e collettive. Occorre essere pienamente consapevoli che manca poco tempo alla scadenza del PNRR e che la BCE compra sempre meno titoli di Stato anche dell’Italia.

La riduzione dei tassi BCE, l’ulteriore calo dei tassi di mercato che anticipa nuove diminuzioni dei tassi BCE, spingono e spingeranno famiglie e imprese a maggiori investimenti e a crescenti richieste di prestiti. Il risparmio ben collocato tramite le banche è e sarà sempre più determinante fattore di sviluppo e di occupazione e di sottoscrizione del debito pubblico. Il risparmio va meglio tutelato anche perché i prestiti si fanno con la stabile liquidità derivante dal risparmio ben investito.

Vetuste leggi fiscali, molto antecedenti alle nuovissime tecnologie e all’intelligenza artificiale, dispongono ancora uguale tassazione per il risparmio e per la speculazione. Occorre sia meglio tutelato il risparmio, come dispone l’articolo 47 della Costituzione, che recita: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme”.

La Repubblica deve tutelare il risparmio distinguendolo dalla speculazione che ora si muove anche in una sola frazione di secondo. Chiediamo che le leggi tributarie rispettino meglio il risparmio che oggi è gravato dall’imposta ordinaria del 26%, che si aggiunge alla pressione fiscale sulle società quando in esse viene investito. Grava sul risparmio, pure sulla liquidità nei conti correnti, anche l’imposta di bollo che è una patrimoniale da abolire. Occorre che la Repubblica tuteli meglio la stabilità degli investimenti del risparmio sia in strumenti basati sulla liquidità, sia in azioni.

Il risparmio investito in azioni di società subisce una tassazione di ben oltre la metà del reddito lordo prodotto, assommandosi la “cedolare secca” del 26% sul reddito netto già gravato dall’IRES del 24% e dalle addizionali regionali e comunali, dal 4,5% circa dell’IRAP, dall’IMU e dall’imposta di bollo.

Nella stessa Unione Europea, finché non ci sarà l’unità anche delle regole fiscali, vi è e vi sarà forte concorrenza fra gli Stati per attrarre il risparmio e i capitali. La pesante tassazione esistente in Italia spinge tante volte i risparmiatori italiani ad investire all’estero. Occorre correggere presto tutto questo, perché la tutela dei risparmiatori è una necessità etica e strategica per l’Italia. Occorre meglio regolamentare le innovazioni tecnologiche e l’intelligenza artificiale anche a tutela del risparmio: è indispensabile e urgente un nuovo costituzionalismo digitale.

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