Parigi rompe la tregua sui dazi e tassa per il 2020 i giganti del digitale

- di: Redazione
 
Parigi rompe gli indugi e, nonostante le minacce di rappresaglie americane, ha deciso di tassare già da quest'anno i giganti digitali. Le aziende in questione hanno già ricevuto un avviso di imposta per il pagamento delle rate del 2020. La conferma è venuta da una fonte del Ministero francese dell'economia, confermando le anticipazioni del Financial Times, secondo il quale tra le prime aziende a ricevere l'avviso ci sono Facebook ed Amazon.

La Francia quindi va avanti nonostante il pericolo di sanzioni americane che sono state quantificate in circa un miliardo e trecento milioni di dollari, che graverebbero essenzialmente sul comparto del lusso, pelletteria e cosmetici compresi. Questo accade mentre è appena iniziata la transizione tra l'Amministrazione Trump e quella del presidente eletto, Joe Biden. È l'ennesimo capitolo della guerra dei dazi che, prendendo il via sulla querelle tra Airbus e Boeing sugli aiuti di Stato, ha spinto Trump ad elevare del 25 per cento i dazi doganali sui vini francesi.

Nel luglio dello scorso anno il Parlamento francese ha adottato una tassa del 3% sul fatturato dei giganti digitali, facendo della Francia un Paese pioniere nella tassazione dei GAFA (l'acronimo che riunisce Google, Amazon, Facebook e Apple) e altre multinazionali accusate di evasione fiscale.

Lo scorso anno la Francia ha incassato 350 milioni di euro, una cifra che potrebbe lievitare di parecchio per il 2020. Nella "guerra" Washington, che considera la tassa come discriminatoria nei confronti delle aziende americane, ha rilanciato minacciando di applicare dazi del 100 per cento su alcuni prodotti francesi, a cominciare dai formaggi.

Ma a gennaio Francia e Stati Uniti avevano concluso quella che sembrava una tregua, per dare la loro possibilità ai negoziati, condotti sotto l'egida dell'Ocse, per istituire una tassa globale sulle multinazionali. Per questo Parigi aveva congelato le sue tasse, mentre Washington si era astenuta dall'imporre nuove sanzioni.
Ma ad ottobre la tregua è saltata, come ha dovuto ammettere il ministro francese dell'Economia, Bruno Le Maire.
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