Osservatorio Innovative Payments commenta il Protocollo per la “mitigazione e la comparabilità dei costi di accettazione di strumenti di pagamenti elettronici”

- di: Barbara Leone
 

L'obbligo di accettare pagamenti elettronici, imposto a tutti i venditori di prodotti e servizi da una legge del 2012, spiega sia la presenza di oltre tre milioni di POS (Point of Sale) in Italia - quantità che ci attribuisce il primato europeo - sia la sensibilità di imprese e professionisti riguardo ai costi. A evidenziarlo è Salvatore Vescina, Responsabile del settore credito, incentivi e politiche di coesione di Confcommercio.  Recentemente, sottolinea Vescina, è stato segnalato come un dato positivo che «l’interesse degli intermediari allo sviluppo delle interfacce applicative per l’open banking, previste dalla seconda Direttiva sui servizi di pagamento (PSD2) per l’accesso ai conti di pagamento da parte delle cosiddette “terze parti”, sta gradualmente favorendo la concorrenza anche grazie all’ingresso di nuovi operatori sul mercato».

Osservatorio Innovative Payments commenta il Protocollo per la “mitigazione e la comparabilità dei costi di accettazione di strumenti di pagamenti elettronici”

Per cogliere appieno i vantaggi dell’innovazione digitale dei servizi di pagamento (in senso ampio) e, in prospettiva, dell’Euro digitale (i cui costi sembrano proprio vengano posti a carico degli esercenti), gioverebbero maggiori progressi sul versante delle dinamiche competitive. Soprattutto sarebbe utile conseguire presto un’adeguata comparabilità dei prezzi che le norme attuali, a differenza di quanto previsto per gli altri servizi bancari e finanziari, non assicurano più. Questo non era certo l’intento del legislatore quando, nel Testo Unico Bancario (TUB), ha stabilito che i fogli informativi contenessero «un elenco completo di tutte le spese, oneri e commissioni a carico del cliente» e una «chiara distinzione delle singole voci». Nel tempo l'innovazione tecnologica e dei modelli di business ha portato a una vasta diversificazione dell'offerta di servizio e dei criteri di pricing, sicché queste disposizioni fanno sì che gli operatori possano arrivare a pubblicare centinaia di voci di costo difficilmente confrontabili (nell’assenza di standard). Peraltro, nei fogli informativi va riportato solo il costo massimo e non l'effettiva offerta al mercato. Un siffatto livello di complessità è decisamente sproporzionato, sicuramente per i microimprenditori italiani i cui livelli di educazione finanziaria sono subottimali e che la normativa di recepimento della PSD equipara espressamente ai consumatori, anche ai fini della trasparenza delle condizioni e dei requisiti informativi.

Nei settori ad elevato contenuto tecnologico può accadere che il diritto debba inseguire la realtà fattuale e, infatti, proprio per innescare un cambiamento nello scenario appena descritto, la legge di bilancio per il 2023, all’art. 1, commi 385 e ss., ha tra l’altro «istituito un tavolo permanente fra le categorie interessate preordinato a valutare soluzioni per mitigare l'incidenza dei costi delle transazioni elettroniche di valore fino a 30 euro a carico degli esercenti attività di impresa, arti o professioni che presentino ricavi e compensi relativi all'anno di imposta precedente di ammontare non superiore a 400.000 euro». Il risultato del negoziato tra le parti, avvenuto presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, è il Protocollo di Intesa firmato il 27 luglio 2023 tra i rappresentanti degli esercenti e quelli degli operatori dei servizi di pagamento. Questo accordo ha segnato un progresso importante, perché, in analogia con una soluzione consolidata (l'Indicatore dei Costi Complessivi dei conti di pagamento), ha permesso di sperimentare uno schema sintetico standardizzato per le numerose offerte (ri)pubblicate in un unico sito web (grazie al supporto del CNEL) per facilitarne il confronto. Chiaramente, si tratta di un documento non vincolante, ma adottato da molti operatori, che si aggiunge ai "fogli informativi" perché ha contenuti e fini diversi. I principali limiti dell'esperimento erano noti in anticipo a tutte le parti (cui vanno attribuiti gli aspetti positivi insieme a quelli non ottimali del Protocollo): sono considerate solo le offerte promozionali, pubblicizzabili per almeno sei mesi e della durata di almeno nove mesi, riservate a professionisti e imprese con fatturato fino a 400.000 euro. Tuttavia, considerandolo un test, gli elementi di valutazione raccolti sono significativi sia per quantità che per qualità. Confcommercio, dopo aver condotto proprie analisi preliminari sui dati di attuazione disponibili, ha richiesto all’ Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano – riconosciuto centro di competenza sui pagamenti elettronici – una valutazione tecnica più accurata, indipendente dalla visione della nostra Confederazione, da mettere a disposizione di tutti gli interessati (qui il documento completo in pdf).

Le principali richieste di approfondimento sottoposte al Politecnico, in relazione all’attuazione del Protocollo di Intesa, sono state: analizzare le offerte commerciali pubblicate sul sito del CNEL per valutarne (per quanto possibile) gli effetti sulla concorrenza, con particolare riguardo ai costi per gli esercenti. Va segnalato, che sugli effetti del Protocollo, in una prospettiva diversa ed ex ante, si è pronunciata anche l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato; ricercare possibili margini di miglioramento dello schema sintetico di esposizione dei costi. I principali risultati dell’analisi, nella prospettiva di Confcommercio sono due: il primo, senza precedenti in Italia, è una quantificazione certa dei prezzi proposti da un vasto numero di prestatori dei servizi di pagamento al cluster degli imprenditori e dei professionisti con minore potere contrattuale. Finora tutte le analisi del fenomeno si erano basate su survey presso gli esercenti oppure presso operatori dei servizi di pagamento, con risultati (spesso stime per approssimazione) condizionati dalla ben diversa base informativa; il secondo è che l’esperimento è riuscito. La “tassonomia prototipale” utilizzata per l’esposizione sintetica dei costi è sicuramente migliorabile ma ha comunque prodotto l’effetto desiderato: dimostrare che la comparabilità dei costi è possibile anche per gli strumenti di pagamento.

Confcommercio, considerando i risultati ottenuti, esprime soddisfazione per gli esiti del Protocollo e desidera ringraziare tutti i sottoscrittori che hanno contribuito alla sua definizione e implementazione su larga scala. Allo stesso tempo ritiene necessario andare oltre l'accordo che, ormai, è in scadenza. In particolare, nella prospettiva di un nuovo Protocollo o di un intervento del policy maker, propone di ampliare il perimetro di riferimento oggettivo (includendo le normali offerte commerciali) e soggettivo (ampliando l’intervento almeno a tutte le micro e piccole imprese, prescindendo dal fatturato e ragionando per classi di valore transato). D’altra parte, in più ambiti gli strumenti elettronici di pagamento sono già più diffusi del contante e, visto questo trend, è opportuno assicurare - presto seppur gradualmente – un’adeguata comparabilità dei costi che consenta (anche ai fornitori di pagamento più competitivi) di cogliere le opportunità di un mercato con più concorrenza. Va quindi sottolineato che i sottoscrittori del Protocollo (all’art.2) hanno unanimemente espresso «l’esigenza che venga aggiornata la normativa di riferimento» definendo una modalità di rappresentazione semplice e sintetica dei costi – in analogia con la normativa prevista per i conti correnti - e un sistema di monitoraggio e valorizzazione delle informazioni. L’auspicio è che, su questi temi, gli spunti di riflessione offerti dalla valutazione indipendente del Politecnico possano arricchire il dibattito pubblico e il confronto, tra le parti e con le Istituzioni, conducendo a soluzioni equilibrate più efficaci, nell'interesse collettivo.

“Confcommercio – ha commentato Paolo Ferrè, Presidente Innexta, intervenendo al webinar volto ad analizzare i risultati del Protocollo di Intesa sulla mitigazione e la comparabilità dei costi degli strumenti di pagamento elettronici - esprime soddisfazione per il Protocollo, sia per i suoi contenuti ed effetti concreti, sia per il processo adottato nella sua definizione caratterizzato dalla collaborazione tra tutte le associazioni partecipanti dal lato sia degli esercenti sia dei prestatori di pagamento che colgo l’occasione per ringraziare. Come ben sapete - ha aggiunto Ferrè - una legge nazionale del 2012 ha obbligato tutti i venditori di prodotti e servizi ad accettare i pagamenti elettronici, rendendo l'Italia il Paese con il maggior numero di POS in Europa. Nel corso del tempo, la regolamentazione riguardante i fogli informativi sui servizi di pagamento è diventata gradualmente obsoleta. Ciò è dovuto all'evoluzione della tecnologia e dei modelli di business, che hanno diversificato significativamente l'offerta e i criteri di pricing. Di conseguenza, l’obbligo di dettagliare ogni singola voce di spesa ha complicato per gli esercenti il confronto lineare tra i fogli informativi. Peraltro, in questi documenti vanno indicati i costi massimi (teorici) e non quelli reali, davvero funzionali alle valutazioni di convenienza. Per essere più chiaro: sul web esistono numerosi comparatori per una infinità di beni e servizi, come energia, telefonia, assicurazioni, mutui e conti correnti. Sebbene milioni di imprese e professionisti utilizzino i POS, non esiste alcun comparatore affidabile per i servizi di pagamento elettronico. E’ così perché non ci sono le informazioni che lo consentono! Questo deficit di trasparenza, che limita la concorrenza nel mercato dei pagamenti elettronici, è un unicum ormai privo di giustificazione logica. Il legislatore ha affrontato questa questione con la legge di bilancio 2023. Tuttavia, diversamente da quanto fatto per altri servizi finanziari, su cui è intervenuta la normativa europea, non ha apportato cambiamenti diretti alle norme vigenti. La scelta di metodo è stata, invece, quella di istituire un tavolo di confronto tra esercenti e fornitori dei servizi di pagamento. Il dialogo tra le parti ha portato alla sottoscrizione, presso il Ministero dell'Economia (che ha facilitato il processo), del "Protocollo di Intesa" che ha introdotto un prospetto standard per rendere confrontabili, per la prima volta, le offerte. Non tutte le offerte, ma solo quelle promozionali rivolte alle imprese con fatturato fino a 400.000 euro (soglia derogabile verso l'alto) e con una durata minima di nove mesi.

Come già detto - ha aggiunto - Confcommercio apprezza questo metodo poiché, spesso, i corpi intermedi dimostrano la capacità di confrontarsi con ragionevolezza. Siffatto modus operandi fa sì che meriti e limiti dei risultati, che vi saranno illustrati quest’oggi, vadano attribuiti a tutti i sottoscrittori. All’atto della firma essi erano consapevoli della natura innovativa dell'accordo, la cui attuazione avrebbe avuto i rischi connessi al suo carattere sperimentale. Pertanto, è del tutto naturale che una valutazione indipendente dei risultati si focalizzi sui margini di miglioramento di quella che è stata un’esperienza pilota, il primo passo di un percorso evolutivo. Per Confcommercio, l'obiettivo finale è raggiungere una comparabilità dei costi dei servizi di pagamento allo stesso livello degli altri servizi finanziari. D'altra parte, il Protocollo si ispira e, in parte, emula gli indicatori sintetici di costo previsti dalle normative sul TAEG per i mutui e, soprattutto, sull’ICC (Indicatore dei Costi Complessivi) per i conti correnti. In questi ambiti, la trasparenza si realizza attraverso la piena comparabilità, applicabile non solo alle offerte promozionali e su base volontaria, ma a tutte le proposte commerciali e a tutti gli intermediari finanziari. Confcommercio apprezza che la gran parte del sistema bancario abbia aderito all’iniziativa, spesso pubblicando le informazioni (facoltative) sulle condizioni di prezzo applicabili dopo la scadenza delle promozioni. Questi risultati non erano scontati e sono frutto dell’impegno dell’associazionismo degli intermediari. È vero, TAEG e ICC riguardano i consumatori. Ma è altrettanto vero che la normativa di recepimento della Direttiva europea sui servizi di pagamento equipara espressamente le microimprese ai consumatori, proprio con riguardo alla trasparenza delle condizioni e dei requisiti informativi. In sintesi, lo studio dell'Osservatorio dimostra che la perfettibile “tassonomia prototipale“ utilizzata ha raggiunto il suo obiettivo: la comparabilità è possibile! Gli sconti accordati da molti operatori che, spesso, hanno temporaneamente azzerato le commissioni sui pagamenti fino ai 10 euro, per alcuni esercenti sono davvero importanti. Ma forse sono ancora più importanti i risparmi che gli esercenti possono ottenere, anche a condizioni ordinarie, passando da un’offerta ad un’altra riconoscendone il maggior vantaggio grazie alla comparabilità.

E allora speriamo si possa arrivare tempestivamente a una nuova versione del Protocollo, poiché senza di esso si tornerebbe indietro. Meglio, invece, fare ulteriori passi avanti! Questa non è la sede o il momento per i negoziati. Ma lasciatemi condividere alcuni spunti. Secondo Confcommercio, la platea delle imprese cui va riconosciuto il pieno diritto alla comparabilità facile dei costi per tutte le offerte commerciali non può essere circoscritta a quelle con fatturato fino a 400.000 euro, soglia che deriva da una normativa volta a limitare il costo pubblico di una misura agevolativa. A nostro parere è auspicabile prendere presto in considerazione tutta la galassia delle micro e piccole imprese, cui andrebbero eventualmente proposte offerte diversificate per classi di transato. Infine - ha affermato in conclusione Ferrè - siamo fiduciosi che i policy maker continueranno a prestare molta attenzione alla questione dei costi e ricordiamo che, all’articolo 2 del Protocollo, le parti hanno espresso «l’esigenza che venga aggiornata la normativa di riferimento» definendo una modalità di rappresentazione semplice e sintetica dei costi – in analogia con la normativa prevista per i conti correnti - e un sistema di monitoraggio e valorizzazione delle informazioni. Stiamo infatti assistendo a una riduzione progressiva dell'uso del contante a favore dei pagamenti elettronici che, in alcuni contesti, sono già prevalenti. In linea con questa tendenza, le Istituzioni europee stanno lavorando al progetto dell'Euro digitale. Esso si baserà sulle infrastrutture dei circuiti privati e, quindi, non sarà gratuito per gli esercenti. Confcommercio ritiene fondamentale il dialogo tra imprese, professionisti, prestatori dei servizi di pagamento e Istituzioni. Per questo motivo ha commissionato l'Analisi che sarà illustrata dal Professor Asaro e ha promosso questa nuova occasione di confronto costruttivo tra gli stakeholder”.

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