Organizzazione Aprile: intervista al CEO, Mario Aprile

- di: Redazione
 

Pugliese, classe 1988, Mario Aprile è CEO di Organizzazione Aprile Gestione Archivi Srl. L’azienda è nata alla fine del 1953 e Mario Aprile, che orgogliosamente dice di avere “l’onore” di portare il nome del nonno, fondatore dell’azienda, è imprenditore di terza generazione con una Laurea triennale in Economia Aziendale presso Università degli Studi di Bari Aldo Moro e una laurea magistrale in Marketing. Quando parla, è un fiume in piena, e si percepisce chiaramente la passione che lo anima: quando parla del suo lavoro o quando, ad esempio, ricorda che il nonno poté sfruttare una particolare - rara per quei tempi ma purtroppo anche adesso - competenza: conoscere l’inglese, appreso come interprete presso la corte marziale britannica. Impegnato anche in Confindustria, è nel board dei vicepresidenti dell’associazione giovanile degli imprenditori.

Organizzazione Aprile: intervista al CEO, Mario Aprile

Aprile, lei, sia pur molto giovane,  è nella stanza dei bottoni nell’azienda di famiglia, una società antesignana nei servizi in outsourcing, in particolare nel settore della gestione documentale. Ci parli di com’è nata, di come si è sviluppata e consolidata e di quali sono ora le sue prospettive.

Il Gruppo Organizzazione Aprile quest’anno compie 70 anni. L’aspetto più affascinante è che è nata come una startup innovativa e continua ad innovarsi: nasciamo con l’introduzione di macchinari per la prima informatizzazione dei comuni, degli enti pubblici e delle banche. Il Gruppo Organizzazione Aprile nasce dalla genialità di mio nonno non solo interprete presso la corte marziale inglese ma anche funzionario nella Fondazione San Paolo. Tuttavia, mio nonno si ‘sentiva stretto’ e aveva la necessità di creare qualcosa, partendo dalla competenza nel mondo bancario, la conoscenza dell’inglese ma soprattutto la voglia di fare. Iniziò, quindi, ad importare dall’America i primi calcolatori automatici, le famose punzonatrici metalliche, chiudendo i primi accordi commerciali con gli Stati Uniti. Partì, in questo modo, una prima grande innovazione nella pubblica amministrazione con la punzonatura sulla carta: non si scriveva più a mano la tessera elettorale, bensì si creavano delle targhette zincate sulle quali si andava in presso stampa per incidere il nome, il cognome e l’indirizzo di casa sulla scheda elettorale. Mio padre Nunzio, poi, durante gli anni ’80, capì che il cliente voleva anche qualcuno che potesse gestire i loro archivi. Da qui nasce l’altra grande rivoluzione della nostra realtà in cui affianchiamo il mondo dei servizi al mondo delle forniture, fino al mondo dell’archivio in outsourcing. Adesso, ad esempio, disponiamo di una piattaforma di 23.000 mq e 13 metri di altezza con qualifiche di antincendio altissime: lastre di ferro nei muri e sottoterra in modo tale che tutto possa essere effettivamente isolato nel malaugurato caso di incendio, che verrebbe spento nell’arco di 90 secondi con dei gas che andrebbero ad annientare l’ossigeno.

L’innovazione ha svolto un ruolo fondamentale nella sua azienda. Come verrà declinata nel prossimo futuro?
Vi faccio un esempio: oggi gli archivi sono nei cloud e noi portiamo gli archivi in questi cloud, partendo dalla carta e arrivando all’immagine digitale che deve essere perfetta, in compliance con tutte le normative vigenti. Si tratta di un’attività che deve essere svolta con grande professionalità e con strumenti all’avanguardia: noi disponiamo di scanner di tutti i formati: abbiamo appena terminato di digitalizzare l’archivio urbanistico di un comune scannerizzando piante di 20 metri o scanner planetari dall’alto che ti permettono di non intaccare un manoscritto o un documento storico. Oggi stiamo sviluppando altri strumenti straordinari per le gare bandite da Invitalia che riguardano la digitalizzazione del patrimonio culturale italiano e siamo presenti in 9 regioni nelle quali siamo stati aggiudicatari di molti lotti. Diamo valore al nostro Paese, e questo è un grande orgoglio per noi.

L’Intelligenza Artificiale sta diventando una realtà in diversi settori, tanto da ventilare ipotesi di mestieri che, in un futuro prossimo, potranno essere gestiti dalla Ai, mettendo a rischio non solo i posti di lavoro ma anche ponendo problemi di sicurezza. Come pensa che possa incidere la Ai nel suo settore?

Credo che l’intelligenza artificiale rappresenti una connotazione del digitale, e non rappresenta né una minaccia né un’opportunità, ma è qualcosa che è trasversale a tutto il sistema industriale, com’era l’energia elettrica tanti anni fa. Oggi il digitale è un qualcosa del quale non si può fare a meno: il suo progresso sfocia nell’intelligenza artificiale in un fil rouge che deve necessariamente andare avanti. La nostra azienda è protagonista nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale: noi possediamo una quantità infinita di dati sensibili, anche in ambito sanitario e andando ad analizzare, tramite strumenti di intelligenza artificiale, i dati raccolti in tutti questi decenni, possiamo migliorare la ricerca ed essere di supporto per il mondo sanitario, per la ricerca e per il settore bancario.
I rischi e le difficoltà sono tanti, ma quando c’è una fase di innovazione è inevitabile che ci siano dei rischi che vanno governati. Occorre però fare attenzione quanto a una regolamentazione dell’AI, perché o questa si svolge a livello generale oppure, se la regolamentazione riguarda un solo paese o una sola area geografica, si diventa fanalini di coda e per l’Italia sarebbe l’ennesima volta.

Lei è un esponente di rilievo, in quanto uno dei vicepresidenti, dell’organizzazione di giovani imprenditori di Confindustria. Come rafforzare il ruolo dei giovani imprenditori, e come incentivare la nascita di nuova imprenditorialità giovanile?
Io sono Vicepresidente con delega al Credito, alla Finanza e al Fisco dei giovani imprenditori di Confindustria a livello nazionale: certamente non abbiamo la bacchetta magica e negli ultimi anni ci sono stati eventi come il Covid, il rincaro delle materie prime e dell’energia che hanno impattato molto. Nonostante ciò, abbiamo portato avanti delle battaglie molto importanti come, ad esempio, la conversione in Legge, nel dicembre 2023, della nostra proposta sui basket bond, uno strumento finanziario che consente a PMI e Mid-Cap di emettere obbligazioni, raggruppandole in un’unica struttura finanziaria. La proposta portata avanti riguardava l’abbassamento a 500mila euro della soglia minima per le emissioni delle obbligazioni, prima fissata a 2 milioni di euro. Se la media del fatturato delle aziende italiane è pari a 4 milioni di euro, ritenevamo doveroso un abbassamento della soglia che potesse avvicinare i giovani al mondo dell’imprenditoria. Questa modifica permette in parte l’indipendenza verso il sistema bancario e permette anche alle startup e alle microimprese di iniziare a strutturarsi.

Oggi chiediamo al governo di completare questa riforma con degli incentivi in modo tale che, per una giovane impresa che ha la volontà di emettere un bond, possa rappresentare un’operazione quasi a costo zero. Il nostro obiettivo è stimolare l’imprenditorialità e la crescita delle nostre imprese, che non può non dipendere dai grandi gruppi: noi siamo favorevoli alla creazione di reti che possano permettere al grande gruppo di ottenere migliori qualità e competenze da aziende più piccole le quali, a loro volta, tramite questo processo, possono crescere e strutturarsi.

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