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Ora solare, l’Italia torna indietro di un’ora: tra abitudini, salute e un’Europa ancora divisa

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Ora solare, l’Italia torna indietro di un’ora: tra abitudini, salute e un’Europa ancora divisa

Quest’autunno l’appuntamento con l’ora solare scatta nella notte tra sabato 25 e domenica 26 ottobre 2025: alle 3 le lancette tornano alle 2. Per molti significherà un’ora di sonno in più e un risveglio con più luce, a fronte di pomeriggi che si accorciano subito. Il cambio d’orario resta un rito collettivo che coinvolge orologi, dispositivi digitali e abitudini quotidiane, con ricadute immediate su trasporti, turni di lavoro, programmazione scolastica e servizi.

Ora solare, l’Italia torna indietro di un’ora: tra abitudini, salute e un’Europa ancora divisa

La promessa originaria era il risparmio energetico: spostare un’ora di luce verso le fasce di maggiore attività per ridurre l’uso di illuminazione artificiale. Oggi l’effetto è più contenuto rispetto al passato, complice la diffusione dell’illuminazione LED e l’efficienza degli elettrodomestici. Rimane, però, una dimensione organizzativa non trascurabile: il calendario economico e sociale si adatta per mesi a un nuovo ciclo luce-buio, influenzando consumi, orari commerciali e perfino flussi turistici nelle città d’arte, dove la luce pomeridiana più corta anticipa ingressi e visite.

Europa senza una linea comune
Dal 2018 l’Unione europea ha aperto alla possibilità di superare il doppio passaggio annuale, lasciando ai singoli Stati la scelta di adottare stabilmente ora legale o solare. Una convergenza, però, non c’è stata: alcune capitali spingono per mantenere l’ora legale tutto l’anno, altre per riportare al centro l’ora solare, ritenuta più aderente ai ritmi circadiani. Il risultato è uno stallo regolatorio che sconsiglia scelte isolate: un mosaico di fusi “politici” tra Paesi confinanti complicherebbe trasporti, catene logistiche e mercati del lavoro transfrontalieri. Intanto il dibattito si riaccende ogni autunno, anche dopo le prese di posizione di leader europei favorevoli a eliminare i cambi semestrali.

Effetti sul sonno e sulla salute
Il ritorno all’ora solare tende ad allineare meglio l’orario sociale con la luce naturale del mattino, facilitando per molti un sonno più regolare. Il rovescio della medaglia è un mini jet-lag per chi ha routine rigide o turni notturni, con possibili ripercussioni temporanee su concentrazione e umore. Le persone più fragili, o con sindrome metabolica e patologie cardiovascolari, possono avvertire maggiormente lo scarto iniziale. Gli specialisti consigliano di sfruttare l’ora in più per riposare, ma di riportare rapidamente orari di addormentamento e risveglio su una traccia stabile, esporsi alla luce del mattino e limitare la tecnologia nelle ore serali.

Vita quotidiana, consumi e produttività
La luce anticipata del mattino può favorire chi lavora presto o chi accompagna i figli a scuola, ma comprime l’arco pomeridiano disponibile per attività all’aperto e commercio di prossimità. Le aziende che operano su più fusi europei devono gestire per alcuni giorni sovrapposizioni orarie incerte, in attesa che tutti i Paesi completino il passaggio. Per i servizi essenziali e la logistica il cambio d’ora è un test di resilienza: si ritarano turni, manutenzioni programmate e finestre di consegna, con micro-costi organizzativi che si sommano su larga scala.

In attesa della primavera
La parentesi solare durerà fino a fine marzo, quando si tornerà a spostare avanti gli orologi di sessanta minuti con il ripristino dell’ora legale. Fino ad allora l’Italia vivrà giornate più corte ma, per molti, un sonno mattutino più “naturale”. Resta la domanda di fondo: scegliere una volta per tutte tra ora solare ed ora legale o convivere con il pendolo semestrale. Tra risparmi energetici ormai marginali e ricadute su salute ed economia, la soluzione non è solo tecnica. È una scelta di modello sociale che l’Europa, per ora, rinvia di stagione in stagione.

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