No nucleare, l’appello per un “100% Rinnovabili network” promosso da Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile

- di: Barbara Leone
 
Sono ben 100 i primi firmatari dell’appello “100% Rinnovabili network”. Rappresentanti delle principali associazioni ambientaliste, della società civile, del mondo della università e della ricerca, delle imprese e del terzo settore ribadiscono il proprio no al nucleare e all’insensato ritorno all’atomo previsto nel PNIEC, inviato il 30 giugno a Bruxelles, e che prevede la realizzazione di nuovi impianti nucleari per 400 MW già nel 2035 e un mix elettrico con una quota di nucleare "tra l’11% e il 22% al 2050”, con la realizzazione di SMR (Small Modular Reactor), AMR (Advanced Modular Reactor) e futuribili impianti a fusione.

No nucleare, l’appello per un “100% Rinnovabili network”

Per i promotori dell’appello l’unica strada che l’Italia deve seguire per un futuro energetico sostenibile e per contrastare la crisi climatica è quella tracciata dallo sviluppo delle rinnovabili, in grado di produrre fino al 100% di elettricità nel prossimo decennio.  Tra i primi firmatari, oltre al vertice della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e delle principali associazioni ambientaliste che si sono fatti promotori  dell’appello - Greenpeace Italia, Legambiente, Kyoto Club e WWF Italia - ci sono, tra gli altri, anche quelli di ANEV, ACLI, ARCI, CGIL, CIC, CNR, IGAG-CNR, Federbio, Forum Terzo Settore, Fondazione, Fillea CGIL, Libera, Banca Etica, Symbola, Slow Food, Italia Solare, Fondazione Symbola, Forum Disuguaglianza e Diversità, UNCEM, docenti e ricercatori di diverse atenei – Università La Sapienza di Roma, Stanford University, Politecnico di Milano, Università di Bologna, di Palermo, IULM di Milano, Roma Tre, Università di Firenze, Politecnica delle Marche, Bicocca di Milano, Università di Verona, Università Parthenope di Napoli, Tuscia, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa - la Società Meteorologica Italiana.

Questi sono solo alcuni dei primi cento promotori che condividono e sostengono quanto scritto nell’appello. “Le fonti energetiche rinnovabili (solare, eolica, idrica, biomassa, geotermica) sono amiche del clima, disponibili, sicure e, se ben programmate e pianificate, sono a basso impatto ambientale ed economicamente convenienti. In Italia, come in altri Paesi, le rinnovabili - si legge nell’appello - sono in grado di soddisfare il 100% del fabbisogno di energia, sia attuale sia dei prossimi anni, utilizzando in modo integrato le diverse fonti, adeguando e gestendo in modo intelligente le reti, governando la domanda e migliorando l’efficienza e il risparmio energetico, investendo in sistemi di accumulo, inclusi quelli in fase di sviluppo, di breve e di lunga durata”.

“Le prime cento firme - dichiarano oggi in conferenza stampa le principali associazioni ambientaliste - rappresentano un primo traguardo, ma la strada da percorrere è ancora lunga. L’obiettivo è quello di avere nei prossimi mesi un numero sempre più crescente di adesioni per far sentire forte e chiara la nostra posizione pro-rinnovabili, contribuire ad una più corretta informazione sulle scelte energetiche e ambientali nel nostro Paese e affrontare al meglio e seriamente la crisi climatica. Per questo motivo promuoviamo un Network per un’Italia 100% rinnovabile, in risposta ad un PNIEC che invece punta in maniera insensata anche sul nucleare, troppo costoso e pericoloso: in autunno organizzeremo la prima edizione degli Stati generali per un’Italia libera dalle fonti fossili e dal nucleare”.

Il ritorno al nucleare, ancora di più per un Paese che ne è uscito da molti anni, avrebbe un costo enorme. I pochi nuovi reattori realizzati hanno comportato costi di gran lunga superiori a quelli previsti dal progetto iniziale. La costruzione di centrali nucleari è ormai talmente costosa da richiedere ovunque il sostegno dello Stato: basti vedere cosa è accaduto in Francia dove la società che le costruisce e le gestisce, fortemente indebitata, è stata resa al 100% pubblica.  In Italia è in corso una campagna, condotta dalla lobby filonucleare, a senso unico, senza contradditorio, che punta a far credere che, per decarbonizzare l’energia, sia necessaria una quota significativa di energia nucleare, mentre in Germania, in prima fila nelle misure per il clima, sono state recentemente chiuse tutte le centrali nucleari.

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