Morte di George Floyd, l'accusa diventa di "omicidio volontario"

 

La rabbia per la morte di George Floyd non si spegne e mentre continuano scontri e arresti per le strade di diversi stati, è arrivato un importante aggiornamento sulla situazione di Derek Chauvin, il poliziotto ripreso mentre teneva un ginocchio sul collo dell'uomo afroamericano deceduto poco dopo.

È stata infatti ufficializzata la decisione di Keith Ellison, attorney general del Minnesota, di aggravare l'accusa per l'agente che è passata da omicidio di terzo grado a omicidio di secondo grado (cioè da colposo a volontario), con la possibile pena che potrebbe arrivare fino a 40 anni di prigione.

In più è stato ordinato l'arresto per gli altri tre poliziotti  (Tou Thao, Alexander Kueng e Thomas Lane) che nell'ormai tristemente famoso video vengono mostrati mentre partecipano all'arresto di Floyd senza bloccarne i metodi troppo brutali, con l'accusa di complicità. Due provvedimenti estremamente significativi che vengono incontro alle richieste dei manifestanti, che da tempo chiedevano che gli agenti coinvolti subissero conseguenze, e soprattutto la famiglia di George Floyd che ha commentato l'accaduto definendolo "Un importante passo verso la giustizia".

È troppo presto per sapere se le decisioni dell'attorney general riusciranno a calmare le acque, visto che le proteste sono state accese dalla morte dell'46enne è stato solamente l'ultimo di una lunga serie di episodi di "police brutality" che la comunità afroamericana denuncia da decenni negli USA.

Parallelamente, Donald Trump fa un passo indietro sulle durissime misure che aveva annunciato solo due giorni fa per bloccare i manifestanti: "Forse non ci sarà bisogno di mandare l'esercito in strada" - ha detto il presidente degli Stati Uniti in un'intervista col suo ex portavoce, Sean Spicer su Newsmax - "Dipende cosa succederà ma forse non sarà necessario, abbiamo la possibilità di farlo e la Guardia Nazionale è un'arma molto forte".

Tutto poche ore dopo le dichiarazioni di Mark Esper, il capo del Pentagono, che ha detto pubblicamente di non concordare con l'eventuale utilizzo delle forze armate grazie all'Insurrection Act per bloccare le proteste: "L'esercito dovrebbe rappresentare l'ultima opzione possibile per risolvere certe situazioni, penso non ce ne sia bisogno: io voglio che l'esercito resti fuori dal discorso politico".
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