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Covid-19: il turismo affonda senza che il Governo agisca

- di: Diego Minuti
 
Covid-19: il turismo affonda senza che il Governo agisca
Niente da fare, il turismo non riparte e tutto questo mentre dalle parti di palazzo Chigi si annunciano misure che dovrebbero potere etichettare il futuro del Paese come un nuovo “Rinascimento”, forse dello spirito perché, per quello delle casse, chissà quanto ancora occorrerà aspettare.
La principale industria del Paese (seconda solo, forse, a quella della corruzione) non riesce nemmeno a tentare di risollevarsi dalla crisi profonda in cui è precipitata per effetto del Covid-19 e dal combinato composto tra conseguenze sanitarie e miopia politica.

E il risultato è che il turismo vede davanti a sé un orizzonte nerissimo, senza prospettive, ma soprattutto senza che si abbia la percezione di venire considerato dal governo per quello che è stato almeno sino a febbraio, un immenso collettore di denaro che, a pioggia, ha portato benefici ad un settore che spazia dalle strutture ricettive, alle agenzie di viaggio (ma anche quelle che garantiscono servizi ai turisti), alla ristorazione, ai trasporti e ci fermiamo qui per motivi di spazio.

Ma, ad onore del vero e per rispetto del nostro Governo, non è che la situazione del turismo in altri Paesi che hanno questa stessa forte vocazione sia migliore. Solo che, a differenza di quanto si sta facendo in Spagna e Francia (i nostri concorrenti più forti), in Italia al turismo sono arrivate piccoli aiuti, certo non in grado di attutire il dramma di un mercato chiuso l'improvviso e senza che siano state approntate misure per il dopo Covid. Un virus che, senza colpe per nessuno, ha trovato il Paese totalmente impreparato.

Questa crisi ha lasciato sul terreno centinaia di migliaia di posti di lavoro, molti dei quali sono quasi misconosciuti perché di essi si parla pochissimo. Basti pensare alle guide turistiche che, da mesi, sono ferme e trattandosi di lavoratori indipendenti, spesso in regime di partita Iva, si può capire cosa questo ha comportato in termini economici. Qualcuno ha pensato, ma è solo un esempio, a questi professionisti che arrivano a fare il loro mestiere dopo anni di studio (molti di loro sono laureati) ? Qualcuno si chiede come sbarchino il lunario gli autisti di bus turistici pagati a corsa? È una sottovalutazione del problema che ci porta lontano, ma che non può essere negata per convenzione, per non disturbare il guidatore impegnato in ben più importanti faccende.

Dall'altro versante delle Alpi, la Francia deve fare i conti anch'essa con la crisi che, ma è solo un esempio, a Parigi sta avendo effetti che si pagheranno per anni. Perché, ad oggi, estate 2020, i tredici milioni di turisti che lo scorso anno sciamavano per le strade della Ville lumière oggi sono un ricordo e la speranza che ne arrivino anche solo un quarto è un puro miraggio.

Situazione eguale, ma capacità di reagire diversa tra Parigi e Roma. Mentre da noi il nodo del discutere è se abbassare l'Iva di un 1 per cento (l'1 per cento risparmiato risolverà enormi problemi alle famiglie italiane...), la Francia ha scelto la strada delle misure più concrete. Uno degli ultimi atti dell'ex primo ministro, Eduard Philippe, è stato quello di garantire il pagamento del 100 per 100 della cassa integrazione temporanea alle imprese che operano nel settore del turismo. Forse una goccia nel mare dei problemi, ma che qualcosa ha fatto risparmiare alle imprese, sempre più davanti al triplice dilemma se cercare di resistere alla crisi, se licenziare quanti più dipendenti possibile pur di sopravvivere o abbassare definitivamente le saracinesche.

Ma, a differenza dell'Italia, mentre i viali della Disneyland francese sono desolatamente vuoti, come i corridoi del Louvre o i caffè del centro, a Parigi si sta lavorando alla ripresa. Che poi ci si riesca è un altro discorso, ma negli operatori turistici francesi, travolti dallo sconforto, resta accesa la fiammella della speranza.
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