USA, Trump sente odore di sconfitta e vuole rinviare le presidenziali
- di: Diego Minuti
Solo chi non lo conosce (o lo ha studiato, come un organismo su un vetrino, di cui cercare di carpire i segreti della sua genesi e della sua evoluzione) si sarà sorpreso per il tweet sparato nel cuore della notte da Donald Trump in cui si chiede, in modo assolutamente retorico, se non sia il caso di rinviare le presidenziali di novembre.
Il perché di questa decisione, che non avrebbe precedenti nella storia degli Stati Uniti, l'ha spiegato dicendo che, dovendosi svolgere, anche a causa della pandemia, la maggior parte delle operazioni di voto per corrispondenza, si alzerebbe il rischio di brogli.
Quindi, si è chiesto, peraltro rispondendosi da solo: ''Con il voto via posta le elezioni 2020 sarebbero le più inaccurate e fraudolente della storia. Sarebbe un grande imbarazzo per gli Usa. Ritardare il giorno delle elezioni fino a quando la gente potrà votare in modo appropriato e sicuro?''. Gettare ombra, oggi, su un voto per corrispondenza sa tanto di provocazione, anche perché a detta degli esperti il pericolo di brogli è bassissimo. In ogni caso questo timore che Trump ha espresso sembra il modo per precostituirsi un alibi da tirare fuori magari quando lo spoglio dei voti per corrispondenza lo dovesse vedere soccombere nella corsa a succedere a sé stesso.
In effetti solo un fanatico repubblicano, di quelli con l'adesivo della bandiera della Confederazione incollata al parafango, con la radio che spara musica country al altissimo volume e, nel baule, un mitra da esibire quando possibile, potrebbe credere al disinteresse del presidente.
E non per uno, ma per una serie di motivi. Il primo, di carattere parlamentare, perché la data delle elezioni presidenziali sono state fissate per legge da John Tyler, decimo presidente americano, in carica dal 1841 al 1845.
Si devono necessariamente svolgere il primo martedì di novembre, scadenza che non ha mai subito rinvii o anticipazioni nemmeno quando gli Stati Uniti erano in guerra. Uno slittamento delle elezioni a data di destinarsi (vai a capire quando l'emergenza da Covid-19 sarà dichiarata ufficialmente finita) deve essere approvata dai due rami del Congresso e appare improbabile, a dire poco, che la Camera, saldamente in mano alla maggioranza democratica, consenta a Trump di vedere accolta la sua proposta. Negli Stati Uniti, poi, le scadenze ufficiali sono una cosa seria.Quindi, anche se dovesse passare la proposta di Trump di fare slittare le elezioni, lui il 15 gennaio, se non riconfermato, dovrà lasciare la Casa Bianca.
Ma andiamo avanti. Pensare di rinviare le elezioni nel giorno in cui viene ufficializzato che, rispetto allo scorso anno, il Prodotto interno lordo degli Stati Uniti è arretrato del 32,9 per cento (di fatto rendendo il cammino di Trump verso la riconferma quanto meno leggermente complicato, lui che si è sempre intestato i successi dell'economia statunitense) , appare intempestivo o chiaramente strumentale. Numeri che riportano agli anni immediatamente successivi alla fine della Seconda guerra mondiale. Forse, si è detto Trump, una ripresa dell'economia potrebbe arrivare, ma non certo entro novembre.
Quindi, meglio pensare ad un'altra data.
Un ragionamento così sfacciatamente utilitaristico da rasentare la provocazione.
E poi qualcuno pensa, malevolmente, che il presidente possa essere stato condizionato dal fatto che tutti i sondaggi - anche dei media dichiaratamente al suo fianco - lo danno molto indietro rispetto a Joe Biden?
Trump, con il solito garbo e rispetto degli avversari ha soprannominato il candidato democratico 'Joe il sonnacchioso'. Ma forse Biden tanto sonnacchioso non deve essere se è vero che la sua campagna elettorale, condotta con moderazione e toni pacati, anche se con contenuti forti, gli sta conquistando molte simpatie, e non necessariamente tra i soli democratici.