Abbattuta in Martinica la statua della prima moglie di Napoleone

- di: Jean Aroche
 
Il vento del revisionismo storico (chiamiamolo in questo modo dal momento che ancora non è stata coniata una definizione che riesca ad essere sintetica, ma anche esaustiva, dei movimenti che, in più Paesi, stanno abbattendo le statue di coloro che vengono considerati responsabili di atti di schiavismo o colonialismo) si è scatenato anche sulla Martinica, territorio francese d'Oltreoceano.
A Fort-de-France, che ne è la capitale, un gruppo di attivisti ha preso d'assalto, abbattendole con l'utilizzo di bastoni e funi, la statua di Joséphine de Beauharnais.

Il monumento in ricordo della prima moglie di Napoleone, che era nativa della Martinica, era collocata a Place de la Savane e già trent'anni fa era stata danneggiata da manifestanti che contestavano, così come lo fanno quelli di oggi, il colonialismo francese. Giuseppina de Beauharnais fu la prima moglie di Napoleone (con cui fu sposata dal 1796 al 1809 ) e quindi imperatrice dei francesi dal 1805 fino al momento del divorzio.
Nota per la sua avvenenza (la 'bella creola' era il soprannome con cui era stata etichettata negli ambienti aristocratici di Parigi) oggi, da parte dei 'revisionisti', viene ritenuta essa stessa, nonostante la sua origine meticcia, un simbolo della colonizzazione.

A pochi metri da quella dell'ex imperatrice c'era la statua di Pierre Belain d'Esnambuc, considerato colui che, nel 1635, cominciò il processo di colonizzazione dell'isola caraibica. La statua fu eretta nel 1935, nell'ambito delle celebrazioni per il trecentesimo anniversario dell'inizio della colonizzazione.
La rimozione della statua del controverso - per i martinicani - personaggio storico era stata già decisa e la ratifica dell'atto relativo al suo spostamento in un altro sito era all'ordine del giorno del consiglio comunale, in programma il 27 luglio. Ma i manifestanti non hanno voluto aspettare abbattendo la statua.

Per evitare una deriva violenta della protesta, il prefetto della Martinica, Stanislas Cazelles, aveva chiesto alla polizia di non intervenire. Ma, dopo l'abbattimento delle due statue, in un comunicato, ha parlato di una ''azione inammissibile di una minoranza violenta''. Il 22 maggio scorso stessa sorte era toccata a due statue erette in Martinica in ricordo di Victor Schoelcher, nonostante il fatto che si deve a lui, nel 1848, l'abolizione della schiavitù nell'isola. Ma il suo essere ''bianco'' e francese non ha salvato le sue due statue dalla distruzione.
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