FOTO: Frederic Leighton, Ragazze greche che raccolgono ciottoli in riva al mare, 1871, Olio su tela, Colección Pérez Simón, Mexico
Per loro era tutta colpa di Raffaello, accusato di aver "inquinato l'arte esaltando l'idealizzazione della natura” sacrificando la realtà in nome della bellezza.
Per questo i Preraffaelliti ambirono a recuperare la purezza antiaccademica della pittura esistita prima dell’Urbinate. Questo movimento artistico, nato nell’Inghilterra vittoriana di metà Ottocento a opera di alcuni pittori ribelli come William Holman Hunt, John Everett Millais e Dante Gabriel Rossetti, fu animato dall’obiettivo di rinnovare la pittura inglese, considerata in declino a causa delle norme eccessivamente formali e severe imposte dalla Royal Academy.
Agguerritissimi nel volere abolire i modelli vigenti dell'arte vittoriana dell'epoca, ma soprattutto nel voler riportare in vita i costumi di un passato immaginario e nostalgico, questi maestri cercarono di unificare i concetti di vita, arte, bellezza.
Una mostra, intitolata Preraffaelliti. Rinascimento moderno, ideata e realizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmio di Forlì grazie alla main partnership di Intesa Sanpaolo, diretta da
Gianfranco Brunelli e a cura di Elizabeth Prettejohn, Peter Trippi, Francesco Parisi e Cristina Acidini, con Tim Barringer, Stephen Calloway, Charlotte Gere, Véronique Gerard Powell e
Paola Refice, racconta l’influenza dell’arte italiana, dal Medioevo al Rinascimento,
sul movimento artistico che rivoluzionò l’Inghilterra vittoriana influenzando la stagione europea del Simbolismo.
Fino al 30 giugno, a Forlì, i Musei di San Domenico ospitano oltre 300 capolavori, tra sculture, dipinti, stampe, disegni, fotografie, mobili, gioielli, ceramiche, opere in vetro e metallo, tessuti, libri illustrati. Grazie a generosi prestiti dai musei europei e americani, per la prima volta gli antichi maestri italiani affiancano le opere britanniche, ma anche i lavori di quegli artisti italiani di fine Ottocento che si ispirarono ai precursori britannici.
Il percorso, curato nel suo allestimento dallo studio Lucchi & Biserni di Forlì, coinvolge l’interno della Chiesa di San Giacomo e le grandi sale che furono la biblioteca del Convento di San Domenico.
“La formula che abbiamo adottato in questi anni - spiega Gianfranco Brunelli, direttore Grandi Mostre al Museo Civico San Domenico di Forlì - è quella di un grande racconto. Raccontiamo una storia centrale nella vicenda dell’arte, come quella dei Preraffaelliti, un gruppo di giovani che alla Royal Academy si ribellano alle convenzioni formali dell’epoca e cercano nel passato dell’arte italiana un modello etico di purezza legato alla natura, ai colori vivi, evidenziando la necessità di reinterpretare il presente guardando il passato per loro migliore”.
Tra il 1840 e il 1920 infatti l’arte storica italiana, dal Medioevo al Rinascimento, ha un forte impatto sulla cultura visiva britannica, specie sui Preraffaelliti. Se la data di inizio del movimento può essere fissata con certezza al 1848, la conclusione è difficile da individuare perché sfuma nel Decadentismo e nel Simbolismo. Più che un ritorno reazionario agli stili del passato, questo movimento rappresentò un progetto visionario capace di rendere le opere che ne scaturirono un qualcosa di decisamente moderno, ma anche di restituire forza e presenza alla tradizione italiana.
“Il lavoro fatto con la Fondazione di Forlì e con i Musei di San Domenico in questi anni - commenta Michele Coppola, executive director Arte Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo e Direttore Gallerie d’Italia - ha consentito di studiare, di indagare temi in modo originale e di realizzare mostre temporanee di grandissimo livello e con prestiti eccezionali”.
Come si evince dalla mostra articolata in sezioni che hanno come filo conduttore il concetto di re-invenzione nelle sue varie declinazioni, i Preraffaelliti attinsero a un’ampia gamma di influenze ed elementi storici, ispirandosi, in momenti diversi, ora all’arte e all’architettura gotica veneziana, ora a Cimabue, a Giotto, oltre che ai maestri del Rinascimento come Botticelli e Michelangelo, per volgersi infine con altrettanto entusiasmo all’arte veneziana del XVI secolo di Veronese e Tiziano.
“Intesa Sanpaolo - spiega Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa Sanpaolo - sostiene con convinzione le mostre che ogni anno vengono presentate al San Domenico perché ogni volta c’è un’idea che permette di affrontare un movimento, italiano e straniero, in una prospettiva nuova e questo grazie alla capacità progettuale del professor Brunelli. L’alleanza con il San Domenico di Forlì è un’idea da perseguire e da rinnovare ogni anno”.
La mostra Preraffaelliti. Rinascimento moderno si può visitare da lunedì a venerdì dalle 9.30 alle 19; sabato, domenica e giorni festivi dalle 9.30 alle 20. La biglietteria chiude un’ora prima.